Settant’anni fa la goleada del Milan al Comunale contro i bianconeri. Il Gre-No-Li grande protagonista. Parola espulso, e a Torino gli abitanti possono vedere la partita in tv
di Stefano Ravaglia
Fu la prima partita tramessa in diretta televisiva. E fa ridere a dirlo oggi. Era il 5 febbraio 1950 e in un Comunale strapieno e desideroso di football dopo le ferite ancora fresche della guerra, andava in scena Juventus-Milan, già grande classica italiana.
Ma la ferita più grande a Torino, in quel tempo, era l’incidente del Grande Torino, perito a Superga pochi mesi prima. E proprio nel settembre di quel 1949, in via sperimentale, erano cominciate le prime trasmissioni, ma il debutto ufficiale avverrà soltanto il 3 gennaio 1954 con la “Domenica Sportiva” come prima trasmissione del primo canale Rai. Nello stesso anno verranno anche trasmessi i Mondiali in Svezia.
In quell’inverno di settant’anni fa, sia rossoneri che bianconeri vivono però una lunga astinenza da vittorie: alla Juventus lo scudetto manca dalla cinquina 1930-35, al Milan addirittura dalla notte dei tempi, ossia dal 1907 quando nel club scorrazzava ancora il fondatore di Nottingham, Herbert Kilpin. A Milano però, nel frattempo, sono sbarcati gli svedesi che insieme agli olandesi e ai brasiliani di tanti decenni dopo, costituiranno una “hall of fame niente male”. Gren, il professore, Nordhal, il pompiere, Liedholm, il barone, ovvero potenza, classe e fantasia al potere.
Si scatenano tutti in quel pomeriggio torinese, dove gli abitanti della città sono gli unici spettatori televisivi dell’evento, a dire il vero, perché i ripetitori erano stati installati solo a Torino. La Juventus, che in campo schiera la bandiera Boniperti, il Piccinini padre del telecronista Sandro e il famoso Carlo Parola che diede la copertina all’album dei calciatori con una sua proverbiale rovesciata, passa in vantaggio con Hansen, poi arriva la valanga milanista: tripletta di Nordhal, reti di Gren e Liedholm e a chiudere Burini e Candiani per il definitivo 7-1.
Il pionieristico telecronista è Carlo Bacarelli, scomparso nel 2010:
“C’era il problema tecnico di prolungare i cavi – raccontò Bacarelli – facemmo due esperimenti: la sfilata di Carnevale in piazza Madama con le telecamere montate in alto sulle scale dei pompieri in modo da inquadrare via Po; la ripresa di Juventus-Milan, partita che si giocò in un pomeriggio di nebbia: vedevo figure vaghe, allora commentai guardando il monitor e mi accorsi che l’occhio elettronico è più sensibile di quello umano“.
Parola finisce espulso dall’arbitro Galeati: non riusciva più a contenere Nordhal, e gli sferrò un calcione.
“Milan diavolissimo” titola Il Calcio Illustrato quella settimana. La domenica successiva, il 12 febbraio, i rossoneri concedono addirittura la replica: altro 7-1 alla Pro Patria, a San Siro, con gli svedesi ancora protagonisti. Al termine di quel campionato il Milan avrà messo insieme la bellezza di 118 reti.
“Milan diavolissimo” titola il “Calcio Illustrato” quella settimana: ma a interrompere il digiuno da tricolore saranno i bianconeri, che vinceranno il loro sesto scudetto.