Gareggiare nel mese di gennaio non era un evento raro nella Formula 1 del passato. A partire dal 1973, per tutto il decennio è stata la cosiddetta ‘temporada sudamericana’ ad inaugurare il campionato del mondo con i GP d’ Argentina e del Brasile, eccezion fatta nel 1976 quando a Buenos Aires non si è corso per via della situazione politica interna del paese, prodromo del colpo di stato del 24 marzo.
L’edizione 1977 ha una genesi complicata sia per il caos totale a livello organizzativo in seguito ai mancati accordi tra le parti in causa, sia per il rischio incombente di attentati. Militari e poliziotti presidiano il Parco Almirante Brown, sede del circuito e i piloti girano scortati: non sono tollerate figuracce in mondovisione, anche alla luce dei Mondiali di calcio in programma l’anno successivo.
Si comincia a girare giovedì 6 per le prove libere, poi al venerdì e al sabato sono in programma le prove cronometrate. In realtà, causa il caldo, si decide tutto il primo giorno.
Il campione del mondo in carica James Hunt sigla il miglior tempo davanti a Watson su Brabham-Alfa Romeo che di fatto è al suo vero primo approccio con la vettura. Terzo è Patrick Depailler con l’iconica Tyrrell P34 a 6 ruote, quarto Lauda, mentre l’idolo di casa Reutemann sulla seconda Ferrari è solo settimo.
Due note statistiche made in Italy: per la casa del Biscione la prima fila mancava dal GP di Spagna del 1951 mentre sulle vetture di Maranello fa capolino la scritta Fiat.
Quando domenica 9 gennaio parte la gara, Watson soffia il comando ad Hunt e avvantaggiato – immolato sarebbe il termine corretto – dalle gomme morbide conduce per i primi dieci giri prima di vedersi sfilato dalla McLaren numero 1. Anche Lauda ha avuto un ottimo spunto ed è subito terzo, ma l’illusione è brevissima perché inizia ad avvertire vibrazioni sempre più fastidiose al motore che lo obbligano a rallentare.
Scivolato fino in sesta posizione, al giro 24 Niki si ferma evitando la rottura definitiva del 12 cilindri Ferrari.
Davanti Hunt spinge arrivando ad accumulare circa 15 secondi di vantaggio, poi al giro 30 esce inspiegabilmente di pista. Un errore o, forse, lo sgonfiamento di una gomma.
Watson si ritrova nuovamente primo davanti al compagno di scuderia Carlos Pace che al 35°giro lo supera: si sta materializzando una doppietta Brabham-Alfa Romeo per la gioia di Ecclestone e dell’influenzato ing. Chiti.
Appena 7 giri dopo il cambio costringe al ritiro il nordirlandese, protagonista in ogni modo di un week end monstre.
Il valzer dei ritiri consente a Jody Scheckter sulla debuttante Wolf WR-1 di risalire dal decimo posto di partenza ad un’inattesa piazza d’onore. Non basta, perché negli ultimi giri Pace passando davanti ai box inizia a fare strani gesti come ad indicare un problema alla posteriore destra: in realtà è vittima di un crollo fisico e alla tornata numero 47 deve lasciare passare il rivale sudafricano.
Lo stesso fa Andretti al penultimo giro prima che una gomma gli esploda. Vince Scheckter davanti a Pace che non ha nemmeno la forza di salire sul podio.
Una beffa nella beffa essendo l’ultimo della sua carriera: morirà infatti un paio di mesi dopo in un incidente aereo. Terzo è Reutemann, al termine di una rimonta che manda in delirio il pubblico argentino: Lole ha dovuto rimediare sia ad una leggera uscita di pista causata dal pressoché debuttante Alex Ribeiro (reo di aver ‘agganciato’ anche Andretti) sia ad una gomma dechappata che lo ha costretto ai box.
Festeggiano anche Fittipaldi – che regala alla sua Copersucar il miglior risultato fino a quel momento, quarto – e Regazzoni, sesto sulla modesta Ensign nonostante il tempo perso per una sosta non prevista. Tutti gli altri si sono ritirati, ad ulteriore riprova di una corsa massacrante.
I brividi non sono finiti: a fine gara la palazzina dei giornalisti viene evacuata in seguito al ritrovamento di un ordigno sul tetto che per fortuna si rivela essere ‘soltanto’ una bomba carta.
La Wolf ha vinto all’esordio, di fatto replicando l’impresa della Mercedes al GP di Francia 1954. La statistica invece contemplerebbe anche l’Alfa Romeo al GP di Silverstone 1950 – ma si trattava della prima gara in assoluto della storia della F1 e quindi i partecipanti erano tutti debuttanti – e la Kurtis Kraft alla 500 Miglia di Indianapolis dello stesso anno, valida per l’iride seppur disputata solo da scuderie americane.
Merito del magnate austro-canadese Walter Wolf che, dopo aver impiegato delle Hesketh (ribattezzate Wolf-Williams) nel campionato ’76, aveva deciso appena sei mesi prima di presentarsi come costruttore avvalendosi del genio di Harvey Postlethwaite.
Arriveranno altri due successi in stagione (Monaco e Canada), sempre ad opera di Scheckter, altrettanto veloce sarà tuttavia il declino: a fine 1979 l’avventura della Wolf in Formula 1 appartiene già al passato.
La stagione 1977 è la prima ad essere trasmessa interamente in diretta dalla Rai che in quel momento sta avviando ufficialmente la trasmissione a colori.
Il GP d’Argentina è l’ultimo visto in Italia ancora in bianco e nero, naturalmente con la telecronaca di Mario Poltronieri.