Alex Ferguson, non ancora “Sir” miete i primi successi da allenatore. La Scozia, dopo il Celtic nel 1967 e il Rangers nel ’72, raccoglie la sua terza coppa europea.
di Stefano Ravaglia
Si affaccia sul mare del Nord ed è la padrona del petrolio. La sua posizione ha assunto ancor più fatto strategico con la scoperta di giacimenti in quella porzione di Scozia dove si trova anche il castello di Dunnotar, conteso da William Wallace ed Edoardo I, e poi attaccato anche da Cromwell, che si erge su uno sperone di roccia a cinquanta metri di altezza a nord della città, seguendo la costa.
Tra il diciottesimo e il ventesimo secolo, i suoi edifici sono stati costruiti col granito estratto dalle cave del posto, e allora ecco che Aberdeen, 220 mila abitanti e uno dei porti più importanti d’Europa, si è meritata l’appellativo di “città di granito”. Ma a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta non solo la città era così dura a piegarsi, ma anche la squadra locale.
Fondata nel 1903 dall’unione di tre squadre cittadine già presenti, l’Aberdeen spezza l’egemonia dell’Old Firm in campo nazionale (ancora oggi è l’ultima squadra ad aver vinto la Premiership diversa da Celtic e Rangers, e parliamo del 1985), e si poté permettere di sconfinare anche in Europa. E tutto questo perché, nel 1978, sulla sua panchina era approdato un certo Alex Chapman Ferguson, nulla a che vedere con l’assassino di John Lennon, anche se lui si contrapporrà in futuro al Liverpool divenendo una colonna del Manchester United.
Attaccante piuttosto prolifico, aveva girato la Scozia (St. Johnston, Dunfermline, Rangers, Falkirk), prima di darsi alla panchina. Quattro anni al St. Mirren e nel 1978 l’arrivo ad Aberdeen. Nel 1980 il primo successo in campionato, un punto sul Celtic. Due anni più tardi, il 4-1 al Rangers nella finale di Coppa di Scozia.
Ma è nella stagione 1982.83 che l’Aberdeen compie il capolavoro. Qualificati alla Coppa delle Coppe per effetto della vittoria nel trofeo nazionale, i Dons partono addirittura da un turno preliminare dove divorano gli svizzeri del Sion per 7-0 all’andata e 4-1 al ritorno. Nel turno successivo, niente passeggiate: 1-0 e 0-0 tiratissimi con la Dinamo Tirana. Eliminato negli ottavi il Lech Poznan, nei quarti di finale arriva la corazzata Bayern, che nel 1974, 1975 e ’76 ha infilato tre Coppe dei Campioni di fila.
Guidati in difesa da Alex McLeish, arrivato nello stesso anno del tecnico, e che diventerà una bandiera del club, gli scozzesi schierano Gordon Strachan (campione anche con il Leeds nel 1992 insieme a Cantona) a metà campo, e Mark McGhee in avanti. In Germania, finisce 0-0, mentre a Pittodrie, lo stadio casalingo dell’Aberdeen dal 1899, prende forma un pirotecnico 3-2, ribaltato da McLeish e Hewitt (primo gol di Simpson) a dieci minuti dalla fine.
Ti aspetti una semifinale altrettanto prestigiosa, e invece si gioca contro il Waterschei, una formazione belga che cinque anni più tardi confluirà nel neonato Genk. 5-1 in Scozia, ininfluente la sconfitta per 1-0 fuori casa.
L’11 maggio 1983 allo stadio Ullevi, casa del Goteborg, arriva il temibile Real Madrid di Santillana, guidato in panchina da Sua Maestà Alfredo Di Stefano, che ha appena perso il campionato all’ultima giornata a vantaggio dell’Athletic Bilbao. Gli spagnoli erano usciti battuti anche due anni prima a Parigi nella finalissima di Coppa Campioni contro un’altra britannica, il Liverpool.
Nella scura serata svedese colma di pioggia, agli ordini dell’arbitro italiano Melegari coadiuvato da Barbaresco e Agnolin, l’Aberdeen passa con Black dopo 7 minuti: il giovane sfrutta un errore di Juan José in mischia da calcio d’angolo e scaraventa il pallone in porta. Dopo altri sette pareggia subito Juanito su calcio di rigore: errore di McLish e fallo del portiere Leyton su Santillana, penalty trasformato dal numero 7 delle merengues.
Servono così i tempi supplementari. Quando mancano otto minuti ai calci di rigore, John Hewitt, nel frattempo subentrato proprio a Black, raccoglie un traversone al bacio di McLish e deposita in rete con un tuffo di testa la palla della storia per l’Aberdeen.
A fine anno, arriverà anche la Supercoppa Europea, 2-0 all’Amburgo (dopo lo 0-0 dell’andata) che aveva tolto alla Juventus la Coppa dei Campioni. Per Ferguson, la bacheca inizia a riempirsi, ma dovrà fare molto spazio per nuovi trofei negli anni a venire.
Provateci voi a battere la squadra di granito, forte come quelle case che popolano Aberdeen.