E’ morto nella sua Modena l’ingegnere Mauro Forghieri e con la sua dipartita la Formula Uno ha perso una delle menti più raffinate della storia, un genio paragonabile soltanto a Colin Chapman e Adrian Newey.
Per sintetizzare chi fosse ‘Furia’ basterebbero queste scarne cifre: 4 titoli mondiali piloti (Surtees 1964, Lauda 1975-1977 e Scheckter 1979), 7 mondiali Costruttori (1964, 1975, 1976, 1977, 1979, 1982 e 1983) e 54 Gran Premi vinti. In realtà Forghieri è stato molto di più nella storia del Cavallino Rampante e dell’automobilismo in generale.
Entrato in Ferrari nel 1959 dopo la laurea, viene subito destinato all’area motori, come in precedenza il padre Reclus, sotto la direzione di Carlo Chiti. Quando al termine della controversa stagione 1961 (titolo a Phil Hill e strage di Von Trips a Monza) il Drake decide di licenziare i 12 generali tra cui Tavoni e lo stesso Chiti, contestualmente Forghieri si ritrova al comando del Reparto Tecnico.
La prima vittoria nel Circus gliela regala John Surtees con la Ferrari 156 F1-63 al gp di Germania 1963, il primo titolo tarda appena un anno, sempre con l’inglese, al volante della 158. Quel titolo lo ricordano in tanti ancora oggi perché il figlio del vento è stato l’unico pilota in grado di laurearsi campione del mondo a 2 e 4 ruote.
Il ruolo di Furia non si limita all’aspetto tecnico ma si estende a quello dirigenziale, con ottimi risultati sotto entrambi gli aspetti: negli anni ’70 il progetto 312 regala alla Scuderia del Cavallino rampante altri 3 titoli piloti.
A Forghieri si devono anche due tra le principali innovazioni nella storia della Formula uno: l’introduzione degli alettoni al gp del Belgio 1968 e il cambio automatico nel 1979. Quest’ultima ebbe una gestazione alquanto lunga.
Il sistema che aveva ideato – due pulsanti sul volante – e realizzato con la Bendix infatti, nonostante il peso contenuto e le prestazioni subito soddisfacenti, venne scartato da Gilles Villeneuve e per dieci anni non vide la luce. Quando la Ferrari 640 – la Papera – dotata di cambio semiautomatico debuttò vincendo al gp del Brasile 1989 i meriti furono tutti attribuiti a John Barnard ma il colpo di genio era stato del genio modenese.
Che nel frattempo era uscito prima dal Reparto Corse e poi definitivamente da Maranello lasciando in eredità il prototipo della Ferrari 408 4RM, la prima a trazione integrale.
Una nota a margine sull’Uomo Forghieri.
Coinvolto in qualità di esperto nel processo Senna, a differenza di tanti fu netto fin da subito. E non cambiò mai idea.
Citando il tweet di Damon Hill:
“Ciao Signor Forghieri e grazie”.