Champions, Coppa Uefa e amichevoli (6-0 per la Juventus nel 1996), e l’ultimo trionfo bianconero a Roma ventitré anni fa. Una lunga storia quella tra lancieri e bianconeri, sin da quella sera dove Johnny Rep diede alla Juventus un grande dispiacere
di Stefano Ravaglia
Fu un bianconero ad alzare la coppa. Vestiva la maglia della Juventus e prese il trofeo tra le mani, sollevandolo al cielo. Peccato che il 30 maggio 1973 fu soltanto un’illusione: quel ragazzone dal capello lungo che sollevò la terza Coppa dei Campioni consecutiva dell’Ajax era Johan Crujiff, vestito della maglia avversaria per aver scambiato la sua. L’egemonia dei lancieri aveva raggiunto il suo punto più alto e ancora una volta contro una italiana: come l’anno prima, quando a perdere fu l’Inter, la Juventus di Capello e Bettega cadde in Jugoslavia dinnanzi alla squadra più forte del mondo, all’epoca.
I bianconeri nella stagione 1972-73 hanno già vinto lo scudetto: è il titolo della “fatal Verona”, quando il Milan cade contro i gialloblu vedendo sfumare la stella e la Juventus vince 2-1 a Roma con la rete decisiva di Cuccureddu per uno scudetto quasi insperato. L’Ajax, prima dell’Inter, ha vinto a Wembley nel 1971 contro il Panathinaikos (2-0) e soprattutto ha imposto una straordinaria rivoluzione nel maneggiare il pallone. Dopo Rinus Michels, gli altri due acuti in Europa sono firmati da Kovacs, che mantiene la filosofia del “calcio totale” dove tutti i giocatori sono protagonisti e non meri ”catenacciari” che attendono l’iniziativa avversaria per poi ripartire. E’ la prima grande rivoluzione ”pallonara”, ripresa nel decennio successivo da Arrigo Sacchi che la porta in Italia col suo Milan.
Il cammino delle due squadre
Il cammino dei bianconeri in quella Coppa dei Campioni era iniziato già in salita: il Marsiglia, al primo turno, vince in casa 1-0. Gli uomini di Vycpalek, zio di Zeman scomparso il 5 maggio del 2002, proprio nel giorno di un altro scudetto juventino, ribaltano tutto al ritorno ed è sufficiente il primo tempo per segnare tre reti (doppietta di Bettega e terzo sigillo di Haller) che le consentono di qualificarsi. Nel turno successivo, entrano in scena i campioni d’Europa che si sbarazzano agevolmente del CSKA Sofia, mentre la Juventus soffre ma regola il Magdeburgo con un doppio 1-0: a Torino segna Anastasi, in Germania Cuccureddu. Nei quarti di finale, il cammino diametralmente opposto si ripete: l’Ajax travolge 4-0 il Bayern Monaco in una partita rimasta nell’almanacco della più famosa competizione europea, e la sconfitta al ritorno per 2-1 è ininfluente. I bianconeri invece trovano gli ungheresi dell’Ujipest Dosza: 0-0 a Torino e dramma sportivo al ritorno. In tredici minuti i padroni di casa vanno sul 2-0 con Ferenc Bene e Andras Toth, prima dell’intervallo segna Altafini e a inizio ripresa pareggia Anastasi: 2-2 e passaggio del turno. In semifinale arrivano i sorprendenti inglesi del Derby County di Brian Clough. Al Comunale la Juventus vince 3-1, ma è celebre lo sfogo post-partita del controverso allenatore che vincerà due Coppe dei Campioni con il Nottingham Forest: “Non voglio parlare con nessun bastardo impostore italiano!”, disse rivolto ai giornalisti, irritando per alcune scelte arbitrali che a suo dire avrebbero danneggiato la sua squadra. Doppietta di Altafini e in mezzo il gol di Causio, dopo il momentaneo pareggio ospite, risultato difeso al Baseball Ground nella partita di ritorno, dove il Derby sbaglia anche un rigore.
E l’Ajax? Due vittorie, naturalmente, contro il Real Madrid, 3-1 in Olanda e 2-1 in Spagna. Proprio come in questa edizione, gli olandesi troveranno la Juventus dopo aver eliminato gli spagnoli. Al Marakanà di Belgrado quella sera di fine maggio, la Juventus non è certo favorita, seppur ventimila italiani attraversino l’adriatico per sostenere la squadra. Il centravanti Johnny Rep, 21 anni, non dà scampo ai bianconeri dopo 4 minuti, infilando Zoff di testa. Pur con tutta la buona volontà e qualche occasione che farebbe meritare alla Juventus il pareggio, quella corazzata che aveva aperto una nuova epoca calcistica, restò insuperabile. La Juventus dovrà aspettare dieci anni esatti per tornare in finale, e perdere forse la più clamorosa delle Coppe dei Campioni contro l’Amburgo, ad Atene. Per l’Ajax invece finiva praticamente lì quel ciclo d’oro, con Crujiff che un anno dopo se ne andrà a Barcellona. Nel gennaio del 1974 l’Ajax fa sua anche la Supercoppa Europea travolgendo il Milan per 6-0 e continuando a mietere vittime italiane. Ma c’è un dato che salta all’occhio: nessuno dei primi otto marcatori di quella edizione 1972-73 di Coppa dei Campioni giocava nei lancieri. Tanti gol, ma divisi tra tutti: era proprio un calcio totale.