Per chi legge il suo blog, questo libro non è certo una sorpresa. Anzi, possiamo pure dirci che è il giusto prolungamento su carta di quanto ci racconta in rete il suo autore.
Storia popolare del calcio. Uno sport di esuli, immigrati e lavoratori, (edizioni Ultra sport) di Valerio Moggia, è uno dei libri a tema sportivo più interessanti che vi capiterà di tenere in mano nei prossimi mesi.
Moggia è uno degli autori emergenti a mio avviso più interessanti: capacità scrittoria notevole, conoscenza della lingua italiana sopra la media (e visti alcuni libri -specialmente calcistici- che vengono pubblicati da autori poco attenti a ciò che buttano sul mercato, non è aspetto da sottovalutare), cultura di base elevata e interessi molteplici che si intrecciano spesso con le storie che l’autore ci racconta su Pallonate in faccia, il suo blog.
Fin dalle prime battute, Moggia mette in chiaro ciò che troveremo nel volume: la lotta di classe e le varie forme in cui la stessa è stata declinata nel mondo -o nei mondi- del calcio. Dagli operai inglesi e scozzesi che si batterono per ottenere la professionalità nel calcio ai baschi che misero in piedi la selezione di Euskadi per fare su fondi in giro per l’Europa e per il mondo per la causa repubblicana contro Franco e i suoi falangisti; ma anche, dall’altro lato, la FIFA, l’UEFA e il CIO che predicano la non politicità nel mondo dello sport mentre praticano la politica in ogni loro gesto. In pratica questi enti ci dicono: no alla politica che volete voi, sì alla politica che diciamo noi.
Il libro è un insieme di storie che abbracciano tutto il globo: si va dal cuore dell’Europa al Sudamerica (le due culle del gioco); dal Nord America all’Africa passando per il medio e lontano Oriente.
Molto belli i capitoli sul Portogallo e la sua fortuna calcistica dovuta ai calciatori arrivati dalle ex colonie e quello sul Soccer nordamericano. Una menzione anche per il racconto relativo alla Liberia, che merita una lettura visto l’insieme di eventi -tragici- africani che riesce a trattare in poche pagine.
Ultima menzione per una precisazione dell’autore che mi ha personalmente fatto molto piacere: nell’introduzione chiarisce il perché non si troverà cenno alla questione dell’omofobia, centrale nel discorso critico del calcio dei giorni nostri. Moggia spiega alla perfezione come questo tema non rientri nella lotta di classe, in quanto l’omosessualità, e purtroppo l’omofobia, siano presenti in ogni classe della nostra società e perciò tema da trattare in separata sede.
Libro fortemente consigliato agli amanti di questo sport e del pensiero critico, il fine lettura rende sicuramente più dotti.
Davide Ravan