Angolo libri; Zlatan sarà un fenomeno anche in libreria

Giovedì 25 ottobre è uscito per Feltrinelli il nuovo graphic novel di Paolo Castaldi: Zlatan. Un viaggio dove comincia il mito.

Zlatan Ibrahimovic, attaccante ora in forza ai Los Angeles Galaxy e uno tra i giocatori più forti degli ultimi venti anni, viene raccontato attraverso i disegni e le parole di Paolo Castaldi, fumettista ormai affermato che nel tempo ci ha abituato ad opere di assoluto valore. Dopo averci parlato con le sue tavole di Maradona e di Mike Tyson questa volta Paolo ha deciso di concentrarsi sul fenomeno di Rosengard, quartiere-ghetto di Malmo.

Abbiamo scambiato con lui quattro chiacchiere con l’intento di portarvi a conoscenza di una delle opere legate al mondo del calcio più importanti del 2018.

 -Ibrahimovic è sicuramente uno dei talenti più puri degli ultimi venti anni calcistici. Gli scudetti vinti praticamente ovunque fanno di lui uno dei giocatori più vincenti di tutti i tempi e l’unica macchia, se così si può definire, della sua carriera è il non aver mai vinto una Champions, trofeo che più di altri avrebbe meritato. Da dove nasce la tua passione per Zlatan?

Nasce dopo aver scoperto il suo passato, come sempre mi capita con i personaggi sportivi che mi appassionano maggiormente. Ho un debole per le storie di riscatto sociale. Ho raccontato Maradona, Tyson, tutta gente che è venuta dal basso ed è arrivata sul tetto del mondo grazie alla fame, al sacrificio, al talento.
Mi piacciono i personaggi che si schierano, anche se esposti mediaticamente. E Zlatan lo fa costantemente.
La maggior parte dei calciatori di oggi sono elettrodomestici, come mi capita di dire spesso. Sembrano saper fare bene una cosa sola nella vita: giocare a pallone. Poi sono completamente anonimi. Non esprimono idee politiche, sociali, su tematiche di rilevanza internazionale e nazionale. Capisco che questo tipo di atteggiamento aiuta a proteggere la loro privacy e la loro immagine, ma lo trovo insopportabile.
Ad esempio, ho ammirato molto Marchisio quando si è esposto  pubblicamente, con pacatezza ma in maniera netta, sulla questione dei migranti.
La storia giovanile di Zlatan nel ghetto di Rosengard, a Malmo, racchiude tutti i “perché” di quelle persone che non comprendono il motivo di tanta strafottenza, di tanta ostentazione.
Io trovo il suo atteggiamento davvero divertente. Il calcio è anche show. E Zlatan ha deciso che non voleva fare la comparsa.
Forse perché a Rosengard, le comparse, prendevano calci e insulti.

-Malmo, Ajax, Juventus, Inter, Barcelona, Milan, Psg, Manchester United e ora Los Angeles Galaxy. Tu che lo hai studiato a fondo per il tuo graphic novel ci sapresti dire dove Zlatan è stato più felice e dove ha espresso il miglior calcio?

In realtà, come scrivevo più sopra, nel graphic novel non si racconta della carriera calcistica di Zlatan. Quella è stata raccontata in lungo e in largo, c’è pure una bella biografia a riguardo e mi sembrava inutile fare una “didascalia” di tutto il materiale già pubblicato sui giornali e sui libri.
La sua giovinezza invece è stata sfiorata solo dal film “Diventando Leggenda”, che però tralascia alcune tematiche per me interessanti.
Arrivando al cuore della tua domanda ti posso dire che Zlatan è riuscito a mantenere un rendimento sempre elevato, ad esclusione del periodo di Manchester, dove è stato bloccato da un infortunio serio. Se proprio devo scegliere direi che al PSG ha fatto davvero la differenza, superando per due stagioni (su quattro) la quota di 30 gol.

-Concentriamoci un attimo sul titolo: Zlatan. Un viaggio dove comincia il mito. Ci dici chiaro fin da subito che questo tuo lavoro è un viaggio. Ma hai realmente viaggiato mettendoti sulle “tracce del mito” o ti sei rifatto ad articoli di giornale, interviste, video e quant’altro riguarda Ibra?

L’idea era quella di realizzare un reportage, quindi in accordo con Feltrinelli, sono andato davvero a Rosengard, in Svezia, per documentarmi e per scrivere la sceneggiatura.
Sono stato lì per una settimana. Ho intervistato persone, ho raccolto testimonianze e scattato foto che poi mi sarebbero servite per realizzare i disegni. Di giorno mi occupavo della raccolta materiali. La sera lavoravo nella mia stanzetta di 9 metri quadri, a scrivere e a buttare giù qualche sketch. Alcuni di questi sketch “svedesi” si potranno trovare anche all’interno del volume.
Ovviamente ho anche consultato libri, articoli di giornale, interviste, video e tutto il materiale che sono riuscito a trovare in rete.


-Non è il tuo primo lavoro dedicato ad un calciatore, giá qualche anno fa uscì Diego Armando Maradona per Becco Giallo. Quale dei due personaggi è stato più difficile traslare sulle tavole?

Sono passati sei anni dall’uscita del libro su Maradona, non saprei. Forse proprio quello, perché ero più inesperto, alla mia seconda prova autoriale. Su Ibrahimovic inoltre si trovano molti più riferimenti visivi, che sono essenziali per ogni disegnatore di fumetto.
Altro aspetto tecnico importante, a livello di disegno: Zlatan ha elementi fisici molto caratterizzanti, a partire dal naso, così accentuato. E’ stato senz’altro più semplice da stilizzare mantenendo comunque la sua riconoscibilità.

-Si parla di un ritorno di Ibra al Malmo: come la vedresti questa mossa?

Fatico a crederlo. Si sente ancora troppo “top player” (e i numeri dicono che ancora lo è) per accettare un contratto dal Malmo FF. Forse tra un paio di anni, quando ne avrà quaranta. Col suo fisico e la sua forza fisica potrebbe fare la differenza in quel campionato anche tra due o tre stagioni.
Me lo vedo più in un club da champions o che lotta per qualificarsi, anche se non di primissima fascia.
Tipo il Milan, o il Napoli, per intenderci.
Certo, tornare al Malmo sarebbe una scelta di cuore davvero romantica. Per i tifosi sarebbe un sogno.

-Ultima domanda: fumetto e calcio sono due parole che ci riportano (anche) ai bambini e ai ragazzi più giovani. Pensi che, per l’appunto, un fumetto sul calcio come il tuo possa far avvicinare i più giovani alla lettura?

Con Maradona era successo. Lo avevamo presentato nelle scuole persino.
Bisogna dire che i ragazzi che decidono di leggere, che siano fumetti o romanzi, lo fanno indipendentemente dall’argomento, secondo me. E’ una questione di attitudine e di educazione culturale.
E’ innegabile che una graphic novel richiede un tempo di lettura breve, anche sotto l’ora, e ha dalla sua parte il fascino magnetico del disegno. Questo gioca a favore.

 

Di Davide Ravan

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