Un doppio precedente nella neonata Champions League, un quarto di secolo fa. Con un attaccante liberiano sugli scudi…
“Petroldollari”, acquisti prestigiosi, una città nobile ma che calcisticamente ancora non aveva raggiunto queste vette. Non sarà il 30 maggio a Istanbul ma il 23 agosto a Lisbona il giorno designato in cui il PSG si giocherà la sua prima, storica finale di Champions League. Una data che non sarebbe mai stata immaginata da nessuno.
Proprio mentre nel suo paese, la Francia, inizierà il nuovo campionato, con il vecchio mai ripreso per l’emergenza Covid-19. I transalpini, insieme al Belgio, furono i primi paesi a decidere di non riprendere il torneo nazionale, cosa che suscitò, a distanza di qualche settimana, qualche polemica sui giornali d’oltralpe.
EUROPA, SCONOSCIUTA O QUASI
E invece, forse, con i parigini in finale e il Lione eliminato dal Bayern Monaco in semifinale, hanno avuto ragione loro. Taniche di benzina conservata per l’occasione europea, che alla squadra che fu di Weah e Leonardo, poche volte è capitata sul cammino. Ed ecco che tutto è stato puntato su quella Champions League che la proprietà qatariota aveva indicato come obbiettivo entro cinque anni dall’inizio della sua gestione.
Unica eccezione internazionale a un più regolare dominio in patria? Nel 1996, in coppa delle Coppe: a Bruxelles, nel vecchio e “doloroso” stadio Heysel, il PSG vinse 1-0 con il Rapid Vienna portandosi a casa quello che ancora oggi è il primo e unico trofeo europeo del club; l’anno successivo, a Rotterdam, il bis fu vanificato da un rigore di Ronaldo, quell’altro, il Fenomeno, che diede partita e coppa al suo Barcellona.
Abbiamo citato Weah, abbiamo citato il Bayern Monaco. Già, perché la finalissima di Coppa dei Campioni del 2020, una manifestazione inevitabilmente già nella storia perché le sue fasi salienti si sono giocate quando solitamente si scende in campo per le ultime amichevoli precampionato, sarà tra francesi e tedeschi. E nella mia testa, sale su un precedente tutt’altro che sugli scudi.
IN CHAMPIONS CON WEAH
Stagione 1994-95: il PSG ha vinto, l’anno precedente, il secondo titolo della sua storia. Il primo fu nel 1986, questo invece porta la firma di un liberiano molto prestante fisicamente che viene dal Monaco e si chiama George Weah. In coppa dei Campioni, quella prima volta, il cammino fu brevissimo: subito eliminato dai modesti cechi del Vitkovice.
Il 14 settembre di quel 1994 dunque, c’è il ritorno nella massima manifestazione europea, nel frattempo divenuta un torneo a gironi prima della eliminazione diretta. Avversario? Nientemeno che il Bayern Monaco campione di Germania.
Era il PSG di Luis Fernandez, che oltre al centravanti nero e futuro milanista, schierava un certo Ginola, bravo ma soprattutto idolo del popolo femminile, e in porta Bernard Lama e il suo improbabile codino. Una squadra frizzante, difficile da affrontare e infatti i tedeschi allenati da Trapattoni, con Kahn tra i pali, Matthaus al centro della difesa e tra gli altri, Ziege e Scholl a metà campo, le prendono subito.
Al Parco dei Principi Weah è l’autentico mattatore: prima si libera di un avversario con un gioco di prestigio e poi calcia fuori, poi, a pochi minuti dall’intervallo segna da opportunista dentro l’area piccola dopo un colpo di testa di un compagno respinto dalla traversa. Nella ripresa, più o meno in una azione simile, sfiora il raddoppio in girata trovando Kahn sulla sua strada, prima che il suo compagno Daniel Bravo, di nome e di fatto, chiuda i conti a sette minuti dalla fine. Ancora su azione d’angolo, il pallone finisce al limite dell’area, dove il numero 7 francese infila un diagonale preciso di sinistro che non lascia scampo a Kahn.
Il PSG è scatenato e non conosce ostacoli. Dopo quel rotondo 2-0 all’esordio, arrivano anche le vittorie venute dal freddo: ossia Mosca e Kiev, doppio 2-1 a Spartak e Dinamo. Gli ucraini vengono battuti anche a Parigi da una rete del solito Weah. Il liberiano è l’autentico trascinatore del club, e torna sulla strada del Bayern il 23 novembre 1994: la sua perla più preziosa di quella collana europea, la confeziona proprio all’Olympiastadion, un impianto che di fuoriclasse ne ha visti parecchi.
I francesi dominano nel primo tempo, sfiorando la rete in più di una occasione, con un Weah che riveste il ruolo anche di assist-man per i compagni. Prima di prendersi la scena nella ripresa: slalom fra tre avversari e botta di destro sotto l’incrocio. Tutta la classe e la potenza del liberiano in un gol emblematico.
Il Paris Saint-Germain vincerà il girone con 12 punti, vincendo cioè tutte le partite, segnando 12 reti e subendone solo 3. Arriverà sino alla semifinale in quella Champions League, dove il semaforo rosso verrà acceso dal Milan di Capello e da un altro giocatore del recente passato che quando era ispirato non lasciava scampo: Dejan Savicevic. Il 23 agosto a Lisbona, invece, la Coppa è lì solo da prendere. Ancora contro il Bayern Monaco.