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Baronio svela tutto: “Gaucci mi vedeva come portatore di sfortuna, fuori squadra per scaramanzia!”

Roberto Baronio racconta per la prima volta il difficile rapporto con Luciano Gaucci ai tempi del Perugia: tra virus debilitanti, panchine forzate e una strana richiesta sulla maglia numero 13. Un racconto inedito che apre scenari incredibili dietro le quinte del calcio.

Roberto Baronio, ex centrocampista di Lazio, Brescia e Perugia, ha rivelato in una recente intervista a Cronache di Spogliatoio uno dei retroscena più incredibili della sua carriera. Il classe 1977 ha raccontato di come, durante la sua esperienza al Perugia, il presidente Luciano Gaucci non lo volesse in campo per pura scaramanzia, arrivando a penalizzare la sua presenza in squadra. Un episodio che, secondo Baronio, ha segnato in modo indelebile il suo percorso calcistico.

L’ARRIVO AL PERUGIA E L’OSTILITÀ DI GAUCCI

Baronio approda al Perugia nel 2002 in prestito dalla Lazio, fortemente voluto dall’allenatore Serse Cosmi. Tuttavia, nonostante la fiducia del tecnico, il rapporto con il presidente Gaucci si dimostra complicato sin da subito. “Gaucci non mi voleva. Io piacevo a Cosmi, ma non al presidente. Dopo un mese e mezzo dal mio arrivo, ho contratto un virus alle vie urinarie che mi ha debilitato, ma Cosmi continuava a schierarmi in campo, anche se non ero al massimo.”

Ma il vero problema era la scaramanzia di Gaucci. Dopo un periodo di assenza dal campo, Baronio viene inserito in una partita cruciale contro la Juventus, entrando all’88’ con il punteggio ancora sullo 0-0. Tre minuti dopo, Mauro Camoranesi segna per i bianconeri e il Perugia perde la partita. È qui che entra in gioco la superstizione.

LA QUESTIONE DEL NUMERO 13: UNA RICHIESTA ASSURDA

Secondo Baronio, la sconfitta contro la Juventus fu attribuita da Gaucci alla scelta del numero di maglia del giocatore, il 13, considerato sfortunato dal presidente. “Dopo quella partita, Gaucci venne nello spogliatoio infuriato e incolpò Cosmi per avermi fatto giocare con quel numero. Era convinto che portassi sfortuna.”

La situazione si fece ancora più surreale quando Gaucci chiese alla Lega di cambiare la numerazione della maglia di Baronio, suggerendo di aggiungere una ‘x’ tra l’1 e il 3, come aveva fatto Iván Zamorano ai tempi dell’Inter. “La Lega lo accettò, ma ormai il mio spazio in squadra era compromesso. Ho giocato pochissimo quella stagione.”

UN RAPPORTO MAI RICUCITO

Nonostante i tentativi di Baronio di parlare con il presidente per chiarire la situazione, Gaucci non concesse mai un colloquio. “Chiesi più volte di incontrarlo, ma non mi ha mai ricevuto. La stagione è andata avanti così, e alla fine ho giocato pochissimo.”

Questa vicenda ha segnato profondamente la carriera di Baronio, che ancora oggi riflette su come gli episodi legati alla scaramanzia di Gaucci abbiano influenzato il suo percorso. “A volte mi chiedo come sarebbe andata se non avessi vissuto quell’esperienza. Forse la mia carriera avrebbe preso una piega diversa.”

SLIDING DOORS E OCCASIONI PERSE: QUANDO IL DESTINO SEGNA UNA CARRIERA

Oltre alla curiosa vicenda con Gaucci, Baronio ha raccontato di altre “sliding doors” della sua carriera, come l’occasione mancata di trasferirsi al Milan. Dopo una grande stagione alla Reggina, Galliani era pronto a portarlo in rossonero, ma l’affare saltò e Baronio tornò alla Lazio. “Chi lo sa cosa sarebbe successo se fossi andato al Milan. Forse la mia carriera sarebbe stata diversa.”

Concludendo la sua intervista, Baronio riflette su come certi episodi possano influenzare profondamente la vita di un calciatore, dimostrando quanto sia importante la fiducia del club e la serenità del rapporto con la società.

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