23 May 2001: Bayern Munich Captain Stefan Effenberg lifts the trophy to the delight of his team mates after the Uefa Champions League Final between Bayern Munich and Valencia played at the San Siro in Milan, Italy. Bayern Munich won the game 5 - 4 on penalties after the game finished 1 - 1 After Extra Time. Mandatory Credit: Alex Livesey /Allsport

Bayern Monaco-Valencia, 2001: undici metri di noia

A San Siro il 23 maggio di diciotto anni fa scendevano in campo tedeschi e spagnoli: il Bayern di Hitzfeld vince in una gara con reti solo dal dischetto

di Stefano Ravaglia

Parlare di Champions League in casa Bayern era come parlare di corda in casa dell’impiccato. Nel 1999 il presidente Uefa Johansson era sceso dal suo palco al Camp Nou di Barcellona per andare a premiare i tedeschi e uscì sul campo con il tabellone che diceva 2-1 per il Manchester United. Nei tre minuti di recupero il Bayern aveva subito la più grande batosta della sua vita sportiva ma due anni dopo, a San Siro, ebbe la grande occasione per rifarsi.

Stagione 2000-01, è Milano a ospitare la finalissima e le milanesi sono entrambe qualificate. L’Inter però deve prima passare dal terzo turno preliminare dove con i modesti svedesi dell’Helsingborg non si pensa abbia vita difficile. E invece, 1-0 in Scandinavia per loro, con Recoba che sbaglia un rigore al ritorno e l’incubo della “retrocessione” in Uefa che diventa realtà con lo 0-0 finale. Il Milan invece, da consumato seduttore, non ha paura dei preliminari: 3-1 e 3-0 alla Dinamo Zagabria e via ai gironi. La Juventus e la Lazio, invece, ammesse in quando prime due classificate, completeranno una campagna italiana per la verità disastrosa.  I bianconeri non superano nemmeno il primo girone, il Milan si arrenderà al secondo, con Deportivo e Galatasaray che avanzano e Zaccheroni che perde la panchina dopo l’1-1 fatale con gli spagnoli; la Lazio brilla nel primo gruppo perdendo solo ad Highbury con l’Arsenal, ma arriva ultima in un girone tosto con Leeds e Real Madrid. E proprio l’Helsingborg finisce nel girone del Bayern Monaco di Ottmar Hitzfeld in panchina, l’ex allenatore del Dortmund passato in Baviera al quale viene consegnato il compito di riportare là quella Coppa che manca dai tempi di Maier, Breitner e Beckenbauer.

I tedeschi vincono entrambi i gironi e ai quarti di finale hanno la possibilità di una succulenta rivincita contro Alex Ferguson: Manchester battuto sia a domicilio che al vecchio Olympiastadion. I senatori Kahn e Scholl, Elber in avanti, l’ex fiorentino Effenberg perno centrale a centrocampo, il futuro juventino Salihamidzic, una squadra coriacea e determinata a vendicare Barcellona. All’Old Trafford l’1-0 arriva a cinque minuti dalla fine grazie a Paulo Sergio, in Germania Elber e Scholl fanno 2-0 nel primo tempo e il gol di Giggs per l’1-2 serve solo per il tabellino.

In semifinale, un’altra corazzata, il Real campione in carica. In Spagna il 1 maggio è ancora Elber il match-winner, e il 9 maggio a Monaco ancora lui a portare avanti i suoi. Figo pareggia dopo dieci minuti ma Jeremis, sulle conseguenze di un abile schema da calcio di punizione, infila l’angolino per il definitivo 2-1 che manda ancora in finale il Bayern.

Chi ritenta ancora l’assalto alla finale è anche il Valencia di Hector Cuper, l’argentino che viene da due finali perse: proprio nel 1999 anche il suo Mallorca era stato battuto dalla Lazio nell’ultima edizione di Coppa delle Coppe e l’anno passato, alla prima finale della sua storia, il Valencia era stato nettamente travolto dal Real Madrid per 3-0, nella prima finalissima disputata tra due squadre della stessa nazione. Il cammino degli spagnoli parte dai preliminari dove hanno agevolmente la meglio sul Tirol Innsbruck e vincono il primo girone, tutt’altro che proibitivo, con Hernveen, Olympiakos e Lione. Lo United di Ferguson fu proprio l’avversario di Cuper nel secondo gruppo, completato da Sturm Graz e Panathinaikos, e i 12 punti, stesso risultato degli inglesi, premiano il Valencia per differenza reti.

Gli spagnoli sono una autentica bestia nera per la terra d’Albione: nei quarti fanno fuori l’Arsenal mentre in semifinale c’è il Leeds. La squadra dello Yorkshire era arrivata in semifinale anche l’anno precedente, in Coppa Uefa, con risvolti tragici: a Istanbul due tifosi inglesi erano morti negli scontri in occasione della partita contro il Galatasaray. Mendieta, che andrà alla Lazio, Farinos e Kily Gonzales, all’Inter, Carew futuro romanista, Angloma ex Torino, e Amedeo Carboni che diverrà quasi un simbolo di quegli anni per il club: c’è tanta Italia negli spagnoli. Al “Mestalla” il ritorno con il Leeds finisce 3-0: apre Juan Sanchez, che raddoppia nella ripresa, prima del gol di Mendieta (fotocopia del 2-0) che arrotonda.

Il 23 maggio 2001 a San Siro scendono in campo due squadre che fanno i conti con le sconfitte del recente passato: soltanto una sarà redenta, per l’altra sarà ancora dramma. Pronti, via e l’olandese Dick Jol, direttore di gara, fischia un rocambolesco rigore agli spagnoli per un presunto fallo di mano di un giocatore del Bayern in una mischia rugbystica nel cuore dell’area. Mendieta calcia di precisione nell’angolo alla destra di Kahn proprio sotto al settore del Valencia, i quali tifosi per l’occasione hanno assegnato gli anelli color verde, casa della tifoseria interista.

La partita è lenta e bloccata, ma vive di un’altra fiammata poco dopo quando anche il Bayern beneficia di un tiro dal dischetto: Effenberg per la verità cerca il contatto su Angloma e va a terra. La massima punizione viene calciata (male) da Scholl, Canizares fa impennare il pallone col piede e niente pareggio. Si arriva così alla ripresa con il Valencia sempre avanti, quando Elber si libera sulla destra e crossa in area. Carsten Jancker, anche lui futuro “italiano” (lo prenderà l’Udinese), va in pressione aerea su Amedeo Carboni che in torsione colpisce la palla con la mano in modo evidente.

Terzo rigore della serata e gli spagnoli protestano vivacemente per la plateale spinta del tedesco. Questa volta calcia Effenberg: portiere da una parte, palla dall’altra e 1-1. Non succede più nulla, nemmeno ai supplementari. In una serata segnata dai tiri dal dischetto, saranno proprio i rigori a stabilire il vincitore.

Ne verranno calciati altri quattordici: per il Bayern sbagliano Paulo Sergio e Andersson, per il Valencia lo sloveno Zahovic e proprio Carboni. Poi segna Thomas Linke per il Bayern e il tiro da non fallire è sui piedi di Pellegrino. Il difensore dalle lunghe leve si fa parere il tiro da Kahn. E la Coppa dei Campioni, partendo da undici metri, prende la rincorsa e fa un salto verso Monaco dopo venticinque anni di attesa.

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