Credit: @MilanActuFR

Boban svela tutto: “Licenziato dal Milan per un’intervista sacrosanta, ma rifarei tutto”

Zvonimir Boban torna a parlare del suo addio da dirigente del Milan e racconta la verità dietro il licenziamento. Tra tensioni interne e divergenze con la proprietà, l’ex rossonero si confessa e spiega il motivo del suo licenziamento, senza rimpianti.

Zvonimir Boban, ex campione rossonero ed ex dirigente del Milan, è tornato a parlare della sua brusca separazione dal club nel 2020, rivelando nuovi dettagli in un’intervista a Radio Deejay. Ospite di Ivan Zazzaroni e Fabio Caressa, Boban ha toccato argomenti delicati come la sua esperienza al Milan e i rapporti con la dirigenza, spiegando perché il suo licenziamento, a suo dire, è stato ingiusto ma inevitabile.

L’INTERVISTA CHE HA SCATENATO IL CAOS: LA VERITÀ DI BOBAN

Il motivo del licenziamento di Boban dal Milan è legato a un’intervista rilasciata a “La Gazzetta dello Sport”, in cui l’ex dirigente aveva apertamente criticato le manovre della proprietà rossonera. “Loro volevano portare Rangnick, e noi non avevamo né l’appoggio né la fiducia necessari”, ha spiegato Boban. La proprietà, secondo Boban, aveva già iniziato i contatti con Rangnick per la stagione successiva, senza confrontarsi con la dirigenza sportiva. “Non riuscimmo a chiarire la nostra posizione e così dovetti farlo pubblicamente”, ha aggiunto, sottolineando che quell’intervista, per lui, era stata “sacrosanta”.

IL RUOLO DI IBRAHIMOVIC E LE MOSSE DI MERCATO DECISIVE

Boban ha ricordato anche alcuni momenti chiave del suo periodo al Milan, come le operazioni di mercato di gennaio 2020, che portarono giocatori importanti come Zlatan Ibrahimovic, Simon Kjaer e Alexis Saelemaekers. “Avevamo corretto il mercato e cambiato allenatore ammettendo un errore in buona fede”, ha dichiarato, riconoscendo il coraggio delle decisioni prese in quel frangente. Tuttavia, nonostante gli sforzi, la tensione con la proprietà era ormai troppo alta.

AMICIZIA CON MALDINI: UNA COLLABORAZIONE CHE RESTA SOLIDA

Boban ha tenuto a chiarire i suoi rapporti con Paolo Maldini, compagno di avventure prima in campo e poi nella dirigenza del Milan. “Io e Paolo siamo amici e credo lo saremo per tutta la vita”, ha affermato, spazzando via le voci di tensioni tra i due. “Tifo ancora per il Milan, amo il club e non ho problemi con nessuno”, ha detto con passione, sottolineando come la sua critica non sia mai stata rivolta alla squadra, ma alla gestione da parte della proprietà.

LA CRITICA AL CALCIO MODERNO: TROPPO TATTICISMO, POCO ROMANTICISMO

Nel corso dell’intervista, Boban ha anche espresso il suo punto di vista sul calcio moderno, lamentando la mancanza di romanticismo e il predominio del tatticismo. “Abbiamo ammazzato il ruolo del 10 e delle mezzali”, ha affermato, ricordando i tempi in cui i centrocampisti creativi come lui avevano più spazio in campo. “Oggi vediamo sempre meno giocatori che dribblano e creano spettacolo”, ha detto con nostalgia.

VALORI PRIMA DELLE POLTRONE

Alla domanda se fosse adatto per i ruoli dirigenziali, Boban ha risposto con grande onestà: “Probabilmente no”. Nonostante la sua esperienza alla FIFA e alla UEFA, ha ammesso che forse il suo carattere non è fatto per certi contesti. “Sono sempre stato seduto sui valori, non sulle poltrone”, ha concluso, ribadendo che, nonostante le difficoltà, è fiero delle scelte fatte e non ha rimpianti.

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