Boca Juniors, elezioni sospese: scontro tra Riquelme e i filo-governativi

Elezioni Boca Juniors, scontro totale tra Riquelme e Ibarra: in palio non c’è solo la presidenza, ma l’anima del club e il futuro della Bombonera

Il Boca Juniors si ritrova nuovamente immerso nel caos. Le attesissime elezioni per la scelta del nuovo presidente, previste per questo weekend, sono state bruscamente rinviate a data da definirsi in seguito all’esposto presentato da uno dei candidati di punta: Andres Ibarra. L’economista e aspirante numero uno ha puntato il dito contro presunte irregolarità nelle nuove iscrizioni alla vita societaria, di fatto bloccando la corsa alla poltrona di comando Xeneize.

Un’accusa pesante, l’ennesimo colpo di scena di una vigilia tormentata, che getta ombre sugli oltre 100 mila soci boquenses pronti a esprimere il proprio voto. La sensazione è che, ancora una volta, la politica voglia mettere lo zampino sulle dinamiche del club, trasformando le elezioni in uno scontro di potere. I tifosi sono stanchi e solo la figura di Juan Roman Riquelme, idolo indiscusso e front-runner della cordata opposta a Ibarra, sembra poter rasserenare gli animi con la sua sola presenza carismatica.

È SCONTRO TOTALE TRA RIQUELME E IBARRA

Il Boca Juniors non è una semplice squadra di calcio, ma molto di più. È storia, cultura, identità. Un marchio riconosciuto in tutto il mondo, ambasciatore di quel quartiere della Boca da cui oltre un secolo fa è nato grazie ad un gruppo di immigrati italiani. Il club xeneize incarna lo spirito multietnico e la passione travolgente di Buenos Aires. Ma è anche un’istituzione autosufficiente, una grande famiglia che condivide gioie e dolori: i tifosi sono a tutti gli effetti i proprietari del Boca, riuniti in una società senza fini di lucro che oggi conta oltre 300 mila membri. Di questi, 100 mila godono dell’ambito diritto di voto per scegliere ogni quattro anni il nuovo presidente con libere elezioni. Un privilegio che cementa il legame viscerale tra i fan e i colori azul y oro.

L’aspirante numero uno Andres Ibarra ha presentato un durissimo esposto puntando il dito contro presunte irregolarità nell’incremento repentino dei nuovi soci con diritto di voto: ben 13 mila negli ultimi mesi, una crescita abnorme rispetto alla media storica. Secondo Ibarra, si tratterebbe di una vera e propria “strategia politica” della dirigenza uscente che, non a caso, si presenta al voto sostenendo la candidatura di Riquelme. Un chiaro tentativo di condizionare l’esito delle elezioni facendo leva sulla popolarità dell’ex fuoriclasse xeneize, tornato al Boca da vicepresidente e idolatrato come pochi altri nella storia del club.

Ibarra ha tuonato contro quella che ritiene a tutti gli effetti una forzatura regolamentare. La sua denuncia è stata accolta dalle autorità competenti: il rinnovo della guida boquense è rimandato a data da destinarsi, in attesa di fare chiarezza. Ma la tensione tra le fazioni resta altissima: il “caso soci” rischia di avvelenare irrimediabilmente il clima elettorale in casa Boca.

MILEI VUOLE PRIVATIZZARLO, MA PER I TIFOSI È PATRIMONIO DA DIFENDERE

Le turbolente elezioni per la presidenza del Boca Juniors sono lo specchio del complicato intreccio tra pallone e politica in Argentina. Un legame viscerale che questa volta assume contorni ancor più complessi, viste le recenti dichiarazioni del neoeletto presidente Javier Milei.

Nel corso della sua discussa campagna elettorale, culminata con la vittoria dello scorso 20 novembre, Milei aveva promesso una rivoluzione copernicana: convertire i club, il Boca in primis, da società senza fini di lucro a vere e proprie SpA aperte all’investimento di capitali privati. Una mossa che, nelle intenzioni del presidente, dovrebbe risollevare economicamente un movimento in crisi.

Ma si tratta di una proposta indigesta per buona parte del popolo xeneize. Il Boca è considerato patrimonio collettivo, bene comune, una grande famiglia che non può essere svenduta agli interessi di terzi. Ed è in questo contesto surriscaldato che vanno in scena le elezioni boquenses: una battaglia sportiva dal sapore politico, tra tensioni interne e l’ingerenza diretta della nuova agenda governativa targata Milei.

MACRI SOGNA LA “NUOVA BOMBONERA”, RIQUELME VUOLE SALVARE IL MITO

Le elezioni Boca Juniors rischiano di trasformarsi nel primo banco di prova del neonato governo argentino targato destra ultraliberista. La candidatura di Andres Ibarra, economista vicino alla nuova agenda politica, può contare su uno sponsor d’eccezione: l’ex presidente Mauricio Macri, artefice della storica era dorata boquense tra il ’96 e il ’07 prima di guidare Buenos Aires dal 2015 al 2019.

Oggi Macri formalmente ricopre il ruolo di vice con Ibarra, ma è evidente come sarà lui il front-runner della cordata. L’ex numero uno xeneize sogna di ripetere i fasti dirigenziali di un ventennio fa, quando da presidente portò in dote al Boca campioni e trionfi. L’obiettivo è chiaro: riportare il club del cuore ai vertici del calcio argentino e risolvere una volta per tutte l’annosa grana legata alla ristrutturazione del leggendario stadio La Bombonera, tempio sacro per intere generazioni di tifosi boquenses.

Il futuro dello storico stadio è tema centrale nei programmi dei due schieramenti in campo. Da una parte Ibarra e Macri, intenzionati a rompere con la tradizione: il progetto è quello di erigere un nuovo modernissimo impianto da 105mila posti in una diversa area di Buenos Aires. Dall’altra Riquelme e la dirigenza uscente: il sogno dell’idolo boquense è quello di ampliare e ammodernare la Bombonera, preservando l’anima del vecchio stadio nonostante le difficoltà logistiche legate alla densa urbanizzazione del quartiere. Un progetto di espansione che finora ha trovato la resistenza dei residenti della zona, le cui abitazioni dovrebbero essere abbattute per far spazio alla costruzione di una nuova tribuna centrale.

L’OMBRA DEL RIVER SI ALLUNGA: MONUMENTAL NUOVO, BOMBONERA VECCHIA

L’ombra lunga del River Plate aleggia sulle tribolate elezioni in casa Boca. I cugini e storici rivali, forti delle due Coppe Libertadores conquistate nell’ultimo settennio, navigano infatti in acque più tranquille e guardano con fiducia al futuro, pronti a riabbracciare a breve uno stadio Monumental completamente riammodernato e ampliato.

Al Boca, al contrario, la sfortunata finale di Libertadores persa lo scorso novembre contro il Fluminense brucia ancora tanto. Un’altra delusione continentale che si somma alle difficoltà extra-calcistiche, con la grana irrisolta del restyling della Bombonera e le nuove elezioni rinviate per il caos soci. La cordata del presidente uscente Jorge Ameal e del vice Riquelme è chiamata ad una pronta inversione di rotta per spegnere i mugugni crescenti.

Recuperare terreno in campo internazionale e dotarsi finalmente di un impianto moderno non è più rimandabile. Altrimenti il divario con gli odiati rivali gallinas rischia di ampliarsi ulteriormente. E questo il popolo xeneize non può proprio digerirlo.

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