Bomber dimenticati: Anthony Yeboah, perla d’Africa

Non vinse nulla ma segnò dovunque: Saarbrucken, Eintracht, Leeds e Amburgo. E non erano mai gol banali: come quello al Liverpool in Premier League

 

di Stefano Ravaglia

 

 

Chissà dov’era la sera del 2 luglio 2010. Certamente davanti alla tv, sul divano, e non osiamo immaginare quanto abbia sobbalzato, dato l’esito finale. Mondiale in Africa, nella sua Africa: il Ghana, la sua patria, gioca i quarti di finale contro l’Uruguay. Muntari porta avanti i suoi, Forlan pareggia e si va ai supplementari. All’ultimo minuto, il numero 120, il Ghana ha in un colpo solo due opportunità: segnare, qualificandosi in semifinale, e spostare l’asticella del percorso di una africana al Mondiale. Sino a quel momento, infatti, i quarti di finale erano ancora il massimo record: Colombia nel 1990 e Senegal nel 2002. E’ accaduto che Suarez ha respinto platealmente un pallone con le due mani sulla linea, alla disperata, perché talvolta è meglio farsi espellere e causare un rigore, piuttosto che lasciar entrare la palla ma restare in 11. La scelta del “Pistolero” si rivela azzeccata: Gyan, ex Modena e Udinese, tira il rigore sulla traversa e si rimane 1-1. I successivi tiri dal dischetto condannano 4-2 il Ghana. Sogno spezzato e Uruguay in semifinale.

Sul divano, a disperarsi, o magari a restare fiero dei suoi ragazzi, ci sarà stato anche lui, Anthony Yeboah. Ai più questo nome non dirà nulla, ma Yeboah ha attraversato gli anni Ottanta e Novanta del pallone a suon di reti. Classe ’66, nato a Kumasi, seconda città del Ghana, tira i primi calci nel 1982 all’Asante Kotoko, una sorta di Juventus del Ghana, vincitrice di 22 “scudetti”. Poi due esperienze subito a suon di reti in una squadra locale e nell’Okwawo United, spicca il salto in Europa andando al Saarbrucken, in Germania. Nella squadra che tenne a battesimo il Milan nella prima partita di Coppa dei Campioni nel 1955, il ghanese segna 26 gol in 65 partite dal 1988 al 1990. L’Eintracht Francoforte gli mette gli occhi addosso e se lo assicura, ma non mancano i problemi: Yeboah è il primo calciatore di colore a vestire la maglia della squadra, e viene regolarmente preso di mira dai tifosi. Risponderà a suon di reti: vince due volte la classifica cannonieri nel 1993 e nel 1994, seppur in coabitazione con due nostalgici nomi quali Ulf Kirsten e Stefan Kuntz. Non contento, diventa pure capitano, con buona pace degli antisemiti.

Nel 1995 arriva il grande salto in Premier League. Da tre anni le squadre inglesi di prima divisione hanno creato una lega e un campionato a parte, ed è appena iniziata la prosperosa storia di un torneo che attrarrà grandi giocatori e racconterà grandi storie negli anni a venire. Yeboah sbarca nello Yorkshire, al Leeds, per circa 3 milioni di sterline. E il 21 agosto se la deve vedere già con la sua squadra preferita: il Liverpool. Tifoso dichiarato dei Reds, dei quali seguiva sempre le sorti, si trova a giocarci contro a poche settimane dal suo arrivo. “Uscii dallo spogliatoio e vidi Rush, John Barnes… e dissi, oggi devo fare qualcosa di più”. E lo fece: un terribile destro al volo dai trenta metri che si insacca dopo aver sbattuto contro la traversa è il gol partita, ed entrerà anche in qualche sigla pre-partita delle coppe europee. “E’ incredibile: sono del Liverpool, ho giocato contro il Liverpool e ho segnato contro il Liverpool”.

Al Leeds Yeboah resterà due anni, realizzando altre pregevoli segnature come quelle al Monaco in coppa Uefa con uno splendido tiro a giro e un gran gol al Wimbledon a Selhurst Park che ricorderà in parte quello al Liverpool. Al primo anno il Leeds arriva cinque punti sopra la zona retrocessione, la stagione successiva, anche per screzi con il nuovo allenatore George Graham (quello dell’Arsenal di “Febbre a 90”) gioca soltanto sei partite e se ne va. Torna in Germania, la terra in cui ha scritto quasi per intero la sua carriera, all’Amburgo. Vi rimarrà fino al 2001 segnando 28 reti. Chiude la carriera nel 2002 all’Al Ittihad. In nazionale battaglierà in tre edizioni della Coppa d’Africa, raggiungendo come miglior risultato la medaglia d’Argento del 1992: in Senegal i calci di rigore furono ancora una volta fatali al Ghana. Nella finale contro la Costa d’Avorio fu una serie infinita: 11-10 per gli ivoriani, ma Yeboah segnò il suo. A lui, bomber dimenticato dai gol non banali, i tiri dagli undici metri non avevano mai fatto paura come ai suoi colleghi quella sera di luglio del 2010.

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