Cadute, risalite e ora un nuovo stadio: a Berlino sono sempre all’Hertha

Due campionati prima che incombesse Hitler. Gli scontri con Juventus e Milan, il ritorno di fiamma a fine anni Novanta. E quel nome nato grazie a un viaggio in nave

 

di Stefano Ravaglia

 

L’Hertha Berlino avrà un nuovo stadio. L’immenso ovale di Berlino, quell’Olympiastadion in cui è stato scolpito il quarto titolo mondiale dell’Italia nel 2006 e delle storiche Olimpiadi sotto la morsa nazista nel 1936, è ormai una cattedrale mezza deserta: 50 mila spettatori di media, tantissimi comunque, ma il 34% della struttura che resta vuota. Ecco che la società fondata nel 1892 realizzerà entro il 2025, anno in cui scadrà la concessione dello stadio nazionale, un nuovo impianto.

Per l’Hertha, fondata in quella fine di diciannovesimo secolo da due coppie di fratelli (Otto e Willi Lorenz, Fritz e Max Linder), sarà il terzo impianto della sua storia. Tra il 1923 e il 1924 fu costruito il “Plumpe”, ossia lo stadio che sorgeva nel quartiere popolare da cui la squadra ha origine, Gesundbrunnen, e dove la squadra ha militato sino alla nascita della Bundesliga, nel 1963. Se visitate oggi quella zona di Berlino, troverete circa 440 appartamenti costruiti quando l’impianto fu abbattuto e quattro statue di calciatori stilizzati in azione. Berlino significa ovviamente muro, divisione, guerra fredda e Germania Ovest contro Germania Est. L’Hertha deve il nome a Fritz Linder, uno dei quattro fondatori, che un giorno aveva viaggiato su una nave a vapore insieme al padre, denominata appunto “Hertha”. Biancoblu sin da subito, la squadra negli anni venti si fonde con il BSC Berlin. Ma ci sono due titoli riconosciuti ai berlinesi: quelli del 1930 e del 1931, dove il campionato cittadino qualifica entrambe le volte la squadra alla finale nazionale che viene vinta. Nel dopoguerra, dopo essere momentaneamente passato alla denominazione “SC Gesundbrunnen” dal 1949 al 1963, disputò ancora una sorta di campionato regionale di Berlino, la Oberliga Berlin, sin quando il sistema calcistico tedesco non fu rinnovato e poterono essere sfidate le squadre dell’Ovest in quella che conosciamo oggi come Bundesliga.

In Europa, i biancoblu sfidarono la Juventus in Coppa delle Fiere nella stagione 1969-70, con esito positivo: 3-1 a Berlino con Gater, Wild e Steffenhagen che ribaltano il vantaggio iniziale di Anastasi. Lo 0-0 a Torino qualificò i tedeschi, che arrivarono sino ai quarti di finale battendo anche l’Inter 1-0, prima che i nerazzurri rimontassero al ritorno vincendo 2-0. Due anni più tardi, anche il Milan sfida i tedeschi: nella nuova denominazione di Coppa Uefa, i rossoneri vincono 4-2 a Milano e perdono 2-1 in Germania qualificandosi.

Nel 1989 cade il muro, e il 27 gennaio 1990 si disputa una partita restata storica nel calcio berlinese. Sono di fronte Hertha Berlino e Union, davanti a oltre 50 mila persone. Il via libera per poter attraversare ciò che resta del vecchio confine, riversa all’Olympiastadion i colori biancoblu e biancorossi, quasi festosamente mischiati, come a voler celebrare la necessità di una rivalità e di una contrapposizione che non fosse quella del filo spinato e del cemento che aveva diviso la città fino a pochi mesi prima. Finisce 2-1 per l’Hertha.

Dopo un decennio, quello tra gli Ottanta e i Novanta, di promozioni e retrocessioni, sino ad arrivare alla terza serie tedesca, nonché vari problemi economici, il più florido periodo per i berlinesi sarà  la fine degli anni Novanta. Nel 1997 viene impostato uno sfruttamento massiccio del settore giovanile e nel 1998-99 la squadra arriva terza in campionato qualificandosi alla Champions League, direttamente per la fase a gironi. Ancora il Milan finisce nel girone coi tedeschi: 1-1 a San Siro e vittoria per 1-0 dell’Hertha in Germania, in una serata fredda con un vento che tagliava la faccia e il bomber iraniano Ali Daei (miglior marcatore della storia della sua nazionale) come match-winner, dopo il gol segnato anche a Milano. Nel 2001 e nel 2002 la squadra torna a vincere qualcosa: la Coppa di Lega tedesca, antenata della Supercoppa e abolita nel 2007, piegando curiosamente per due volte consecutive lo stesso avversario, lo Schalke 04, e con lo stesso punteggio, 4-1. L’ultimo acuto nel 2008-09: in corsa per il titolo fino al penultimo turno, lo perde a favore del Wolsfsburg. Ma, cosa ancor più clamorosa, l’anno successivo retrocede in Zweite Liga. L’ultimo capitolo, sinora, di una storia senza mezze misure, quella dell’Hertha Berlino, nata su una nave a vapore alla fine dell’Ottocento.

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