Perché il Cagliari è chiamato “Casteddu”?

Uno dei mantra (e, in epoca social, degli hashtag) preferiti dai tifosi del Cagliari è Forza Casteddu.

Già, perché Casteddu è il nome con cui i sardi chiamano comunemente la squadra del loro capoluogo. Tanto che non è raro sentire gli ultras cagliaritani cantare «E dai Casteddu facci un gol».

Qual è il motivo di questo soprannome?

La spiegazione è semplice: Casteddu non è altro che la città di Cagliari in lingua sarda.

Come facilmente intuibile, la parola “casteddu” è l’equivalente dell’italiano “castello”.
La genesi di tale denominazione va ricercata nel XIII secolo. Sull’area dell’antica
Karalis, gli allora dominatori pisani edificarono il Castellum Castri de Kallari, una roccaforte in altura che divenne embrione dell’odierno centro abitato.

Nel periodo di Natale del 1325 gli aragonesi s’impadronirono della zona. Dalla pronuncia spagnola di “Kallari” derivò successivamente il toponimo “Cagliari” in italiano. La popolazione autoctona, dal canto suo, rimase affezionata all’idea di identificare la propria città con la fortificazione che ne costituiva il nucleo: ecco la ragione per cui da “Castellum” trasse origine “Casteddu” nell’idioma locale.

Dunque, da tale doppia evoluzione in parallelo di Castellum Castri de Kallari arriva l’attuale dicotomia Cagliari/Casteddu.

Ciò che fanno i tifosi del Cagliari, in sostanza, è sostenere la loro squadra alternando – e spesso preferendo – la nomenclatura sarda a quella italiana.

Utilizzare la denominazione dialettale nel tifo è una pratica in uso anche in altre parti d’Italia; soprattutto al Sud, dove i dialetti vengono coltivati maggiormente che al Nord. Pensiamo, ad esempio, a formule quali Forza Napule o Forza Paliemmu.
Ma se c’è una terra dove l’esistenza di un fenomeno del genere non stupisce affatto, quella è la Sardegna. Ben sappiamo, infatti, quanto l’isola dei Quattro Mori sia orgogliosa della sua autonomia, non solo politicamente ma anche e soprattutto a livello linguistico e culturale.

E suona particolarmente significativo che sia proprio Casteddu il nome con cui la gente sarda identifica la città principale della regione, e di conseguenza la sua espressione calcistica. Il castello è un simbolo di forza e solidità, il luogo centrale dell’organizzazione e dell’amministrazione di una civiltà e di un territorio; il cuore pulsante e dominante attorno a cui si sviluppa tutto il resto. Perfetto emblema, quindi, di un popolo storicamente e geograficamente isolato che si protegge nel fortino e quando ne ha l’occasione lo esporta con fierezza.

Il Cagliari Calcio fa questo: esporta il fortino, ovvero il casteddu, dell’identità sarda.
Lo fa attraverso l’efficacissimo canale nazional-popolare del pallone. Lo ha fatto in maniera clamorosa ed esplosiva con lo scudetto del 1970 (quello di Gigi Riva & co.). E lo farà sempre, nella buona e nella cattiva sorte.

A proposito di Nicolò Vallone

Nato 26 anni fa in Florida, ma italianissimo: una prima infanzia a Palermo, una vita a Milano, una passione per il racconto sportivo scoccata alle Scuole Medie, un 'pezzo di carta' in Lettere e uno in Comunicazione. Pubblicista dal 2015, con un paio di amici ha lanciato il progetto di storytelling su web Sportellers, e ha abbracciato La Notizia Sportiva mosso dalla voglia di viaggiare tra storie ed emozioni. Il suo re: Roger Federer. Il suo dio: Federico Buffa.

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