Un lungo romanzo che dura ancora oggi, tra ricchi contratti tv e grandi campioni. Ma tutto iniziò due secoli fa, grazie all’iniziativa di dodici club
di Stefano Ravaglia
Cinque partite. Ventitré reti. Risultati subito roboanti, come Bolton-Derby County 3-6. Sarà stato contento William McGregor, chairman dell’Aston Villa, che stanco dello stato di appiattimento del neonato football, decise di fondare la Football League. Si badi bene: “Football”, non “English”. Perché vogliamo escludere squadre scozzesi e gallesi che vorrebbero tirare due calci al pallone?
No, proprio. E’ dunque un compleanno speciale, oggi. Centotrenta anni fa, l’8 settembre del 1888, si giocava la prima giornata del primo campionato inglese di calcio, ma non solo, del primo campionato di football in assoluto. Dodici squadre avevano dato vita alla Football League: oltre ai Villans, l’Everton e l’Accrington, e poi Wolverhampton, Notts County, Blackburn, Burnley, Stoke City, West Bromwich e Derby County. Quanti nomi noti, quante squadre ancora oggi protagoniste ai massimi livelli del calcio d’Albione.
Il 17 aprile di quell’anno, al Royal Hotel di Piccadilly Gardens, Manchester, fu presa la decisione più importante della storia di questo sport. Proprio lì, dove 67 anni prima iniziò anche la vita del Manchester Guardian (l’odierno e celebre The Guardian), pochi anni dopo il “massacro di Peterloo”, reso celebre in questi giorni grazie a un film di Mike Leigh.
L’inizio dell’era del più bel campionato del mondo, partì nel segno del Preston North End. L’attuale squadra che milita in Championship, vinse in modo spettacolare le prime due edizioni, e nel 1889 fece sua anche la Coppa d’Inghilterra, battendo 3-0 in finale i Wolves al vecchio campo Kennington Oval e senza concedere un solo gol agli avversari in tutto il torneo. Il Preston è così la prima squadra a fare il “double”.
Non solo: soltanto nel 2003-04 l’Arsenal di Wenger eguaglierà il record di zero sconfitte che ai Lilywhites frutterà il soprannome di The invicibles al termine di quel primo, storico torneo. Capocannoniere? John Goodall, naturalmente del Preston, 21 reti. Nato in Inghilterra ma trasferitosi con la famiglia a Kilmarnock, decise di vestire i panni della Nazionale inglese una volta ricevuta la prima convocazione. Suo fratello optò per l’Irlanda, ed ecco il primo caso di due fratelli che giocano per due nazionali diverse. Al Preston è riconosciuto il prim
All’Everton il record di partecipazioni, 116, all’Arsenal quello delle presenze consecutive: 93. Ma valgono anche le uniche presenze di Leyton Orient, Barnsley, Swindon Town e persino del Glossop North End, squadra della cittadina di Glossop nel Derbyshire, che partecipò al massimo campionato nel 1899-1900 e arrivò ultimo con 18 punti.
Sarà perché sono stati i padri fondatori, seppur poi in coabitazione con altre culture che hanno poi regolarizzato e diffuso lo sport, sarà per quella spaccatura che diede vita alla Football Association nel 1863, alla Freemason’s Tavern, ma la cappa di tradizione e sacralità che ammanta il calcio inglese è restata viva a dispetto del passare dei decenni, e anche dei secoli, dato che il torneo ne attraversa tre. Se l’Ottocento era stato quello pionieristico e dove tutto ebbe inizio e il Novecento quello della storia che si è scritta, ciascun club con le proprie vicende e i propri cicli vincenti, questo ventunesimo secolo è stato quello del profondo cambiamento.
Nel 1992 il Leeds vince l’ultima First Division figlia di quella iniziativa di McGregor, nasce la Premier League, cambia la ripartizione dei diritti tv, e si comincia a concepire il calcio in altro modo. Ma mentre altrove si è arrivati all’autodistruzione e il denaro è l’unico Dio, in Inghilterra, al netto del corporate football che ha stravolto comunque i meccanismi d’oltremanica, si è tenuta viva la storia e la tradizione. E soprattutto si è mantenuta valida la licenza di sognare: Blackburn e Leicester che sollevano il trofeo, o il Liverpool che nel 2014 ci arriva vicinissimo dopo 24 anni e ancora una volta dovrà attendere, sino ad arrivare ai giorni nostri, con il Watford attualmente in testa alla classifica insieme alle grandi.
A William McGregor, nel 2009, è stata dedicata una statua in bronzo inaugurata fuori dal Villa Park, lo stadio dell’Aston Villa. Il calcio inglese gli deve tutto, e anche noi incalliti calciofili che siamo qui a scrivere queste righe e a prenotare aerei per l’Inghilterra per mettere almeno una volta piede in quella magia venuta alla luce centotrenta anni fa, gli dobbiamo forse ben più di una statua.