Un quarto d’ora di celebrità: c’era una volta il Videoton FC

Coppa Uefa 1984-85: un bomber di nome Szabo, una marcia che pare quella di un trattore. Gli sconosciuti ungheresi prendono tutti a pallonate, ma poi devono arrendersi con onore davanti al grande Real.

di Stefano Ravaglia

La dura legge della sponsorizzazione. Prima una industria di proiettili da caccia, poi di materiale elettrico, oggi gas e petrolio. Se vi diciamo MOL Vidi (dove MOL è appunto il nome della azienda petrolifera Magyar Olaj- és Gázipari Nyrt) non vi verrà in mente nulla, e allora meglio chiamarla con il nome più celebre: Videoton FC.

Nessun alloro internazionale, tre campionati ungheresi, di cui l’ultimo 8 anni fa, una coppa di Lega, tre coppe d’Ungheria e una Supercoppa, ma soprattutto quel quarto d’ora, anzi di più, di celebrità, quando nella stagione 1984-85 la squadra magiara si sbarazzò di tutte le concorrenti arrivando sino alla finalissima di Coppa Uefa.

Fondata nel 1941 con l’impronunciabile nome di quella industria di proiettili, Székesfehérvári Vadásztölténygyár SK, milita ancora oggi nel massimo campionato ungherese seppur sotto altre spoglie, dopo l’ultimo cambiamento di denominazione fresco fresco, datato 2018. La città è Székesfehérvári, centomila abitanti, chiamata ancora oggi “Città dei Re”: vi si tenevano le incoronazioni dei monarca ungheresi. Nel 2018 è stata anche inaugurato il nuovo impianto, la MOL-Arena Sosto, poco distante dall’omonimo laghetto della città, soppiantando il Sostoi Stadium, e a maggio di quell’anno se n’è andato l’artefice di quell’unico acuto europeo, Ferenc Kovacs.

Classe 1934, figlio dello spettacolare football che illuminava l’Europa negli anni Cinquanta, nonostante quel Mondiale perso coi tedeschi nel 1954 compensato da batoste non indifferenti inflitte ai maestri inglesi, Kovacs aveva giocato nel MTK Budapest ed era approdato sulla panchina del Videoton già nel 1972, rimanendovi cinque anni e tornandovi poi nel 1983, portando la squadra al terzo posto in campionato e alla qualificazione in Uefa.

Ma come si snodò il cammino di quella matricola zeppa di sconosciuti nella seconda competizione internazionale per importanza? Scontato dire che il Videoton dovette partire dal primo turno. Il 18 settembre 1984 un gol di Joséf Szabo, che sarà il cannoniere di quella formazione, è sufficiente per battere il Dukla Praga: con lo 0-0 del ritorno, il primo ostacolo è saltato. Passano anche Inter e Fiorentina, mentre l’Ajax scrive uno dei risultati più clamorosi nelle coppe europee, battendo 14-0 i lussemburghesi del Red Boy Differdange… dopo lo 0-0 dell’andata!

Nel secondo turno però, mentre gli olandesi si fanno subito eliminare dal Bohemians Praga, il Videoton vince 4-2 in casa del PSG e replica al ritorno, vincendo 1-0 tra le mura amiche. In Francia doppiette di Szabo e Csongradi, prima che Rochetau riduca il parziale con un’altra doppietta. Agli ottavi di finale il Partizan Belgrado, seppellito da un’altra prestazione maiuscola degli uomini di Kovacs che vincono 5-0 in casa con l’ennesima prestazione da incorniciare di Szabo, che si scatena segnando addirittura un poker. Al ritorno, qualche patema, ma lo 0-2 che gli slavi firmano già nel primo tempo, non intacca la qualificazione.

Ai quarti di finale, pare incombere sugli ungheresi un casello autostradale: alt, arriva il Manchester United. Nell’andata a Old Trafford, ai Red Devils vengono annullati due gol, prima che Stapleton batta di testa il portiere Disztl. Il Videoton, in maglia blu, riesce a limitare i danni, e al ritorno ha il fattore campo dalla sua. In maglia bianca, perché il rosso spetta agli ospiti, il Videoton pareggia già i conti dopo diciannove minuti con un calcio di punizione dal limite di Geza Wittmann, il cui tiro viene deviato dalla barriera. Il risultato, nel fangoso campo del Sostoi Stadium, non cambierà più. Ci vorranno i calci di rigore, e il Videoton, sul 4-4 spreca il punto della vittoria con Otto Gomori. Ma l’errore di Albiston, a dire il vero la bella parata di Distzl, permette al fratello Làszlo di segnare il 5-4 che fa esplodere lo stadio e un po’ tutta la nazione.

In semifinale, il Videoton vince anche contro lo Zeljeznicar per 3-1: cinque partite casalinghe e cinque vittorie. Burcsa, Disztl e Vadasz segnano le tre reti che spingono la squadra verso la finale. Tutt’altro che semplice però il ritorno a Sarajevo: 2-0 per i padroni di casa, qualificati sino a quando il coniglio dal cilindro non lo estrae il protagonista che non ti aspetti, un difensore. Joszef Csuhay, che infila la palla in un corridoio impensabile tra palo e portiere a tre minuti dalla fine.

La finale di Coppa Uefa tanto sognata, è arrivata. Il Real Madrid è l’ultimo, grande ostacolo verso un sogno irripetibile. Gli spagnoli hanno eliminato l’Inter in semifinale, e nel 1981 e 1983 ha perso due finali, contro Liverpool e Aberdeen, due britanniche, prima in Coppa Campioni e poi in Coppa delle Coppe.

Anche i madrileni non hanno mai vinto la Uefa, e la ipotecano l’8 maggio 1985 quando in Ungheria Michel, Santillana e Valdano firmano la tripletta che stende il Videoton. A Madrid serve una autentica impresa, che alla squadra di Kovacs non riesce. A quattro minuti dalla fine, però, arriva la grande soddisfazione di vincere comunque nel tempio del Santiago Bernabeu: è Lajos Majer a firmare l’1-0 finale con una botta sotto la traversa dopo un disimpegno sbagliato di Gallego, rete che non darà la coppa al Videoton, ma ne conclude a testa altissima e con un prezioso successo un cammino straordinario ed entusiasmante.

Non solo: il portiere Disztl si esalta parando nel primo tempo un calcio di rigore a Valdano. Anche nella sconfitta, ci si può vestire con lo smoking. Il Videoton lo aveva indossato per tutta la stagione, e quella Coppa Uefa, in fondo, è quasi come se fosse anche un po’ nella sua bacheca.

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