Coppa d’Africa 2025, in Marocco si sfida il caldo torrido: è allarme

COPPA D’AFRICA 2025 – Nella fornace marocchina: a rischio la salute dei giocatori per accontentare i club

COPPA D’AFRICA NEL FORNO – La decisione è presa: la Coppa d’Africa 2025 in Marocco si disputerà nel cuore dell’estate, tra giugno e luglio. Un sospiro di sollievo per i club europei, che non dovranno più fare i conti con la perdita dei propri giocatori africani a stagione in corso. Ma è davvero una scelta sensata considerando le torride temperature estive che possono superare anche i 45°C all’ombra in molte città marocchine? I giocatori saranno costretti ad affrontare un caldo asfissiante, mettendo a rischio la propria salute. Eppure, la federazione marocchina sembra non preoccuparsene, forte della conferma del CT Walid Regragui nonostante l’uscita agli ottavi nell’ultima edizione. L’obiettivo è uno solo: sfruttare il fattore campo nel 2025 e provare a riportare il trofeo in Marocco dopo oltre 40 anni. Anche a costo di giocare con 40°C all’ombra e un’umidità insopportabile…

(foto: The North Africa Post)

GIOCATORI A RISCHIO – La Coppa d’Africa 2025 in estate sa di beffa per i giocatori. Se i club europei tirano un sospiro di sollievo perché non perderanno più i loro campioni nel vivo della stagione, lo stesso non si può dire per chi scende in campo. Giocare con oltre 40°C all’ombra e un’umidità tropicale non è uno scherzo. Lo sa bene chi ha partecipato all’edizione 2019 in Egitto, disputata eccezionalmente nei mesi estivi. Disidratazione e colpi di calore dietro l’angolo, prestazioni condizionate da un clima proibitivo: tutti aspetti sottovalutati. Prima i risultati sportivi, poi la salute degli atleti: questo il discutibile credo. Starà ai giocatori stringere i denti e adattarsi a un caldo infernale di oltre 45°C. In nome di una Coppa d’Africa a ogni costo.

NEL DESERTO ROVENTE – Giocare la Coppa d’Africa con 46°C non è uno scherzo. Lo dimostrano le temperature attuali in Costa d’Avorio, dove sono necessari addirittura due cooling break a partita per permettere ai giocatori di rifiatare. Figuriamoci cosa accadrà nelle roventi città marocchine tra un anno. Anche negli orari serali il termometro non scende mai sotto i 26°C, nemmeno nelle località più fresche. Spostandoci a Marrakech, Fez o Rabat, sedi di diverse gare, si raggiungono picchi di 35°C di media tra giugno e luglio. Condizioni proibitive che metteranno a dura prova la salute degli atleti, già provati dalla lunga stagione nei rispettivi club. Ma evidentemente la CAF se ne infischia: l’obiettivo è disputare la Coppa d’Africa, anche a costo di far giocare le partite in un forno con gli atleti disidratati e stremati dal caldo infernale.

A proposito di Cristian La Rosa

Cristian La Rosa. Classe ’76, ama il calcio e lo sport in generale. Segue con passione il calcio internazionale e ha collaborato con alcuni web magazine. È il fondatore, ideatore ed editore.

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