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Darko Pancev: il rimpianto dell’ex stella della Stella Rossa, l’Inter mi ha tradito!

L’ex attaccante macedone Darko Pancev si confessa: dall’amore per la Stella Rossa al flop all’Inter, tra tradimenti e sabotaggi interni. Un racconto amaro che svela i retroscena di quegli anni difficili in nerazzurro.

Darko Pancev, noto come il “Cobra”, è una leggenda nella storia del calcio jugoslavo e macedone. Dopo aver conquistato l’Europa con la maglia della Stella Rossa, portando a casa una Coppa dei Campioni e una Coppa Intercontinentale, il suo trasferimento all’Inter nel 1992 sembrava il passo successivo verso la consacrazione nel calcio mondiale. Tuttavia, la sua avventura a Milano si rivelò un clamoroso fallimento, costellato di incomprensioni e tradimenti interni.

Pancev ha recentemente dichiarato in un’intervista esclusiva a FcIN che non prova odio per il club nerazzurro, ma non può dimenticare il sabotaggio subito da parte di dirigenti incompetenti, che hanno compromesso non solo la sua carriera, ma anche la stabilità dell’Inter di quegli anni.

LA CONSACRAZIONE CON LA STELLA ROSSA

L’avventura di Darko Pancev con la Stella Rossa di Belgrado rappresenta l’apice della sua carriera, un capitolo glorioso che lo ha consacrato come uno dei migliori centravanti del suo tempo. Dopo un avvio difficile, chiuso da compagni più esperti come Miloš Bursać, la svolta arriva nella stagione 1989/1990. Pancev e il talentuoso Dejan Savićević, altro gioiello acquistato dalla Stella Rossa, iniziano a imporsi, guidando la squadra alla vittoria della Prva Liga e della Coppa di Jugoslavia. Pancev si laurea capocannoniere del campionato per la seconda volta, segnando 25 gol e riconquistando il palcoscenico internazionale con due reti in Coppa UEFA.

La stagione successiva, quella del 1990/1991, è leggendaria: Pancev domina la classifica marcatori con 34 gol e trascina la Stella Rossa alla conquista della Coppa dei Campioni. In un percorso trionfale, il club elimina squadre blasonate come il Bayern Monaco e raggiunge la finale contro il Marsiglia. Al San Nicola di Bari, Pancev è l’eroe della serata, segnando il rigore decisivo che regala alla Stella Rossa la sua prima Coppa dei Campioni. L’anno si chiude con un altro trofeo prestigioso, la Coppa Intercontinentale, vinta contro il Colo-Colo, grazie anche a un suo gol.

Le sue straordinarie prestazioni gli valgono il secondo posto nella classifica del Pallone d’Oro del 1991, dietro solo a Lothar Matthäus. Nonostante lo scoppio delle guerre balcaniche, Pancev rimane alla Stella Rossa per un’altra stagione, vincendo nuovamente il campionato e laureandosi per la terza volta consecutiva capocannoniere con 25 reti. Lascia Belgrado con un bottino impressionante di 116 gol in 141 partite, cementando il suo posto tra i grandi del calcio europeo.

IL FALLIMENTO ALL’INTER: UN SOGNO CHE SI TRASFORMA IN INCUBO

Dopo aver incantato l’Europa con la maglia della Stella Rossa, Darko Pancev sembrava destinato a una carriera gloriosa anche nei grandi club del calcio occidentale. L’Inter, battendo la concorrenza di Real Madrid, Barcellona e Milan, riuscì a portarlo a Milano nel maggio del 1992, investendo una cifra importante, circa 14 miliardi di Lire. Il trasferimento di Pancev fu accolto con grande entusiasmo dai tifosi nerazzurri, soprattutto dopo i suoi esordi scintillanti in Coppa Italia, dove segnò 5 gol in una doppia sfida contro la Reggiana. Tuttavia, quella che doveva essere l’inizio di una storia di successi si trasformò presto in un incubo.

Nonostante venisse schierato titolare fin da subito in coppia con Schillaci, Pancev non riuscì a replicare in Serie A le prestazioni che lo avevano reso un eroe in patria. L’impatto con il campionato italiano si rivelò molto più complesso del previsto, e la sua difficoltà di adattamento divenne evidente partita dopo partita. Osvaldo Bagnoli, l’allora tecnico dell’Inter, fu costretto a ridimensionare il suo utilizzo, preferendo altri stranieri come Ruben Sosa, Igor Shalimov e Matthias Sammer, dato che le regole dell’epoca permettevano di schierare solo tre giocatori stranieri per volta.

Il tentativo di rilanciare Pancev come titolare in cinque gare consecutive contro squadre come Sampdoria, Milan e Lazio, si rivelò fallimentare: le sue prestazioni continuarono a deludere. La stampa e i tifosi iniziarono a soprannominarlo “Ramarro”, un chiaro segno della caduta del “Cobra” che aveva terrorizzato le difese europee con la Stella Rossa. Dopo un periodo fuori squadra, Pancev tornò in campo a gennaio 1993, segnando il suo primo gol in campionato contro l’Udinese. Ma fu un’illusione di rinascita: il macedone non riuscì a mantenere quei livelli, continuando a deludere.

Con l’arrivo di Dennis Bergkamp nella stagione successiva, Pancev si trovò ulteriormente relegato ai margini del progetto nerazzurro. Nel gennaio del 1994, l’Inter decise di cederlo in prestito al Lipsia, squadra ultima in Bundesliga, segnando l’epilogo della sua sfortunata avventura a Milano.

LE CAUSE DEL FALLIMENTO: RUBEN SOSA E LE PRESTAZIONI SCADENTI

Il fallimento di Darko Pancev all’Inter fu determinato non solo dalle sue prestazioni scadenti in campo, ma anche dalla contemporanea esplosione di Ruben Sosa, che lo oscurò completamente. Mentre il macedone faticava a trovare continuità e gol, Sosa si impose rapidamente come un fuoriclasse, prendendosi il posto da titolare e diventando l’idolo dei tifosi nerazzurri.

A peggiorare la situazione, Pancev fu spesso oggetto di derisione da parte della popolare trasmissione televisiva Gialappa’s Band, che ironizzava pesantemente sulle sue prestazioni senza che nessuno in società intervenisse per difenderlo. Questo clima ostile contribuì a peggiorare ulteriormente la sua esperienza all’Inter. L’intervista completa è stata rilasciata a FcIN, dove Pancev ha raccontato questo doloroso capitolo della sua carriera.

A complicare ulteriormente la situazione, in quegli anni, il calcio mondiale era dominato dal Milan di Berlusconi, che poteva contare su una rosa stellare, ineguagliabile da qualsiasi altro club. Con campioni del calibro di Van Basten, Gullit e Maldini, i rossoneri non lasciavano spazio a rivali, aumentando la pressione sui giocatori dell’Inter e alimentando l’insoddisfazione dei tifosi nerazzurri. Tutto ciò contribuì a rendere l’esperienza di Pancev all’Inter un vero incubo.

“MI HANNO SABOTATO DALL’INTERNO”: L’ACCUSA DI PANCEV

Nel corso della sua confessione, Pancev ha parlato apertamente di come figure di alto rango all’interno del club lo abbiano deliberatamente ostacolato. “Non faccio nomi, ma chi comandava all’epoca era inadeguato. L’Inter ha pagato un prezzo altissimo per quegli errori, e ci sono voluti anni e investimenti significativi da parte di Moratti per rimettere in piedi la squadra”, ha affermato l’ex attaccante, ricordando quanto fosse difficile per lui e molti altri colleghi di quel periodo affermarsi con la maglia nerazzurra.

L’EREDITÀ DI PANCEV: DA EROE A CAPRO ESPIATORIO

La carriera di Pancev all’Inter, durata dal 1992 al 1995, fu segnata da prestazioni deludenti e un rapporto sempre più difficile con l’ambiente milanese. Firmato come il “nuovo Paolo Rossi”, il macedone collezionò solo 10 gol in tre stagioni, una media impietosa per chi, poco prima, era considerato uno dei migliori attaccanti d’Europa. Ruben Sosa, arrivato nello stesso periodo, gli soffiò rapidamente il posto grazie a prestazioni di gran lunga superiori. Inoltre, all’epoca, si potevano schierare solo tre stranieri in campo. Pancev, tuttavia, non si è mai arreso: “Le mie prestazioni non furono all’altezza, ma non è stata solo colpa mia. Ero circondato da una situazione negativa”.

L’ESPERIENZA IN GERMANIA, IL RITORNO ALL’INTER E IL RITIRO CON IL SION

Dopo il periodo buio all’Inter, Pancev tentò di rilanciarsi in Germania con il Fortuna Düsseldorf, ma il rendimento rimase deludente: segnò solo 2 reti in 10 partite e il club retrocesse a fine stagione. Tornato brevemente all’Inter, sotto la guida di Ottavio Bianchi, il macedone iniziò bene la stagione, segnando subito 2 reti in Coppa Italia contro Lodigiani e Padova, e altre 2 reti in campionato nelle prime sei giornate. Tuttavia, un infortunio muscolare subito alla settima giornata contro il Foggia compromise la sua stagione, impedendogli di proseguire sui buoni livelli iniziali.

Con l’arrivo di Massimo Moratti alla presidenza, nell’estate del 1995 Pancev fu definitivamente ceduto al Fortuna Düsseldorf, ma i problemi fisici continuarono a limitarlo, impedendogli di rendere al meglio anche in Germania. Il suo ultimo atto calcistico avvenne al Sion, con il quale vinse sia il campionato che la coppa nazionale prima di decidere di ritirarsi definitivamente dal calcio giocato.

LA FINE DELLA CARRIERA DOPO L’ADDIO A MILANO

Dopo aver lasciato Milano, Pancev riuscì a ricostruire la propria carriera lontano dall’Italia, giocando in diverse squadre europee. “Ho trovato il mio equilibrio solo dopo aver lasciato l’Inter, ma rimango legato a quei colori, nonostante tutto”, ha affermato.

La carriera di Darko Pancev non vide alcuna rinascita nei grandi club europei. Nessuna squadra di alto livello mostrò interesse per il macedone, il cui declino fu rapido e inesorabile. Nonostante fosse stato uno degli attaccanti più temuti d’Europa, il suo passaggio in Italia segnò di fatto la fine della sua parabola calcistica ai massimi livelli. L’esperienza all’Inter rimane una delle più grandi delusioni della sua carriera, un capitolo da cui non riuscì più a rialzarsi.

A proposito di Cristian La Rosa

Cristian La Rosa. Classe ’76, ama il calcio e lo sport in generale. Segue con passione il calcio internazionale e ha collaborato con alcuni web magazine. È il fondatore, ideatore ed editore.

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