Un’epoca costellata di trionfi potrebbe ricevere la consacrazione definitiva sotto le stelle d’Europa: l’Inter di Zhang e Inzaghi vola a Istanbul con un solo imperativo, scrivere la storia e rendere indimenticabile un’era magica coronata dal sogno più grande.
La vittoria della Coppa Italia non è stata solo motivo di gioia in casa Inter, ma anche e soprattutto un chiaro messaggio al Manchester City in vista della finale di Champions League. A Istanbul, Haaland e compagni troveranno una squadra in salute, convinta dei propri mezzi e con il morale alle stelle dopo il successo dell’Olimpico contro la Fiorentina.
Il City di Guardiola è un avversario proibitivo ma tutto è possibile, come dimostra il passato delle finali europee, contro un’Inter guidata da Simone Inzaghi abituato a vincere quando conta. Con l’Inter in due anni ha vinto quasi tutti i trofei in palio. Un ruolino da 7 vittorie in 8 finali tra Lazio ed Inter che deve preoccupare anche Guardiola e il super tifoso Noel Gallagher.
Nelle finali di Champions League, come in tutte le finali del resto, non sempre vince la squadra favorita. La storia del calcio europeo è ricca di vittorie clamorose e inattese, capaci di ribaltare ogni pronostico della vigilia. Il Porto di Mourinho che trionfa nel 2004, il Borussia Dortmund nel 1997 o il Marsiglia che batte il Milan nel 1993 sono solo alcuni esempi di come Davide possa battere Golia. Anche nell’epopea della Coppa dei Campioni non sono mancate sorprese in finale: dal Celtic di Lisbona che alza la coppa nel 1967, la Steaua Bucarest con il Barcellona nel 1986 fino alla Stella Rossa di Dejan Savićević, vincitrice a Bari nel 1991 in una sfida contro la favorita Marsiglia.
Insomma, i pronostici spesso lasciano il tempo che trovano quando si tratta dell’atto conclusivo di una competizione. La pressione, la posta in palio, le variabili nascoste, possono giocare brutti scherzi anche alle squadre più blasonate. Ogni epilogo va conquistato sul campo, senza dare nulla per scontato e la storia del calcio è lì a dimostrarlo: le finali non si vincono solo per diritto di blasone, anzi. Bisogna meritarle, lottando e credendoci fino alla fine contro qualsiasi avversario. Solo così si può ambire a entrare nella leggenda di questa competizione.
E se Inzaghi ha risposto a critiche ingenerose con i fatti, cosa dire della famiglia Zhang?
L’era cinese all’Inter è stata costellata di successi, nonostante le difficoltà economiche affrontate dal club in questi anni. Dal 2016 ad oggi, la nuova proprietà ha portato in bacheca 5 trofei: uno Scudetto, due Coppe Italia e due Supercoppe. Un bottino di tutto rispetto, che poteva essere arricchito da un’Europa League sfuggita per un soffio nel 2020 con il Siviglia e di uno scudetto perso tra tante occasioni sprecate con il Milan nella passata stagione. Steven Zhang ha saputo circondarsi di uomini di calcio competenti, su tutti Giuseppe Marotta, e non ha mai smesso di credere nel progetto nerazzurro nonostante le voci di una possibile cessione societaria.
Sotto la guida del giovane presidente cinese, l’Inter è tornata a vincere e competere per obiettivi ambiziosi dopo un periodo di magra. Certo, qualche errore è stato commesso sulla campagna acquisti e cessioni, ma nessuno è infallibile e la dirigenza ha saputo correggersi. Oggi il club nerazzurro è tornato grande, grazie a una programmazione oculata e a una visione che guarda al futuro senza dimenticare il passato. Il tutto condito da cinque anni di risultati sul campo che hanno riportato l’Inter nell’élite del calcio italiano ed europeo.
Insomma, la famiglia Zhang merita grossi elogi per il lavoro svolto fin qui. Seppur in una fase storica complicata, è riuscita a tenere la barra dritta e donare ai tifosi nerazzurri gioie ed emozioni che sembravano ormai lontane. Ora, con la finale di Champions in vista, c’è la possibilità di completare un percorso iniziato tra mille difficoltà, ma destinato, forse, a lasciare il segno. E chissà che Istanbul non sia la tappa conclusiva di un viaggio cominciato sette anni fa, tra lo scetticismo generale. Se così fosse, sarebbe il coronamento perfetto dell’operato di una proprietà che merita, una volta per tutte, maggior rispetto. Davanti a loro solo la famiglia Moratti nell’albo d’oro dei presidenti più vincenti (Massimo 17, Angelo 7).
Istanbul o sogno infranto: l’Inter alla resa dei conti con la storia
L’Inter si presenta alla finale di Champions League in qualità di sfavorita, e non potrebbe essere altrimenti considerando il tasso tecnico e il valore assoluto della rosa a disposizione di Guardiola. Il City è destinato, sulla carta, ad alzare la coppa a Istanbul, e per i nerazzurri strappare un risultato positivo avrebbe tutta l’aria dell’impresa.
Eppure, paradossalmente, la sensazione è che la pressione sia tutta sulle spalle degli inglesi. Se l’Inter ha già raggiunto un traguardo insperato, per il Manchester City uscire sconfitto dall’atto conclusivo della competizione regina rappresenterebbe un fallimento. Gli investimenti faraonici, il talento a disposizione, la bacheca ancora troppo spoglia a dispetto delle ambizioni: tutto congiura affinché Guardiola alzi al cielo la prima, storica Champions League Citizens.
Insomma, Inter sfavorita sulla carta, ma con nulla da perdere. Il City come una bellezza avvezza ai complimenti, ma che proprio non riesce a trovare quello giusto al primo appuntamento. Una situazione inedita, della quale Inzaghi e i suoi uomini dovranno essere bravi ad approfittare. Lasciando da parte futuri rimpianti o giudizi sulla campagna acquisti, concentrandosi sul presente e sull’opportunità che Istanbul rappresenta.
Un’occasione irripetibile che appartiene a chi ha il coraggio e la forza di coglierla, al netto delle gerarchie delineate alla vigilia. E allora forse, a dispetto di ogni pronostico, la vera favorita potrebbe essere proprio l’Inter. Perché non ha nulla da perdere, ma tutto da guadagnare. Soprattutto, nell’anno del suo ritorno in finale di Champions League dopo 13 anni, una notte da scrivere nella leggenda del club.
Magari, chissà, da ricordare come la più bella di sempre. A Istanbul può accadere di tutto e all’Inter lo sanno bene e la storia delle passate edizioni è lì a ricordarlo.