Un nome importante: quello di Sir Frank Williams, un uomo che costruì da zero un team da nove corone iridate. Nella stagione 1980 realizza la sua grande ambizione: vincere il primo titolo mondiale.
Gli ultimi anni sono stati molto difficili per Sir Frank Williams, spentosi all’età di 79 anni. Nei suoi giorni di gloria, la sua squadra conquistò nove titoli mondiali e innumerevoli vittorie in gara. L’ultima stagione a grande livello venne disputata nel 2014, all’inizio dell’era del motore turbo/ibrido: la squadra di Grove si classificò al terzo posto assoluto ripetendo l’impresa anche nella stagione successiva.
Poi, dal 2018, le cose sono precipitate sino al 2020 con il cambio di proprietà e la cessione al fondo di investimenti statunitense Dorilton Capital.
La Formula Uno deve molto a Williams, un uomo che si è fatto da solo e non ha eguali al mondo. Evoca competizione, innovazione, tecnologia, vittorie e come tutti i grandi delusioni cocenti. Fonte di ispirazione per molti per la sua forza interiore e determinazione. Solo Ferrari e McLaren hanno saputo fare meglio.
Ma chi era questo Frank Williams? Secondo il giornalista Nigel Roebuck era “il personaggio ideale per approfittare della tradizionale simpatia che si prova per i poveracci. Un uomo che ha lottato contro un esercito di Golia con pochissimi sassi per la sua fionda”.
Ripercorriamo l’annata del suo primo successo iridato.
Williams tra budget limitati e grandi sogni
Siamo all’inizio del 1980 e a Londra i bookmakers danno la Scuderia Ferrari e Gilles Villeneuve favoriti per il bis della conquista del titolo mondiale. Si preannuncia una stagione che si deciderà in casa Ferrari come ammette lo stesso neo-iridato Schekter.
Ma Patrick Head, capo-progettista della squadra di Frank fino dalla sua fondazione avvenuta nel 1977, ha una grande intuizione aerodinamica dopo aver osservato la Lotus che dal ’77 aveva dato l’avvio alla rivoluzione della F1, sfruttando il flusso d’aria sotto la vettura per ottenere maggiore velocità in curva.
La Saudi-Williams FW07B avrebbe applicato quel sistema che consentì alla Lotus di vincere il titolo con Mario Andretti nel 1978 per poi fare un passo indietro nelle due stagioni seguenti che portarono alla scuderia di Colin Chapman risultati deludenti.
Head non aveva ancora ben chiaro il principio aerodinamico ispiratore della monoposto nera e oro, conscio del fatto che la giovane scuderia non aveva i mezzi economici per effettuare esperimenti in galleria del vento presso l’Imperial College di Londra. Riuscì a convincere telefonicamente il dottor John Harvey che dirigeva la sezione aeronautica. Il lavoro di Head diede buoni risultati, ma era necessario ampliare lo staff tecnico. Fu così assunto l’ingegnere Neil Oatley e Frank Dernie, un ex progettista della Hesketh.
I tre lavorarono duramente nel piccolo stabilimento di Didcot, un ex negozio di tappeti. Williams era fiducioso nonostante il denaro degli sponsor mediorientali tardassero ad arrivare. Successivamente con i fondi di Saudia arrivarono i risultati a partire dalla stagione 1979 e nel team si iniziò a credere nel proprio potenziale. Inoltre, il motore Cosworth funzionava a dovere.
Williams 1980 e 1981 le stagioni del dominio
Dalla prima gara in Argentina si comprende che la stagione sarà piacevolissima: la pole e la vittoria saranno dell’australiano Alan Jones che non berrà champagne per “delicatezza” nei confronti degli sponsor arabi.
Dopo un terzo posto a Interlagos che vede la vittoria di Arnoux davanti a un ottimo De Angelis e dopo il bis del francese in Sudafrica, arrivano due ritiri a Kylami e Long Beach, con entrambe le Williams vittime di una collisione, nel giorno della prima vittoria di Nelson Piquet. Per l’australiano arriva un secondo posto a Zolder e l’ennesimo ritiro a Montecarlo dove vince il compagno di squadra Carlos Reutemann.
A fine giugno si arriva sul tracciato di Le Castellet con due punti di svantaggio nei confronti del brasiliano della Brabham. E’ la gara della svolta. Jones vince mentre Piquet arriva quarto e si ripete a Brands Hatch precedendo ancora una volta il carioca. Ad Hockenheim si classifica al terzo posto (Piquet quarto) e a Zeltweg arriva secondo alle spalle di Jabouille su Renault Turbo.
Rimanevano soltanto quattro gare. A Zandvoort e a Imola nel Gran Premio d’Italia (non si corre a Monza) Piquet fa sogni iridati centrando due vittorie portandosi a un punto di vantaggio da Jones nono in Olanda e secondo nel Bel Paese. Il titolo si gioca nelle ultime due gare in Nord America.
A Montreal Piquet parte in pole position con Jones in prima fila. Tra di loro si gioca il mondiale. Trecento metri dopo il via è il caos. Jones lo manda contro il muro. Alla seconda partenza è Pironi su Ligier a scattare in anticipo subendo una penalità di 1′. Piquet rimane in testa per 23 giri poi rompe il motore del muletto con il quale era partito. A Jones vanno corsa e titolo in tasca. Pironi taglia per primo il traguardo ma ufficialmente verrà relegato al terzo posto. Reutemann è secondo.
La macchina di Williams si aggiudica così il primo titolo mondiale della sua storia nonostante i pochi capitali ancora a disposizione che verranno rinnovati anche nella stagione successiva dai sauditi. A Watkins Glen Jones e Williams chiudono il campionato in bellezza grazie al ritiro di Bruno Giacomelli su Alfa Romeo. Williams iscrisse così per la prima volta il suo nome nell’albo d’oro del Campionato Costruttori con 120 punti, quasi il doppio rispetto a quelli della Ligier seconda classificata con 66.
Jones si aggiudicò anche il Gran Premio di Spagna, la cui validità per il mondiale venne annullata a causa della guerra che vedeva contrapposte la FISA (federazione internazionale dell’automobilismo, a cui facevano capo le squadre “legaliste” quali Ferrari, Renault, Alfa Romeo) e la FOCA (associazione dei costruttori, a cui appartenevano appunto la Williams, la Brabham e molti teams medio-piccoli, quasi tutti inglesi).
La Williams FW07 venne sviluppata sino al 1982 e conquistò 15 vittorie aggiudicandosi per due volte il costruttori (1980 e 1981). Williams per la storia rappresentò una vettura ‘simbolo’ della scuola inglese dei primi anni Ottanta e tra le più interessanti della F1 moderna.
Grazie Sir Frank Williams
Il Circus lo piange. Rimarrà una delle principali figure della sua storia: Sir Frank Williams, fondatore e manager dell’omonima scuderia ha vinto 16 titoli mondiali tra il 1980 e il 1997. Nove per i costruttori e sette per i piloti.
We pay tribute to a great man who played a major role in the history of Formula 1.
Sir Frank was passionate about motorsport, a fierce and brave rival who led the team, that still bears his name, to so much success. @WilliamsRacing pic.twitter.com/rtbx8Sl7aP— Scuderia Ferrari (@ScuderiaFerrari) November 28, 2021