Finalmente George. Il gran premio del Brasile incorona la stella di George Russell. L’inglese, già vincitore sabato nella sprint race, ha dominato il gp di Interlagos a riprova di una crescita sia personale sia della W13.
Con brivido, perché la scuderia anglo-tedesca ha comunicato solo dopo la bandiera a scacchi che la Mercedes numero 63 (come Bagnaia) aveva una perdita d’acqua nel motore. Nella peggiore delle ipotesi, Russell chiuderà questa stagione a pari punti con Hamilton (ha 25 punti di vantaggio con una sola gara da disputare), ovvero il pilota più vincente della storia della Formula 1.
La volata Costruttori. Nel Campionato del Mondo Costruttori la scuderia di Brackley si è portata a soli 19 punti dalla Ferrari.
Un miracolo che la Scuderia del Cavallino Rampante sia ancora davanti ripensando a certi colpi di genio come la gomma intermedia montata venerdì in qualifica a Leclerc.
Volata decisiva ad Abu Dhabi anche tra Alfa Romeo e Aston Martin, distanti 5 punti, e tra Haas e Alpha Tauri, appena due punti di differenza.
1) Red Bull Racing 719
2) Ferrari 524
3) Mercedes 505
4 Alpine-Renault 167
5) McLaren-Mercedes 148
6) Alfa Romeo-Ferrari 55
7) Aston Martin Aramco-Mercedes 50
8) Haas-Ferrari 37
9) AlphaTauri 35
10) Williams-Mercedes 8
Penalità, commissari, bandiere, virtual e safety: solito caos anche in Brasile. Sabato un detrito in pista tra curva 14 e 15 (Subida dos Boxes e Arquibancadas) è stato completamente ignorato, peggio ancora i 10 secondi rifilati a Lance Stroll dopo la porcata su Sebastian Vettel (che in quel momento viaggiava ad oltre 300 chilometri orari).
Domenica la gestione della McLaren ritirata di Lando Norris grida vendetta. Sfugge alla logica anche la gestione del contatto tra Lewis Hamilton e Max Verstappen, con quest’ultimo che ha rimediato 5 secondi di penalità e 2 punti sulla patente.
Nel rapporto dei commissari infatti si legge quanto segue:
“I commissari hanno determinato che Verstappen ha provato a passare Hamilton all’esterno di curva 1. Non è riuscito a completare il sorpasso ed il suo eccesso di velocità ha compromesso il suo ingresso in curva 2, dove è entrato in contatto con Hamilton. Sebbene i commissari riconoscano che Hamilton avrebbe potuto lasciare più spazio alla corda di curva 2, ritengono che Verstappen sia maggiormente colpevole”.
A proposito di Stroll, due contatti inquietanti sul rettilineo come quelli che ha causato il canadese non possono passare sotto silenzio.
Sul fatto che siano falli di frustrazione non ci piove, ma c’è un ulteriore elemento ad aggravare il contesto. Ad Austin è successo con Alonso, in Brasile con Vettel, ovvero futuro e attuale compagno di squadra.
Non è che papà Lawrence ha fatto anche scrivere un regolamento apposito per il figliuol (poco) prodigo?
Se la richiesta di Leclerc al muretto Ferrari di ‘stoppare’ Sainz che aveva già un piede sul podio ha fatto semplicemente sorridere i più, altrettanto non si può dire dell’atteggiamento di Verstappen nei confronti del fido scudiero Perez. Inspiegabile.
A meno che non sia vera la storia delle qualifiche a Monaco: Checo sarebbe andato in testacoda prima del tunnell per impedire a Max di fare la pole position scatenando una faida silenziosa all’interno del team Red Bull.
A proposito di Monaco, fateci caso ma è da quel momento che Carlos Sainz inizia ad avere un buon feeling con la F1-75. Il campionato dello spagnolo, al netto del momento nero (il doppio zero Austin-Suzuka), è stato più lineare rispetto a quello del ben più blasonato compagno di scuderia.
Il figlio d’arte ha commesso meno errori, sia di guida, sia di strategia.
Alonso e Ricciardo sono il testacoda di questa stagione. Il quinto posto di Fernando nel gp del Brasile, nonostante i puntuali problemi alla sua Alpine Renault, certifica un talento che non ha assolutamente imboccato la fase calante nonostante i 41 anni. L’involuzione continua dell’australiano mette malinconia e scatena molteplici interrogativi.
Anche ieri si è reso protagonista di un doppio errore: troppo per uno come lui. Ultima fermata, Abu Dhabi, domenica 20 novembre.