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F1 – Chico Serra, quando talento e soldi non bastano

Francisco ‘Chico’ Serra non è passato alla storia dell’automobilismo, eppure sembrava destinato ad essere il futuro del Brasile a 4 ruote.

Non è passato alla storia dell’automobilismo, eppure sembrava destinato ad essere il futuro del Brasile a 4 ruote. Francisco ‘Chico’ Serra compie oggi 64 anni.

Originario di San Paolo, esordisce all’alba degli anni ’70 nei campionati nazionali di kart imponendosi a ripetizione. Con lui, o meglio dire, dietro a lui, c’è la figura materna che pianifica scrupolosamente (senza scrupoli, sostengono i maligni) la sua carriera facendogli da manager: segue tutti gli aspetti mediatici e commerciali garantendogli un budget molto alto proveniente da aziende brasiliane.

Nel 1977 Chico si trasferisce nel Regno Unito: corre e vince in Formula Vee sia il campionato inglese sia quello mondiale per poi passare, l’anno successivo, alla F3 inglese con il team Project4 di Ron Dennis. Arriva secondo, battuto da un suo connazionale che, pur con meno budget dispone di un telaio – nonché di una dose di talento – superiore: Nelson Piquet.

La loro rivalità è parecchio sentita in patria.

Nel 1979 ottiene 5 successi e s’impone nel campionato precedendo di 13 punti Andrea De Cesaris, al volante di una March 793-Toyota, sempre del team Project 4. Insieme a Ron Dennis tenta il salto in Formula 2: la stagione 1980 si rivela tremendamente difficile per pilota e squadra, con appena 3 quarti posti arpionati.

Nel novembre presenta un giovane amico, appena arrivato in Inghilterra, a Ralph Firman, proprietario di una scuderia che gareggia in Formula Ford. Il suo nome è Ayrton.

Credit: MotoRefrain

Nonostante la battuta d’arresto, per Chico si spalancano le porte della Formula 1. La scuderia Fittipaldi, dopo aver rilevato la Wolf (compresi due tecnici di notevole talento come Adrian Newey e Harvey Postlethwaite), continua a mancare quel salto di qualità atteso da ormai 5 stagioni: Emmo dopo il Glen dice basta liberando il suo sedile.

L’esordio in campionato di Serra avviene al GP degli Stati Uniti Ovest 1981 nel quale sfiora il piazzamento a punti classificandosi 7°.

Un fuoco di paglia.

Postlethwaite nel frattempo è stato ingaggiato dalla Ferrari e tocca a Gary Thomas aggiornare il progetto della F8, denominato F8C: per Chico appena altre 4 partenze e una sfilza di mancate qualificazioni. Non va meglio al suo compagno di scuderia, Keke Rosberg, che a fine stagione tuttavia viene chiamato dalla Williams svoltando la carriera.

Il budget della Fittipaldi è sempre più esiguo, per il 1982 è prevista una sola vettura, peraltro priva di aggiornamenti sostanziali, la F8D. Non gli manca di certo la buona volontà e nel tragico GP del Belgio costato la vita in prova a Gilles arriva l’unico punto della carriera, frutto di un sesto posto. Alla storia tuttavia riesce a passare per un episodio avvenuto a Montreal, un altro week end maledetto.

Al termine delle prove del venerdì del Gran Premio del Canada, mentre il suo antico avversario, De Cesaris su Alfa Romeo, ha il miglior tempo, Chico si rende protagonista di un episodio delirante insieme al connazionale Raul Boesel, reo di averlo ostacolato volontariamente durante un giro veloce.

Rientrato ai box, Serra agita l’indice per ammonire il rivale che ha ancora il casco addosso, poi gli sferra una manata. L’inevitabile reazione di Boesel, che gli assesta un calcio, scatena una rissa ripresa dalle telecamere, prodromo di quella ancora più celebre avvenuta tra Piquet e Salazar un paio di mesi dopo in Germania.

A metà stagione arriva la Fittipaldi F9 progettata da Ricardo Divila ma al netto del settimo posto in Austria è l’ennesimo disastro.
L’ultimo, perché a fine stagione la scuderia decide di mollare.

Serra cerca allora il rilancio accordandosi con l’Arrows che è a caccia di sponsor ma al tempo stesso intenzionata a schierare Alan Jones: 4 partenze e risultati in crescendo. Termina al 9° posto in Brasile, 8° a San Marino e 7° a Monaco, che tuttavia segna la sua ultima apparizione in Formula 1.

Tenta la carta della Formula Indy nel 1985 ma gli basta il debutto a Portland per farlo desistere. Alla fine torna in patria e si dedica alla serie Stock Car ritrovando Ingo Hoffmann, anch’egli con un passato in Fittipaldi: 3 titoli consecutivi -1999, 2000 e 2001- a suggello di un talento innegabile.

A proposito.

Raul Boesel, dopo una carriera a sua volta non irresistibile, oggi è un dj piuttosto apprezzato.

A proposito di Francesco Tassi

'Uno che nasce in Emilia Romagna e impara a leggere su Autosprint ha il destino segnato. Giornalista de mutòr e ufficio stampa.'

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