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F1: Da quando Red Bull non vola più…

A stagione 2024 appena iniziata, in molti si erano “rassegnati” nel vedere ancora una volta un mondiale di Formula 1 dominato dalla Red Bull e da Max Verstappen. In pochi mesi la situazione si è ribaltata, con il tre volte campione del mondo trascinatore solitario di una squadra diventata da prima a terza forza. E con un Perez che, davanti al popolo di casa in Messico, ha raccolto l’ennesima figuraccia…

Da quando Red Bull non vola più, non è più domenica a Milton Keynes. E nemmeno per Max Verstappen. Mi perdoni Cesare Cremonini per aver preso spunto da una delle sue più belle canzoni per mettere in evidenza quanto, in pochi mesi, il mondiale 2024 di Formula 1 abbia preso una piega totalmente diversa rispetto allo scenario che aveva proposto ad inizio anno.  

È la verità dei fatti: dopo due doppiette firmate nelle prime due tappe, in Bahrain e Arabia Saudita, sul percorso del team che ha preso la scena della massima serie per tre stagioni ha iniziato a scaraventarsi un vento contrario. Il campione del mondo olandese ha iniziato una corsa solitaria alla conquista del quarto sigillo, con una monoposto che, man mano, ha perso la sua superiorità nel confronto con le altre vetture.  

Una corsa solitaria, perché, proprio da inizio stagione, Max non ha un compagno di squadra. Una crisi, quella di Sergio Perez, che ha preso in parte il via silenziosamente nel corso del 2023. Ora, questa crisi di Checo, ha raggiunto il suo apice con il Messico. 

Perché proprio il Messico? Perché la motivazione di correre davanti alla propria gente, davanti agli occhi di chi ti mostra il massimo sostegno, può in parte aiutare a ritrovare fiducia in se stessi. E così non è stato, per tutto il fine settimana: pessima qualifica, penalità per non aver posizionato correttamente la sua RB20 sulla griglia di partenza, lotta con Lawson con conseguente contatto e vettura danneggiata, richiamo ai box a un giro dalla fine per subire l’umiliazione di provare a soffiare il giro veloce a Leclerc. Non c’è altro da aggiungere, se non che quello che stiamo vedendo – o non vedendo – del messicano è lo strato superficiale di una condizione molto più critica.

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Al di là di quali possano essere le sue sensazioni, o quanto possa essere presente la sua frustrazione, durante la stagione Checo è stato scelto dal team per sperimentare una serie di modifiche che cercassero di ribilanciare la monoposto. Adattare e riadattare il proprio stile di guida mentre non prime file o podi, quanto può crescere il livello di “crisi” di un pilota di Formula 1?  

E se a questo ci aggiungiamo le voci, pesanti, assillanti, che invocavano e invocano nomi diversi di possibili sostituti, quanto può crescere il livello di “crisi” di un pilota di Formula 1 come Perez? Da sentimentalista quale sono, avevo interpretato quella chiamata di Marko dopo la vittoria di Sakhir come la salvezza di un talento. Quando, nel 2020, vestito dei colori della Racing Point, Sergio si siede sul podio con la testa bassa e le lacrime, il mondo dei tifosi era dell’idea che il suo destino fosse ingiusto. Lasciare la Formula 1 così, in quel modo… troppo presto. Ed ecco che arriva la grande occasione: quella di diventare pilota di un top team, della Red Bull. Affiancare Max, aiutarlo nella conquista del titolo. E così è stato: Perez è stato fondamentale per Verstappen nel 2021. Ma poi? Lo spettatore tende ad affezionarsi al personaggio o all’uomo che interpreta un ruolo, che sia realtà o finzione. In tempi non sospetti gli spettatori della Formula 1 si sono dovuti “riprendere” dall’uscita di scena di Daniel Ricciardo. Ora, sono razionalmente pronti a un addio del numero 11 di Milton Keynes: Sergio è fuori tempo massimo. Una condizione così disperata che trapela dalla follia delle parole del papà, convinto che il proprio pupillo diventi Campione del Mondo.  

E, attorno a questa condizione, aumentano i nomi dei sostituti per il 2025: a quanto pare, sarebbe sempre un sudamericano ad aver catturato l’interesse dei piani alti Red Bull. Non ci resta che attendere… 

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