Credit: Car Throttle

F1 – Gilles e basta

Oggi, 18 gennaio, Gilles Villeneuve compirebbe 71 anni. Anzi, 70+1.

Non esiste e mai esisterà nella storia della Formula 1 un pilota tanto amato come Gilles Villeneuve. Più che amato, venerato.

Su di lui è stato scritto tutto durante e soprattutto dopo, per cui diventa impresa impossibile ad ormai quarant’anni dalla morte svelare qualche dettaglio inedito.

Preservarne la memoria è un dovere per chi l’ha vissuto, un regalo per le nuove generazioni. Forse è mancata nel tempo una chiave di lettura alternativa.

Il primo colossale luogo comune da sfatare è l’affermare che ‘Gilles ha vinto poco’.

Di fatto, la carriera del canadese in Formula 1 è durata appena 4 stagioni intere alle quali vanno sommate le 3 partecipazioni nel 1977, anno del debutto, e le ultime 4 in quel maledetto 82. Parliamo di 67 presenze totali condite da 6 vittorie indimenticabili oltre a 7 podi, 2 pole e 8 giri più veloci.

Tanto per capire, Max Verstappen a parità di gare disputate ne aveva vinte appena 3 e stava ancora inseguendo la prima pole position. Ora si corre di più, vero, ma anche facendo un confronto in base alle stagioni e non alle gare prevale il canadese.

Troppo spesso nel raccontare la lealtà di Gilles nei confronti di Jody Scheckter, non viene celebrato abbastanza il fatto che in quel 1979 si sia laureato vice campione del mondo. Non è che abbia vinto poco: ha gareggiato (e vissuto) troppo poco.

La carriera di Villeneuve comprende una serie d’incroci del destino, alcuni meno enfatizzati. Al debutto in Gran Bretagna ’77 con una vecchia McLaren M23 si dimostrò subito velocissimo. Senza i due giri persi ai box sarebbe andato sicuramente a punti, se non qualcosa in più.

Invece è andata così e, ironia della sorte, a fine stagione Teddy Mayer decise di affidare la seconda McLaren a Patrick Tambay, ovvero colui che erediterà il suo leggendario numero 27 alla Ferrari.

Nel 1978 il Drake si sentì dare sommessamente del rimbambito puntando sul pilota canadese che per mettere tutti a tacere dovette aspettare l’ultimo appuntamento stagionale nella gara di casa, a Montreal.

In realtà già a Long Beach, quarto appuntamento stagionale, Gilles si sarebbe imposto se non avesse avuto troppa fretta di doppiare Regazzoni. E troppo veloce fu a scattare nel tragico gp d’Italia (quello che costò la vita a Ronnie Peterson): il minuto di penalità lo fece retrocedere dal secondo al settimo posto finale.

Credit: MotoRefrain

Il 1979 è considerato il compendio della sua carriera con gli episodi indelebili di Digione e Zandvoort.

Il mondiale lo perse, probabilmente a Zolder: altro incidente con Regazzoni, sosta ai box e rimonta furibonda dal 23° al 3° posto.

A poche centinaia di metri dal traguardo finì la benzina e venne classificato settimo, fuori dai punti secondo i regolamenti dell’epoca.

Si, Zolder, proprio quella pista.

Auguri piccolo grande Gilles!

A proposito di Francesco Tassi

'Uno che nasce in Emilia Romagna e impara a leggere su Autosprint ha il destino segnato. Giornalista de mutòr e ufficio stampa.'

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