La lunga stagione di Formula 1 si è conclusa, tra sorrisi e – soprattutto – tante lacrime. Quelle dei saluti, degli addii, dei cambiamenti. E la consapevolezza di un nuovo futuro.
Il Gran Premio di Abu Dhabi del 2024 è stato un vortice di emozioni, sin dalla sua vigilia. Un’attesa generale, supportata da innumerevoli quanto importanti motivazioni. Mettetevi comodi, la lista è lunga.
Partiamo dal primo punto, quello della firma mondiale. Era da tempo che l’assegnazione del titolo Costruttori non assumeva il ruolo di protagonista in un rush finale, in cui entrambe le squadre in lotta avrebbero comunque scritto la storia di una grande impresa in Formula 1.
E un po’ per il concetto che “la storia si ripete”, c’erano ancora loro, McLaren e Ferrari. Le antagoniste di un viaggio nel passato non troppo trascorso, di una realtà combattuta da Mika, David, Michael, Irvine. Una realtà che, tra le curve di Yas Marina, ha visto in Lando, Oscar, Charles e Carlos un nuovo epilogo. McLaren vince, Ferrari perde. Perde, ma a testa alta.
5 vittorie, secondo posto finale davanti a Mercedes e Red Bull. Probabilmente risultati impensabili quando, a inizio anno, c’era ancora Milton Keynes ad occupare i posti in prima fila. Col senno del poi ricordare e ricordarci tutte le occasioni perse conta poco. Entrambe, sia McLaren che Ferrari, avrebbero potuto raccogliere punti che invece hanno lasciato per strada a favore di qualcun altro. Ma entrambe, possono andar fiere del percorso costruito faticosamente negli ultimi tempi.
La squadra fondata da Bruce, da quel glorioso 1998 ha affrontato cadute, profonde cadute. Anni di ritiri, di problemi, di fondi di classifiche. Per poi ritrovare una strada in salita, fatta un po’ di ostacoli e tratti puliti, in cui non si è mai fermata. Fino a toccare con mano la vetta dei campioni. E con una stagione vissuta così, la rossa più conosciuta al mondo può guardare al futuro a testa alta. Il futuro del “dream team”, quello in cui un sette volte del mondo ha scommesso il suo avvenire per chiudere da leggenda.
A proposito di futuro: quante lacrime ha fatto versare, nella notte di Abu Dhabi. Dalla commozione complessiva di un team tornato a brillare grazie alla sua “Stella”, a quella di Toto Wolff per la consapevolezza che con Lewis è finita davvero. Il saluto di Hamilton alla Mercedes ha avuto un impatto simile quello di un grande pilota che decide di chiudere la visiera del proprio casco per non rialzarla più sull’asfalto della Formula 1. La chiusura di un cerchio glorioso, vittorioso, storico. Di un rapporto che, soprattutto negli ultimi mesi, ha assistito a crepe e spaccature. Spaccature in cui si intravede un futuro giovane e promettente, pronto a crearsi un posto tra i più grandi.
A proposito di futuro: quante lacrime hanno mostrato il lato umano di Carlos. Sainz, professionale e talentuoso – e anche uomo squadra, rassegnatevi – che da separato in casa è riuscito a contribuire al 2024 di Maranello, consapevole che per lui la possibilità di ottenere grandi risultati ridurrà drasticamente il raggio d’azione. Le sue lacrime, i suoi occhi rossi, penso raccontino la forza di questa stagione, che ci ha stupiti tutti ancor prima di iniziare. Quindi, Formula 1, non deluderci. Perché ci sono tifosi che non vedono l’ora che sia già marzo. Perché vedere in lotta “quelli lì”, tutti e sei, è la speranza. La speranza di un anno che possa essere il più combattuto di sempre.