F1: La domenica dei rimpianti

La notte di Singapore ha spento le luci del settembre della Formula 1: un mese intenso, in cui i valori hanno continuato a cambiare, in cui qualcuno ha sofferto, qualcun altro ha gioito, e qualcun altro ancora ha sperato in un lieto fine che non è mai arrivato…

Inaugurato dall’emozione di Monza, chiuso con il calar della notte di Marina Bay. Quante riflessioni e considerazioni ha regalato questo settembre al mondo della Formula 1, troppe, forse, come tante le cose che sono accadute nel corso di una stagione che all’inizio sembrava destinata a recitare lo stesso copione dell’anno precedente. Invece, la storia che sta raccontando, è molto diversa. Dopo la tappa di Singapore, le idee – almeno su certi argomenti – non sono ancora chiare. E quanto fa bene tutto questo alla Formula 1. Si sono ribaltati i domini: la McLaren è la nuova Red Bull, almeno tra i Costruttori, ci sono nuovi vincitori, nuovi talenti, nuove aspettative.  

Quello del 2024 è diventato relativamente imprevedibile, dire che “Max Verstappen vince” non è più così scontato. Anche se batterlo definitivamente non è certo cosa facile, Hamilton ne sa qualcosa. Di fronte a Lando Norris si è aperta inaspettatamente la porticina della possibilità. La possibilità di vincere, di poter sfruttare le difficoltà del team dell’amico olandese e, perché no, di poter sognare in grande. O forse, per ora, è troppo grande sognare di poter vincere il primo titolo mondiale della sua carriera?  Poi, dopo Lando, a Singapore è arrivato Max. Arrabbiato, punito e impegnato in un braccio di ferro con la Federazione per far valere le sue ragioni, le sue “fot*******me” ragioni. Alla guida di una monoposto che da straordinaria è diventata imperfetta, che non vince più da un po’. Ma più di tutti, chi avrebbe dovuto fare il cambio d’armadio col sorriso alla fine di questo mese, doveva essere la Ferrari. Grande favorita di Singapore, perde punti preziosissimi in una qualifica sbagliata. L’impresa compiuta da Charles Leclerc a Monza ha fatto ben sperare, e poter conquistare il ruolo della seconda forza ai danni di Milton Keynes non è un’utopia, nonostante l’ultima domenica in pista. Attenzione però: tra un mese, la rossa, potrebbe rimpiangere di aver lasciato delle preziose occasioni per strada. Red Bull si aggiornerà, e tornerà all’attacco dove possibile, McLaren reagirà e chissà, magari Mercedes tornerà a farsi vedere, approfittando delle difficoltà altrui… 

Coi se e coi ma, e soprattutto ipotizzando quello che potrebbe accadere, non si ha nulla di certo tra le mani. Quello che di certo ha lasciato questo settembre, sono state le parole rotte e le lacrime di chi, in Formula 1, non correrà più. Daniel Ricciardo. Daniel ha fatto il suo tempo, un tempo che negli ultimi anni probabilmente non gli apparteneva più: nella sua carriera qualcosa si è rotto e non è più riuscito a riaggiustarlo. Quel qualcosa può saperlo solo lui. Ma quello che è stato evidente per tutti, è la frustrazione al suo ultimo anno in Red Bull. La rabbia per i tanti ritiri, la gioia di una pole position messa da parte dalle espressioni deluse dei capi del team. Che sia stato quello il punto da cui è partita la sua parabola discendente? Per quanto gli ultimi siano stati anni complicati e privi di soddisfazioni in termini di risultati (tranne la matta Monza del 2021) Daniel, per il suo addio alla Formula 1, avrebbe meritato una chiusura diversa. Credo poco all’omaggio in merito al giro veloce, credo molto alle sue parole rotte, alla sua commozione, al non essere riuscito a trattenere la sua sofferenza. “Il finale da favola” che non c’è stato avrebbe potuto assumere una forma diversa. Tutto sembra ufficiale, ma senza annunci. E Daniel, la sua sofferenza continua a mostrarla anche a riflettori spenti. Togliendo, dai suoi social, il suo essere un pilota di Formula 1. 

A proposito di Beatrice Frangione

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