GP degli USA 1990: l’eroe del venerdì è un ragazzo romagnolo di ormai trent’anni, si chiama Pierluigi Martini e guida una Minardi M189B.
Alla vigilia del GP degli USA 1990, prova inaugurale del campionato del mondo di Formula 1, tutti gli occhi sono puntati sulla Ferrari numero 1 di Alain Prost.
Il Professore arriva fresco tricampione dalla McLaren schiacciasassi: due anni di convivenza con Senna sono bastati e avanzati.
Il leit motiv della gara e della stagione sembra già delineato: ancora loro, sempre loro.
Alain e Ayrton.
Poi iniziano le qualifiche e Gerhard Berger, che aveva fatto il percorso inverso di Prost, si presenta alla McLaren con il miglior tempo.
Ayrton è solo quinto a sette decimi.
L’eroe del venerdì però è un ragazzo romagnolo di ormai trent’anni, si chiama Pierluigi Martini e guida una Minardi M189B. Assecondato dalle gomme Pirelli – variabile impazzita del week end – stacca un tempo da levare gli occhi: 1:28.731, secondo a 67 millesimi dall’austriaco.
Nessun altro riesce a scendere sotto il minuto e ventinove secondi. Martini ha fatto un capolavoro senza mezzi termini. Oltretutto considerando che guida di fatto una vettura dell’anno precedente, per quanto eccellente.
La performance delle Pirelli rimescola i valori e così Andrea De Cesaris piazza la Scuderia Italia al terzo posto davanti all’astro nascente Jean Alesi su Tyrrell mentre Olivier Grouillard con la Osella si ritrova in quarta fila provvisoria a fianco di Prost, settimo ad oltre un secondo.
Come da legge di Murphy, al sabato a Phoenix piove e le posizioni non cambiano.
Il mondo capovolto.
Ci vuole tutto il talento di Senna alla domenica per contenere l’esuberanza del futuro ferrarista, leader fino a metà gara e secondo alla bandiera a scacchi (primo podio in carriera).
Per Martini appare subito chiara la mission impossible, lotta ma alla fine deve accontentarsi della settima piazza doppiato di un giro.
Ed è quasi incredibile pensare che concluderà la stagione 1990 a quota zero punti, come la Minardi d’altronde.
Il capolavoro che vale un’intera carriera arriverà a fine decennio.
24 ore di Le Mans, 12-13 giugno 1999: al volante di una BMW V12 LMR Pierluigi Martini trionfa insieme a Yannick Dalmas e Joachim Winkelhock dopo un finale concitato contro la Toyota GT-One condotta da Katayama, Tsuchiya e Suzuki.
E chi era a capo del team BMW?
Berger.