“Fatal Verona”? Non sempre: le tre vittorie decisive dei rossoneri

Virdis, Pirlo e Pato: con queste firme il Milan ha sovvertito la maledizione del “Bentegodi”

 

di Stefano Ravaglia

 

Maggio 1973: il Milan di Rocco ha appena vinto la Coppa delle Coppe in Grecia, contro il Leeds di Don Revie. Deve giocare un importante finale di campionato, quattro giorni dopo, a Verona, contro i gialloblu. Milan, Juventus e Lazio si giocano il tricolore e sono divisi in classifica da una manciata di punti. Con la stella già cucita sulle bandiere rossonere, per il Milan pare una formalità la trasferta scaligera, ma Zigoni e i suoi la pensano diversamente: 5-3 per i gialloblu, la Juventus vince a Roma e supera in extremis le due rivali.

Aprile 1990: in corsa su cinque fronti (vinta l’Intercontinentale, in finale di Coppa Italia, in corsa per lo scudetto, già in finale di Coppa dei Campioni e messa in bacheca la Supercoppa Europea) il Milan di Sacchi arriva al “Bentegodi” per la penultima di campionato. In vantaggio con una rete di Simone, si fa rimontare e perde partita e scudetto a beneficio del Napoli con tre espulsi (Sacchi, Van Basten e Rijkaard) e un mare di polemiche.

Ma c’è stato un tempo in cui Verona non è stata sempre fatale. Il 25 ottobre 1987 il Milan è nei guai. Uscito dalla Uefa per mano dell’Espanyol, la squadra che diverrà la più grande del mondo, fatica ad assimilare la nuova filosofia di quel matto romagnolo arrivato da “signor nessuno” qualche mese prima in panchina. Quella domenica c’è da giocare a Verona, dove il Milan non vince dal dicembre 1978, 3-1 nell’anno del decimo scudetto. E’ un altro Milan: Giuliani, portiere gialloblu è il migliore in campo, Galli e Maldini rilanciano il contropiede, Colombo e Ancelotti si inseriscono, Pacione ed Elkjaer non ricevono palloni giocabili. Verso la fine del primo tempo, Pietro Paolo Virdis incorna un calcio d’angolo da destra portando il Milan in vantaggio. Sarà il gol partita. Da lì, il Milan cambierà marcia e correrà verso il suo undicesimo scudetto.

Il 28 aprile 2002, un secolo dopo, la bacheca dei rossoneri è stata adeguatamente rimpinguata. La stagione però non è delle più positive: Inzaghi e Rui Costa, i pezzi pregiati della campagna acquisti, hanno balbettato sommersi dagli infortuni. E’ il Verona di Malesani, in piena corsa salvezza, con Mutu che veste la numero dieci e il futuro campione del mondo Camoranesi. Dopo venticinque minuti è proprio il rumeno a portare avanti i suoi con una sventola di destro da trenta metri che buca Abbiati. Il Milan reclama un rigore ma lo ottiene solo nella ripresa: calcia Serginho, palo.

Verona pare tornare ad essere maledetta: i rossoneri di Ancelotti, subentrato da qualche mese a Fatih Terim hanno assoluto bisogno di una vittoria per continuare a sperare nel quarto posto, utile alla qualificazione per i preliminari di Champions League. Superata l’ora di gioco è proprio Superpippo, ristabilito dopo la lesione al ginocchio di un mese e mezzo prima contro il Parma, a pareggiare con un destro preciso che buca Ferron. A otto minuti dal termine, un pallone filtrante in area trova invece pronto Pirlo, nelle inconsuete veste di centravanti, che mette a sedere il portiere deposita in rete a porta sguarnita. Dopo cinque settimane senza vittorie in trasferta, un ruggito che valse ai rossoneri il quarto posto: nell’ormai celebre 5 maggio la festa fu completa, con la vittoria sul Lecce, la sconfitta dell’Inter in chiave scudetto e la retrocessione proprio dei gialloblu sconfitti a Brescia. Un anno dopo, i rossoneri vinceranno quella Champions League a Manchester contro la Juventus.

Nel febbraio 2011, seppur meno eclatante delle precedenti, un’altra importante vittoria consentì al Milan di fare un passo decisivo verso il tricolore di Allegri. Questa volta però contro il Chievo, che il 20 febbraio (giorno in cui i rossoneri festeggiavano i 25 anni di presidenza Berlusconi) prova a sgambettare i rossoneri e per poco non ci riesce: il vantaggio di Robinho nel primo tempo (sospetto tocco di braccio) viene pareggiato all’ora di gioco da Fernandes. Ma anche qui, come nove anni prima, a otto minuti dal termine arriva la rete del successo proprio sotto la curva ospiti. E’ Pato, brasiliano tanto bravo quanto di cristallo, a schiaffeggiare il pallone nella porta di Sorrentino. Tre punti e allungo importante in classifica. A maggio arriverà il diciottesimo titolo.

Massì, Verona non è poi sempre così fatale.

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