Il campionato 84/85 vide il clamoroso miracolo del Verona di Bagnoli che, nonostante l’agguerrita concorrenza, conquistò il suo primo storico scudetto
L’estate 1984 è tutta concentrata su un unico nome: Diego Armando Maradona. L’argentino arrivò a Napoli e divenne subito una superstar, ma non fu l’unico arrivo ad effetto; la Fiorentina prese il brasiliano Socrates, così come l’Inter si concentrò sul centravanti Rumenigge e sul fantasista Brady, mentre il Milan si accontentò non solo di Wilkins e Hateley, ma anche del ritorno di Liedholm e dell’arrivo dell’ex capitano romanista Di Bartolomei. Novità anche nelle panchine, dove Gigi Radice tornò a Torino e la Roma scommise sullo svedese Sven-Goran Eriksson.
Il campionato partì subito con la falsa partenza della Juventus campione in carica che, dopo nove partite, conquistò soltanto otto punti e si tagliò fuori dalla lotta scudetto. Con i bianconeri fuori dai giochi, ne approfittò a sorpresa il Verona di Osvaldo Bagnoli che conquistò subito il primato; i gialloblu si sono rinforzati nel mercato grazie a Briegel ed Elkjaer, mentre l’ossatura della squadra non è cambiata rispetto agli anni precedenti. A contrastare il cammino dei veneti ci pensò inizialmente il Torino, trascinato da Junior, ma i granata vennero sconfitti nello scontro diretto in casa. Al termine del girone d’andata il Verona si laureò campione d’inverno, ma perse ad Avellino (sotto la neve) e vide l’arrivo dell’Inter di Castagner.
Il ritorno partì subito con l’aggancio dei nerazzurri in vetta, ma durarono pochissimo perchè gli scaligeri presero il sopravvento e riuscirono a resistere, ottenendo un 1-1 nella sfida al Bentegodi. Poco dopo la formazione milanese si defilò e il distacco aumentò a sei lunghezze. Il Verona però rischiò di riaprire il campionato a causa di una sconfitta interna con il Torino, ma tale caduta non venne captata in pieno dalle avversarie e il 12 Maggio 1985 si scrisse la storia: grazie al pareggio di Bergamo, i gialloblu diventarono per la prima volta campioni d’Italia. Dietro ai veneti arrivarono Torino, Inter, Sampdoria (vincitrice della Coppa Italia) e il Milan che, dopo diversi anni disastrati, riuscì a tornare in Europa. La Juventus si classificò a pari punti con i rossoneri, ma si consolarono (in parte) sia con la conquista della Champions League nella tragica notte dell’Heysel, sia con Michel Platinì, che vinse per la terza volta di fila la classifica marcatori. Delusero Roma, dove scoppiò il caso Falcao, e Fiorentina, con Socrates completamente avulso dagli schemi, mentre Maradona trascinò il Napoli ad un passo dalla qualificazione in Coppa Uefa dopo un grande girone di ritorno. In coda si assistette al dramma della Lazio, retrocessa in B assieme alla Cremonese e all’Ascoli. Da segnalare nell’annata l’esordio di tre calciatori: Gianluca Vialli, Giuseppe Giannini e Paolo Maldini.
Un tacco poco divino
Il mercato 1984 portò in Italia diversi talenti e calciatori già affermati nel massimo campionato, tra cui Socrates, il centrocampista del Brasile che vestì la maglia della Fiorentina. Il calciatore ebbe come colpo caratteristico il suo celebre tacco che, in molti, sostennero come tale gesto avesse discendenza divina e i tifosi toscani tornarono a sognare lo scudetto dopo averlo accarezzato negli ultimi anni. La viola partì abbastanza bene in campionato e già alla quarta giornata il brasiliano si sbloccò nel 5-0 all’Atalanta, con un fantastico pallonetto da fuori area.
Nonostante le buone premesse, la Fiorentina crollò vistosamente e nemmeno l’esonero di De Sisti, sostituito da Ferruccio Valcareggi, salvò la stagione, con la formazione toscana che dovette chiudere al nono posto, fuori dalla zona Europa. Ma chi deluse realmente fu proprio il nuovo centrocampista che non entrò mai nel cuore dei tifosi e segnò soltanto sei reti. Il brasiliano, medico e calciatore allo stesso tempo, venne evidenziato in negativo soprattutto per la sua lentezza in campo e il suo “tacco divino” illuminò pochissimo la platea del Franchi. Al termine del campionato, Socrates decise di tornare in Brasile, lasciando il campionato italiano dopo molte ombre e pochissime luci.
Il primo Maradona
Una delle trattative più incerte del mercato estivo fu sicuramente quella che portò Diego Armando Maradona a Napoli, con la società partenopea che sudò le proverbiali sette camicie per convincere il Barcellona a cedere il suo centrocampista. Alla fine i blaugrana cedettero l’argentino, con Corrado Ferlaino che sborsò ben 13 miliardi di lire. L’arrivo del Pibe de Oro suscitò grandissimo entusiasmo in città, tanto che alla presentazione del nuovo calciatore vi furono ben settantamila spettatori al San Paolo ad assistere ai primi palleggi del nuovo pupillo.
La stagione non partì benissimo, con il Napoli che si ritrovò subito nella zona calda; ma l’argentino riuscì a prendere per mano i suoi e a risollevarli dopo un grande girone di ritorno, sfiorando di poco un piazzamento in Coppa Uefa. Inoltre, Maradona iniziò a dare un saggio del suo incredibile talento, realizzando diverse reti spettacolari (come quella contro la Lazio) e chiuse il campionato con 14 marcature.