Credit: Maurizio Callegari e MotoRefrain

Gabriele Tarquini, il ‘Cinghiale’ volante

Se non fosse per un mero dettaglio anagrafico conosciuto come compleanno, Gabriele Tarquini è il pilota che più di ogni altro ha saputo battere il tempo.

Il ‘Cinghiale’ (o anche ‘Cinghio’) è nato a Giulianova il 2 marzo 1962. La sua trafila è stata fuori dagli schemi, perfetto prodromo della futura carriera: debutto nel 1976 con i kart e approdo diretto in Formula 3000 dalla stagione 1985.

Per farla breve, nel 1987 è già in Formula 1.

Il problema è che la realizzazione del suo sogno passa per una Osella….da museo, ovvero l’obsoleta FA1F che gli viene affidata per il gp di San Marino in programma il 3 maggio. Non qualificato ma ripescato in griglia per via del forfait di Piquet, resiste 26 giri con un cambio di Formula 3 che perde i pezzi, pardon, le marce.

Enzo Coloni gli offre una delle sue auto per disputare la stagione 1988.

Con la FC 188 e un budget ai minimi termini, Gabriele riesce nell’impresa tutt’altro che scontata di partire in ben 8 gare, la metà di quelle in programma. In Canada addirittura chiude ottavo regalando alla scuderia umbra il miglior piazzamento nel Circus.

Quando Lamberto Leoni tenta il grande salto dalla Formula 3000 con la First, è lui il pilota prescelto ma il sogno si infrange letteralmente nei crash test, non superati. Riesce unicamente a prendere parte alla prima edizione del Trofeo Indoor di Formula 1 all’interno del Motor Show nel dicembre ’88.

Il gravissimo incidente occorso nei test pre-stagione ‘89 sul tracciato del Jacarepagua a Philippe Streiff gli spalanca le porte dell’AGS.

Prima gara, a Imola, ed è subito a punti, 6° grazie alla squalifica di Boutsen e Caffi. A Monaco potrebbe fare ancora meglio: strabilia per tutto il week end fino a quando problemi elettrici lo appiedano.

In Messico è nuovamente 6° ma gli entusiasmi per l’ennesimo ottimo piazzamento vengono raffreddati dalla vittoria in appello di Williams e Scuderia Italia riguardo all’ordine di arrivo del gp di San Marino, che lo fa retrocedere fuori dai punti.

La sfortuna si ripresenta puntuale a Phoenix ‘accanendosi’ sul Ford aspirato e all’ultimo giro Boutsen (ancora lui!) gli sfila il sesto posto.

Da metà stagione la scuderia francese viene inghiottita dalla tagliola delle prequalifiche: fine dei sogni. Peggio ancora il 1990, appena 4 partenze, e il 1991 (foto di Maurizio Callegari) con 3, senza tuttavia dimenticare l’eroico 8° posto colto a Phoenix.

Dal gp di Spagna Tarquini passa alla Fondmetal di Gabriele Rumi, altro sliding doors di una carriera ingenerosa in Formula 1.

Quando al gp del Canada 1992 scende in pista la GR02 progettata da Sergio Rinland, il passo avanti in termini di prestazioni è netto: in Ungheria si qualifica 12°, in Belgio addirittura 11° davanti alla seconda Ferrari, quella di Ivan Capelli.

Puntuale il tallone d’ Achille, ovvero l’affidabilità, un’autentica chimera.

A Monza poi finiscono i soldi e la scuderia amaramente si ritira.

L’esperienza in Formula 1 di Gabriele Tarquini si chiude qui e inizia una seconda parte di carriera dedicata alle vetture turismo: nel 1994 è campione britannico (BTCC).

Ken Tyrrell nel frattempo ha deciso di tenerlo tiene d’occhio affidandogli il ruolo di tester per l’anno successivo e quando Katayama è costretto a saltare una gara a seguito dell’infortunio rimediato al via in Portogallo, tocca a lui sostituirlo al gp d’Europa.

Senza allenamento specifico si difende in qualifica (19°) e chiude la gara in quattordicesima posizione: è il canto del cigno in Formula 1. A ruote coperte invece prosegue inarrestabile aggiudicandosi il campionato europeo (ETCC) nel 2003.

Ancora troppo poco per il ‘Cinghiale’ che trionfa pure nel campionato del mondo (WTCC, 2009) e nella coppa del mondo (WTCR, 2018) con tanto di record, essendo ad oggi l’iridato più ‘anziano’ di sempre in una serie FIA, dopo aver battuto prima il record di Juan Manuel Fangio e poi se stesso.

C’è un particolare, sconosciuto ai più, che delinea ulteriormente l’uomo Gabriele Tarquini: è stato tra i primi, forse il primo, a ipotizzare che l’uscita di Ayrton Senna a Imola nel ‘94 fosse stata causata dal cedimento del piantone.

Chapeau.

E auguri.

A proposito di Francesco Tassi

'Uno che nasce in Emilia Romagna e impara a leggere su Autosprint ha il destino segnato. Giornalista de mutòr e ufficio stampa.'

Controlla anche

Casco di Niki Lauda ritrovato dopo 37 anni: Il cimelio iconico ora esposto a EICMA

Ricomparso all’improvviso in un’asta americana, il casco storico del Nürburgring ’76 di Niki Lauda è …

F1: Da quando Red Bull non vola più…

A stagione 2024 appena iniziata, in molti si erano “rassegnati” nel vedere ancora una volta …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *