Pietro Mennea e Mané Garrincha: aneddoti di vita e di sport, storie vincenti di personaggi incredibili… Come diventare grandi campioni dello sport.
L’irrinunciabilità dello sport, la comunicazione dei più importanti valori sociali, il fenomeno della disabilità. Tematiche complesse correlate ai valori della disciplina non soltanto sportiva: l’attività agonistica vista anche come benessere fisico, lo sport etichettato come opportunità di socializzazione, come integrazione, fair-play, divertimento e realizzazione di un sogno o delle proprie aspirazioni.
Al giorno d’oggi tutti possono e devono cimentarsi in varie discipline, magari le più congeniali alle patologie di cui sono affetti determinati individui. Non bastano solo buoni propositi campati in aria. Risulta fondamentale creare le condizioni ottimali per rendere accessibile a qualsiasi soggetto umano, anche il più sfortunato, l’opportunità di svago motorio. Qualsiasi individuo è giusto che abbia dei sogni nel cassetto, considerati teoricamente irrealizzabili.
Anche il fenomeno Garrincha non avrebbe mai immaginato di diventare un grande giocatore. Nonostante l’etichetta ricevuta di “angelo calcistico dalle gambe storte”, Garrincha ha da sempre rappresentato un simbolo del mondo dello sport e di campione dentro e fuori il panorama sportivo.
Focalizzandoci sul pianeta sportivo, è bene affermare che lo sport non produce solamente benessere fisico. Infatti, in individui con disabilità di natura mentale, è possibile favorire tramite le attività motorie lo sviluppo delle capacità intellettive e relazionali. Secondo esperti e studiosi “lo sport contribuisce senz’altro a ridurre il grado di disabilità, consentendo di prevenire danni secondari e terziari e di minimizzare il grado di svantaggio sociale, con particolare riferimento all’handicap”.
Insomma, tutti possono sognare, tutti possono incrementare le proprie performance sociali e non e diventare un giorno campioni.
Nelle tavole rotonde legati ai temi della solidarietà e dell’associazionismo, a cui abbiamo avuto il piacere di partecipare negli anni, spesso ci è capitato di ascoltare discorsi costruttivi. Ne riportiamo uno in particolare, legato proprio all’”angelo sportivo dalle gambe storte”, l’ala destra del Brasile:
“Uno dei più grandi miti del calcio è Manè Garrincha. Aveva delle malformazioni a una gamba e leggero strabismo, nonostante ciò è riuscito a tramutarsi in un grande dello sport. Insomma si può essere perfetti anche avendo difetti”.
Come dire, campioni si nasce, non si diventa. Sempre a livello di valori umani e sportivi, altro personaggio che ha regalato perle durante il suo cammino è stato Pietro Mennea. Una vita, come Garrincha, da definire leggendaria: campione olimpionico di Mosca ’80, record-man del mondo sui 200 metri piani e perfino 4 lauree, all’insegna di una mente ricca di forza.
Mennea fu protagonista a Jesi nelle Marche, nel 2012, all’incontro denominato “I valori etici della prestazione sportiva”, promosso dalla “Fondazione Cardinaletti Onlus” a cui abbiamo partecipato.
“Non sono un predestinato, non sono nato per far registrare grandi risultati”, affermò Mennea davanti ad alcuni disabili che lo ascoltavano.
“Ho raggiunto i risultati che tutti conoscono lavorando sodo per 365 giorni l’anno allenando la fatica, sconfiggendola e soffrendo fino in fondo. Mi allenavo di notte, anche a Natale, alcuni custodi non potevano più vedermi. Un grazie ai miei genitori che mi hanno insegnato le cose più umili della vita”.
E ancora:
“I campioni possono nascere ovunque, anche a Barletta, l’importante è avere gli stimoli e gli elementi giusti quali determinazione e massima fiducia in se stessi. La mia razza ha una rabbia e testardaggine migliori di quelle di Steve Jobs. Il famoso giornalista Gianni Brera si stupì della mia mente, definendola mesopotamica”.
Personaggi che non potranno mai morire…