L’insuperabile primato di Gigi Riva, il bomber che mezzo secolo fa segnò più di tutti in azzurro e la cui eredità stenta a trovare un successore all’altezza
Gigi Riva entrò nella storia del calcio italiano cinquant’anni fa, quando stabilì un record di reti con la maglia della Nazionale che ancora oggi sembra inarrivabile. Era l’epoca d’oro di quel temibile centravanti che trascinò il Cagliari al suo primo e unico Scudetto. Con l’Italia, Riva inanellò gol su gol, pareggiando prima e poi superando il primato che fino ad allora apparteneva a Giuseppe Meazza. Quattro reti al Lussemburgo, poi altre tre decisive contro Brasile, Svezia e Svizzera. Il 20 ottobre 1973, alla sua quartultima presenza in azzurro, arrivò a quota 35 gol complessivi. Da quel giorno nessun attaccante italiano è più riuscito ad avvicinare un tale record, nonostante carriere più lunghe e cambiamenti nei regolamenti. Riva è ancora oggi, a distanza di cinquant’anni, il miglior marcatore di sempre della nostra Nazionale.
Il record di Gigi Riva assume contorni ancora più straordinari se si considera un aspetto regolamentare che per decenni ha condizionato l’assegnazione delle reti nel calcio. Fino al 1998, infatti, la norma prevedeva che fosse considerato autogol qualsiasi tiro indirizzato verso la porta avversaria che venisse deviato, anche in maniera minimale, da un difensore o da un compagno di squadra dell’attaccante. Era sufficiente una leggera spizzata per “togliere” la rete al bomber. Questo ha reso ancor più arduo per gli attaccanti raggiungere certi score realizzativi. Dal 1998, per fortuna, è stata introdotta la valutazione dell’intenzionalità: se un tiro è indirizzato in porta e viene solo deviato, il gol viene comunque assegnato a chi ha calciato. Ecco perché, in un’epoca in cui certi regolamenti penalizzavano gli attaccanti, i 35 gol di Riva rappresentano un traguardo leggendario.
È difficile quantificare con precisione quante reti in più avrebbe potuto segnare Gigi Riva con la Nazionale se fosse stato in vigore l’attuale regolamento sui gol deviati. Di sicuro, viste le sue innate doti da bomber e la frequenza con cui andava a segno, le ulteriori marcature “negate” potrebbero essere oltre dieci. Ciò nonostante, il record di 35 gol con l’Italia rimane un primato straordinario, che testimonia la fame di gol e l’istinto da rapace d’area di rigore di Riva. Del resto, è tutt’ora il miglior realizzatore nella storia del Cagliari, con la bellezza di 207 gol in 377 partite. Numeri che descrivono alla perfezione le qualità di un attaccante letale, capace di segnare valanghe di reti nonostante l’epoca e le circostanze non sempre favorevoli.
Nella classifica dei migliori marcatori della storia della Nazionale italiana, alle spalle del leggendario duo Riva-Meazza c’è un altro grande nome del calcio azzurro: Silvio Piola, capace di andare in gol per ben 30 volte tra il 1935 e il 1952. Dopo di lui, a quota 27, troviamo Roberto Baggio e Alessandro Del Piero. Un gradino sotto, con 25 reti, Aldo Baloncieri, Filippo Inzaghi e Alessandro Altobelli. A 23 gol si sono fermati Francesco Graziani e Christian Vieri. Per quanto riguarda il presente e il futuro, Ciro Immobile è ancora lontano dai grandi numeri del passato: finora 17 gol in 57 presenze, 15 in meno di Riva pur avendo giocato molte più partite. Il suo probabile erede, Gianluca Scamacca, ha timbrato martedì contro l’Inghilterra la sua prima rete in Nazionale, a 24 anni e alla tredicesima presenza. La strada per avvicinare un mito come Riva è ancora lunghissima.
Il ruolo del centravanti è da sempre uno dei più complessi da ricoprire per la Nazionale italiana. Dopo l’era d’oro di Vieri, Baggio e Altobelli, non abbiamo più avuto attaccanti in grado di garantire continuità e un alto numero di reti. Di recente, poi, il problema si è acuito: mancano proprio bomber di razza, capaci di giocare con naturalezza in quel ruolo. Quando i centravanti designati, come Immobile e Scamacca, sono indisponibili, non esistono valide alternative. Pochi i giovani di qualità e talento, e quelli presenti giocano poco nei club, motivo per cui l’ex ct Roberto Mancini aveva provato a convocare l’italo-argentino Mateo Retegui, nel frattempo approdato al Genoa. Insomma, la carenza di attaccanti centrali affidabili è un problema endemico per la Nazionale, che stenta a trovare nuovi Riva o più recentemente Vieri.
È evidente come l’Italia sconti da tempo una cronica carenza di attaccanti centrali in grado di segnare con regolarità. Mentre altre Nazionali possono contare su centravanti prolifici, detentori del record di marcature, in azzurro questa figura scarseggia. Lo dimostrano i numeri di fuoriclasse come Lionel Messi, Neymar, Robert Lewandowski, Cristiano Ronaldo, che hanno ampiamente superato i 100 gol con le rispettive selezioni. Stesso discorso per bomber più “terreni” come Romelu Lukaku, Olivier Giroud, Edin Dzeko, Harry Kane, tutti ben oltre le 50 reti con le maglie di Belgio, Francia, Bosnia e Inghilterra. In Italia, dopo l’addio di Daniele De Rossi (21) e Luca Toni (16), nessuno è riuscito ad avvicinare queste cifre.
Urge ritrovare gol e carisma per sanare una falla che ci penalizza. Magari cercando di eguagliare, un giorno, il primato che resiste da 50 anni: i 35 gol di “Giggi” Riva.