Non solo l’Inter la Coppa UEFA, Simoni è stato tanto altro: dalla maglia bianconera alla vittoria di Wembley guidando il club di Cremona.
E’ scomparso a 81 anni Gigi Simoni , uno dei decani tra gli allenatori di Serie A . Ma non solo. Una lunga carriera nel mondo del calcio a fine anni ’50 e terminata nel 2014 con l’ultimo ruolo nel mondo del pallone, ovvero come direttore tecnico della Cremonese. Uno dei suoi grandi amori, ma non l’unico.
La carriera di Simoni è stata infatti decisamente variegata, e nonostante per anni il suo nome sia stato legato alla Coppa UEFA, a Ronaldo, al contatto nel Derby d’Italia tra Iuliano e il brasiliano. Non è stato solo l’allenatore dell’Inter, ma è stato idolo e simbolo della già citata Cremonese, ha lasciato ottimi ricordi a Napoli, ha passato anni da giocatore e da tecnico al Genoa. Persino la Juventus.
Il nome di Simoni è stato associato nel corso dell’ultimo ventennio alla Juventus per le polemiche del 97/98, ma Simoni ha indossato anche la casacca bianconera nel 67/68, esattamente trent’anni prima. Si trattava di una Madama che raggiunse le semifinali di Coppa dei Campioni, concludendo invece la Serie A al terzo posto.
Simoni scese in campo undici volte in quella Serie A, lui appena arrivato dai rivali del Torino e quasi trentenne. Allenato da Heriberto Herrera, arriva indossando lo Scudetto vinto l’anno prima dai bianconeri, cosa che non riuscirà a raggiungere in quel 1968. Scendendo comunque sul terreno di gioco europeo, nella prima fase: due presenze con la Juventus in Champions League, allora Coppa dei Campioni.
Herrera avrebbe voluto l’altro Gigi, Meroni, ma il carattere troppo sregolato portò la Juventus ad acquistare Simoni. Che non ha mai dimenticato i colori bianconeri, come raccontato qualche anno fa:
“La Juve aveva quelle strane maglie che si allargavano sulla schiena. Se davvero lì è nata la storia dei gobbi, io sono stato uno dei primi gobbi“.
Mister, noi ti ricorderemo per sempre così. Ci mancherai tantissimo. Ciao, Gigi ♥️🔘🔴🌹 pic.twitter.com/KwifjYdioe
— U.S. Cremonese (@USCremonese) May 22, 2020
Figlio di Crevalcore e dell’Emilia-Romagna, da giocatore non milita però mai nella sua regione d’origine. La sua vita sarà un poì più a nord, specialmente in Lombardia. Guida il Brescia, sogna con l’Inter, diventa leggenda e numero uno nella storia della Cremonese.
Quando approda a Cremona nel 1992 nessuno probabilmente avrebbe scomesso un milardo di lire sull’elezione a miglior tecnico del secolo in casa grigiorossa. E invece sì, ce la fa. Ottiene immediatamente la promozione in Serie A dopo la retrocessione , vince la dimenticata Coppa Anglo-Italiana e mantiene il club nella massima serie per tre annate consecutive.
Quella coppa è dimenticata sì, ma attorno ad essa l’alone di mistero viene spazzato via dall’importanza del trionfo: arrivò a Wembley, contro il Derby County, nel tempio del calcio e della musica, dove solo gli dei potevano esultare. Ci riuscì la piccola Cremonese di Simoni, idolo della città.
Con i goal di Verdelli, Maspero e Tentoni la Cremonese espugnò Wembley, dopo aver battuto anche Bari, Bristol City, Tranmere, West Ham e lo stesso Derby County nella prima fase:
“La vittoria di Wembley la paragono solo alla UEFA che ho conquistato con l’Inter. Una competizione lunga, faticosa, con trasferte lontane. Si pensava partita dopo partita e arrivati in finale eravamo già contenti, siamo scesi in campo tranquilli, c’era un’emozione positiva. E abbiamo stradominato la partita”.
Simoni è riuscito a tenersi strette tutte le sue esperienze, senza mai dimenticarne alcuna o pentendosene. Ha giocato a Mantova e reso grande la Cremonese, ha allenato Ronaldo e giocato la Champions con la Juventus. Ha tentato l’esperienza bulgara, preso per mano Ancona, Siena, Carrarese. Dalla A alla C, dalla B all’Europa.