All’alba della stagione 1985 si consuma uno dei divorzi più clamorosi della storia della Formula 1, quello tra Arnoux e la Ferrari.
René era approdato a Maranello a fine ‘82, in uscita dalla Renault dopo un biennio non facile in coabitazione con il connazionale Alain Prost. In squadra trova ad accoglierlo un altro francese, Patrick Tambay, amato come pochi dai tifosi che in lui hanno visto il degno sostituto di Gilles Villeneuve.
Il 1983 parte in modo praticamente opposto per la coppia: la Ferrari numero 27 vola mentre il pilota di Grenoble raccoglie due podi appena e sembra destinato al ruolo di gregario. L’apparente equilibrio viene stravolto nel gp del Canada: Arnoux firma pole e vittoria, inaugurando un filotto di primi e secondi posti con cui scala la classifica.
Dopo Monza, a due gare dal termine, è secondo a due punti appena da Prost. L’epilogo sarà amaro per entrambi, beffati da Piquet grazie all’utilizzo di benzina irregolare.
La prima metà della stagione ’84 per René è paradossalmente migliore della precedente e a Dallas compie una rimonta rimasta negli annali dall’ultima fila al secondo posto sotto alla bandiera a scacchi.
Fine.
Non salirà mai più sul podio e, peggio, racimolerà appena 4 punti nelle restanti tappe.
I malumori iniziano a trapelare e il Drake, sempre più perplesso, decide di riporre tutte le aspettative su Michele Alboreto e sulla nascitura.
La 156-85 è la prima rossa non partorita dal genio dell’Ing. Mauro Forghieri che, ironia della sorte, ai suoi esordi nella scuderia del cavallino rampante aveva partecipato al progetto della 156 F1 nel 1961.
Nel 1985 la Pasqua cade il 7 aprile, stesso giorno del GP inaugurale, in Brasile, sul leggendario Jacarepaguá.
In pole c’è una Ferrari, è la numero 27 guidata da Alboreto, Arnoux ha rimediato poco meno di due secondi ed è settimo.
Il divario tra i due è meno appariscente al termine della gara solo perché il milanese commette un errore che agevola la vittoria di Prost mentre il transalpino riesce a risalire fino al quarto posto nonostante un contatto con De Cesaris, staccato di due giri per intenderci.
Passa poco più di una settimana e nel tardo pomeriggio di martedì 16 aprile arriva un comunicato della Ferrari che ufficializza la separazione tra le parti e l’ingaggio di Stefan Johansson.
Gli scenari ipotizzati sono molteplici e fantasiosi: problemi fisici (la versione ufficiale nonché la meno credibile), il rapporto logorato con la squadra sfociato in litigio nel fine settimana brasiliano, una storia d’amore proibita, viene tirata in ballo perfino la droga.
La verità non salterà mai fuori perché René ed Enzo Ferrari rispetteranno nel tempo il patto di silenzio.
Altra Formula 1, altra epoca.
E altri uomini.