HISTORY SPORT

1° ottobre: auguri a George Weah, perla d’Africa

Sostanza, tecnica, movenze feline: un attaccante che spaccò la serie A. E un personaggio pittoresco fuori dal campo   di Stefano Ravaglia   Nella sua carriera ha un cruccio: non aver mai giocato un Mondiale col suo paese, la Liberia. Ci andò vicino in una occasione, e raccontò di essere rimasto in un angolo dello spogliatoio a piangere a fine partita. George Ousman Weah, nato il 1° ottobre 1966 a Monrovia, è sempre stato guascone e leggero, talmente istrionico che fa specie vederlo piangere in uno spogliatoio. Oggi compie cinquantatré anni, e lo fa da presidente del suo paese, eletto …

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Friedrich “Fritz” Walter, il primo capitano di una nuova Germania

L’attaccante tedesco, bandiera del Kaiserslautern, conduce la sua nazionale al primo trionfo Mondiale. E viene salvato dalla prigionia grazie al calcio. di Stefano Ravaglia Domenica 3 luglio 1954, un ragazzino undicenne timido e goffo, figlio di un pastore della regione tedesca dell’Assia, trova il modo di evadere. Quel giorno è in programma Ungheria-Germania, e contro ogni pronostico, con l’orecchio teso alla radio, il ragazzino ascolterà il suo disastrato paese vincere il Mondiale. Era da poco passato il secondo conflitto mondiale che lasciò in ginocchio quello che doveva diventare un impero millenario, e pensiamo che realmente qualche ragazzino abbia avuto sul …

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25 settembre ’96: nel freddo norvegese, Weah e Simone scaldano il Milan

Nel girone di Champions League i rossoneri si divertono contro il Rosenborg. Ma sarà una stagione amara   di Stefano Ravaglia   Sarebbe stata un’annata disastrosa, ma in molti ancora non lo sapevano. Il Milan aveva iniziato la stagione 1996-97 con lo scudetto sul petto, sicuro di un’altra annata ai vertici. Dopo la vittoria contro il Verona, era arrivato il capitombolo con la Sampdoria, e in Champions League il Porto di Jardel, futura conoscenza anche dell’Ancona, era passato a San Siro 3-2. La seconda giornata del torneo europeo, che ritrovava i rossoneri protagonisti dopo un anno di pausa, prevedeva una …

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Bologna-Anderlecht ’64: l’eliminazione costa cinque pesetas

Il cammino in Coppa dei Campioni dei rossoblu dopo lo scudetto, finisce subito. Per colpa di una monetina   di Stefano Ravaglia   Sì, sono ripartite le Coppe europee. Max Pezzali le cantava pure (“le Coppe in tele il mercoledì”), ma quanto sembrano lontani i tempi in cui giocare fuori dai confini nazionali era speciale, se non proprio un’avventura. E vecchia di almeno un ventennio è la Coppa dei Campioni riservata solo alle squadre campioni nazionali, prima che business e modernità inghiottissero tutto. Bello il Real delle cinque Coppe consecutive, bella la Grande Inter o il Benfica di Eusebio, il …

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“Fatal Verona”? Non sempre: le tre vittorie decisive dei rossoneri

Virdis, Pirlo e Pato: con queste firme il Milan ha sovvertito la maledizione del “Bentegodi”   di Stefano Ravaglia   Maggio 1973: il Milan di Rocco ha appena vinto la Coppa delle Coppe in Grecia, contro il Leeds di Don Revie. Deve giocare un importante finale di campionato, quattro giorni dopo, a Verona, contro i gialloblu. Milan, Juventus e Lazio si giocano il tricolore e sono divisi in classifica da una manciata di punti. Con la stella già cucita sulle bandiere rossonere, per il Milan pare una formalità la trasferta scaligera, ma Zigoni e i suoi la pensano diversamente: 5-3 …

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Roma-Real Madrid 2001: il ritorno in Europa nel giorno più brutto

L’11 settembre 2001 non si doveva giocare. E invece si gioca. La Roma perde in casa contro i futuri campioni d’Europa, ma in fondo non contava proprio nulla. di Stefano Ravaglia I rigori di Conti e Graziani erano ancora impressi nella testa di tutti i romanisti. Quelle maglie rosse che balzellano sul prato dell’Olimpico coccolandosi la Coppa dei Campioni, quarta della storia del Liverpool, sono restate indigeste per diciassette anni. Poi, un giorno caldissimo di giugno del 2001, Fabio Capello riuscì dove nessuno riusciva dal 1983. Quella volta fu Liedholm, placido Barone che preferiva il bastone alla carota. Serafico e …

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Bicchieri, taccuini, pallone e giornalismo: l’accademia di Brera

Il popolare giornalista e scrittore lombardo avrebbe compiuto 100 anni l’8 settembre. Se n’è andato nel dicembre del 1992.   di Stefano Ravaglia   “Sono padano di riva e di golena, di boschi e sabbioni. E mi sono scoperto figlio legittimo del Po”. L’8 settembre, insieme ad Ariosto e all’armistizio, come scrisse lui, venne al mondo anche Gianni Brera, probabilmente il più grande giornalista sportivo italiano. Il che non rende giustizia a un personaggio controverso, carismatico e dirompente, dal linguaggio forbito e dal bicchiere facile. Era il 1919 e a San Zenone, terra di contadini, e cento anni dopo si …

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Chiedi chi era Gaetano: trent’anni senza Scirea

Il 3 settembre 1989 moriva in un incidente d’auto in Polonia uno dei simboli della Juventus e della nazionale italiana. di Stefano Ravaglia Dopo l’ennesimo scudetto, era ora di far festa. Tutti in discoteca a ballare e divertirsi. Ma lui non è che fosse proprio tipo da discoteca, né un festaiolo in generale. Si lascia trascinare, una foto lo ritrae divertito e sorridente, in camicia, mentre si abbandona al ballo. Poi esce, proprio mentre, alle 6 del mattino, gli operai della Fiat vanno al lavoro. Rivede suo padre, operaio alla Pirelli, rivede lui stesso. Ma posso io darmi alle danze, …

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Nelson Dida, poche parole e molte parate

Dal Corinthians al Milan, e ora in Egitto a preparare i portieri di oggi. Un felino che per almeno tre anni è stato alla pari di Buffon di Stefano Ravaglia Oggi fa l’allenatore dei portieri di una squadra egiziana, che non poteva che chiamarsi Pyramids FC. Ne ha di insegnare di cose, Nelson de Jesus Silva, e se diciamo Dida tutti capiscono di chi stiamo parlando. Moacir Barbosa, l’ormai leggendario portiere del “Maracanazo” del 1950, si portò la croce addosso di quella sconfitta per il resto dei suoi giorni. Dida invece, in verdeoro, ha fatto quasi il pieno. Quasi, perché …

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All’ultimo respiro: i finali di campionato più incredibili

C’era sempre qualcuno che aveva le tue stesse chances. Quattro campionati, quattro storie di finali al fotofinish. di Stefano Ravaglia L’ultra spezzatino televisivo, iniziato timidamente più di vent’anni fa con Tele+ e una partita messa alla domenica sera alle 20.30, che già sembrava una rivoluzione, ci ha tolto qualcosa e forse anche di più. Un tempo, tutte le partite alla stessa ora, poi le ultime quattro giornate, ora invece è tutto alla mercé delle televisioni anche sino all’ultimo turno. La comprovata non competitività del campionato ha permesso inoltre di vincere gli scudetti in albergo, come spesso è capitato alla Juventus …

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