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Il rimpianto di Moratti: quando il sogno di portare Eric Cantona all’Inter svanì nel giorno del ‘Kung Fu’ kick

Massimo Moratti sognava di riportare l’Inter in alto con un colpo leggendario: Eric Cantona. Ma proprio mentre provava a convincerlo, il francese colpì un tifoso con un calcio volante. La storia di un sogno sfumato e un rimpianto eterno.

Nel febbraio del 1995, mentre Manchester vibrava al ritmo del britpop e le strade si riempivano delle sonorità di Oasis e Stone Roses, in un altro universo, quello calcistico, un altro “King” regnava. Eric Cantona, con il suo colletto rialzato e lo sguardo magnetico, era l’anima del Manchester United, il cuore pulsante di una squadra inarrestabile. Era il leader che Massimo Moratti voleva alla sua Inter, e il magnate milanese fece di tutto per portarlo a Milano.

Era appena diventato presidente dell’Inter, ereditando la società da Ernesto Pellegrini con l’ambizione di ricreare una nuova “Grande Inter”, e Cantona era il simbolo di quel cambiamento. Dopo aver già puntato Paul Ince, un altro protagonista dei Red Devils, Moratti volò in Inghilterra per assistere alla partita del Manchester United contro il Crystal Palace il 25 gennaio 1995. L’obiettivo era chiaro: portare entrambi a San Siro. Ma il destino aveva in serbo una sorpresa.

CANTONA AL MANCHESTER UNITED: IL RE DEL TEATRO DEI SOGNI 

Al Manchester United, Eric Cantona era molto più di un semplice giocatore: era il leader indiscusso di una squadra che dominava la Premier League. Arrivato nel 1992 dal Leeds United per una cifra relativamente modesta, Cantona si trasformò immediatamente nel simbolo della rinascita dei Red Devils. Sotto la guida di Sir Alex Ferguson, il francese divenne l’anima creativa della squadra, capace di ispirare i giovani talenti come Ryan Giggs, Paul Scholes e David Beckham.

Con il suo stile inconfondibile – colletto rialzato e una calma apparente che nascondeva una furia agonistica – Cantona condusse il Manchester United a vincere il primo titolo della nuova Premier League nel 1993, consolidando la sua leggenda con un double (Premier League e FA Cup) nella stagione successiva.

PERCHÉ MORATTI DESIDERAVA CANTONA ALL’INTER: IL SOGNO DI UN LEADER CARISMATICO

Massimo Moratti, appassionato di calcio e grande estimatore del Manchester United, vedeva in Eric Cantona il simbolo del cambiamento che desiderava per la sua nuova Inter. Cantona non era solo un giocatore, era un leader carismatico, capace di trascinare la squadra e di ispirare i compagni con la sua personalità indomabile.

Moratti voleva riportare l’Inter ai vertici del calcio italiano e internazionale, e per farlo sapeva che aveva bisogno di un giocatore dal carattere forte e dallo stile inconfondibile come quello di Cantona. Con il francese in squadra, Moratti sperava di portare la stessa mentalità vincente che Cantona aveva infuso nello United, trasformandolo in una squadra dominante.

IL COLPO DI KUNG FU CHE DISTRUSSE IL SOGNO NERAZZURRO 

Durante quella partita, Cantona, già nervoso per la dura marcatura di Richard Shaw, perse completamente il controllo dopo essere stato espulso. Nel tragitto verso gli spogliatoi, un tifoso del Crystal Palace, Matthew Simmons, lo provocò con insulti razzisti. Cantona reagì con un gesto che sarebbe entrato nella storia: un calcio volante, il “kung fu kick”, che finì direttamente sul petto del tifoso.

Moratti, seduto in tribuna, non poteva credere ai suoi occhi. L’uomo che sognava di vedere vestire il nerazzurro aveva appena compromesso il suo futuro calcistico, e con esso anche le speranze del presidente interista. Quel calcio cancellò ogni possibilità di trasferimento. Cantona fu squalificato per otto mesi e il sogno di portarlo in Serie A si spense sul nascere nonostante i moltissimi rumors di mercato nei mesi successivi.

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COSA SAREBBE STATO CANTONA IN ITALIA? 

In un’epoca dominata dal britpop, dove Manchester brillava non solo per la musica ma anche per il calcio, Eric Cantona avrebbe potuto cambiare la storia dell’Inter. Con il suo carisma e la sua forza trascinante, avrebbe potuto diventare il simbolo del rilancio nerazzurro. Moratti, ancora oggi, ricorda quel momento come uno dei più grandi rimpianti della sua carriera da presidente.

L’immagine di Cantona che guida l’Inter contro i rivali storici della Juventus o del Milan è uno dei grandi “what if” del calcio. Anche se in quegli anni, le due rivali potevano contare su una rosa molto più attrezzata di quella nerazzurra, e difficilmente il suo arrivo avrebbe portato a successi immediati. Negli anni novanta c’erano anche altre formazioni fortissime come la Fiorentina, la Lazio, il Parma e la Sampdoria. Avrebbe portato la sua rabbia, magari molte discussioni fuori dai rettangoli di gioco, creativa sui campi della Serie A, affrontando i difensori italiani con la stessa eleganza e forza che aveva mostrato in Inghilterra?

Oppure, quella passione incontrollabile lo avrebbe portato a nuovi episodi di follia? Nessuno potrà mai saperlo, ma una cosa è certa: la sua presenza avrebbe segnato profondamente il campionato italiano.

ERIC CANTONA HA COMBATTUTO PER UN GIOCO AUTENTICO E INCLUSIVO

Eric Cantona non è stato solo un simbolo di eccellenza in campo, ma anche un guerriero fuori dal rettangolo di gioco, impegnato in battaglie che hanno segnato il calcio. Famoso per la sua intolleranza verso il razzismo, reagì duramente agli insulti razzisti ricevuti durante la celebre partita contro il Crystal Palace, dimostrando che per lui il calcio doveva essere un luogo di inclusione.

Cantona ha inoltre criticato la crescente commercializzazione del calcio, condannando la perdita dell’autenticità a favore degli interessi finanziari. Con il suo coinvolgimento nella campagna “Joga Bonito”, ha difeso l’idea di un calcio pulito e artistico, sottolineando che lo sport non è solo competizione, ma anche espressione di creatività e passione. Per Cantona, il calcio era una forma d’arte, uno spazio dove il carisma e la personalità dei giocatori dovevano emergere sopra ogni cosa.

Sarebbe stato difficile, però, far comprendere questi ideali in un paese come l’Italia, dove la cultura calcistica, allora come oggi, faticava ad abbracciare pienamente queste visioni troppo rivoluzionarie.

IL RIMPIANTO DI MORATTI E L’AMORE PER IL CALCIO INGLESE

Moratti non ha mai nascosto il suo amore per il calcio inglese e, soprattutto, per Cantona. In un’intervista del 2019, confessò: “Cantona è il mio più grande rimpianto. Ero in tribuna quel giorno, pronto a firmarlo, ma tutto è andato in fumo.” Se quel giorno fosse stato diverso, forse l’Inter avrebbe vissuto la sua rinascita molto prima. E Cantona sarebbe diventato non solo una leggenda del Manchester United, ma anche un’icona nerazzurra.

Il calcio ha spesso storie di sogni infranti, di coincidenze che cambiano il corso degli eventi. E quella di Eric Cantona e l’Inter è una di queste: un sogno rimasto sospeso, intrappolato tra un calcio volante e un rimpianto che, ancora oggi, fa sognare i tifosi interisti.

A proposito di Cristian La Rosa

Cristian La Rosa. Classe ’76, ama il calcio e lo sport in generale. Segue con passione il calcio internazionale e ha collaborato con alcuni web magazine. È il fondatore, ideatore ed editore.

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