La favola del piccolo Davide che sta sgambettando i Golia della Liga: il Girona di provincia sta riscrivendo la storia del calcio spagnolo
L’inaspettato comanda in Liga. Dopo un quarto di campionato, la classifica della massima serie spagnola presenta ai primi posti le solite, grandi protagoniste degli ultimi vent’anni.
Tranne una: svetta, contro ogni pronostico, il Girona. Sì, proprio il Girona. Una piccola realtà di provincia, abituata a navigare tra seconda e terza divisione fino a pochi anni fa. Un club dalla storia recente fatta più di delusioni che di gioie e che ora si ritrova meritatamente in vetta, con le superpotenze Real Madrid, Barcellona e Atletico Madrid costrette a rincorrere. Una favola calcistica, una di quelle improbabili imprese sportive capaci di far sognare le tifoserie di tutta Europa.
Il pareggio che sa di vittoria. Così potremmo definire il prezioso 1-1 ottenuto contro l’Athletic Bilbao. Un pari che muove la classifica ma, soprattutto, continua a tenere in vetta alla Liga i catalani. Primato condiviso con il solito Real Madrid, unica squadra in grado di tenere il passo della piccola-grande rivelazione di questo campionato. Le inseguitrici blaugrana e colchoneros, infatti, restano staccate di ben 4 lunghezze da queste coppie regine. Segno che il Girona non è un fuoco di paglia, ma una realtà concreta e solida in grado di competere davvero per il titolo. Certo, è ancor lunga e la strada resta irta di insidie.
LA FAVOLA “EMIRATI-CATALANA”
Girona, deliziosa cittadina catalana a un tiro di schioppo dalla Francia. Un vivace centro culturale dalla forte identità locale, che però fino a oggi non era certo famoso per tradizioni calcistiche. E infatti, mentre la squadra di basket catalizzava l’attenzione mediatica con il proprietario-giocatore Marc Gasol, il Girona FC arrancava tra seconda e terza serie del campionato spagnolo. Ma il pallone, si sa, è capace di regalare favole inaspettate. C’è lo zampino degli Emirati dietro la favola Girona. Già, perché la cavalcata della piccola realtà catalana porta anche la prestigiosa firma del City Football Group, la holding calcistica della famiglia reale di Abu Dhabi. Un colosso del pallone che negli anni ha messo le mani su ben 10 club in giro per il mondo, a partire ovviamente dal Manchester City.
E nel 2017, guarda caso proprio quando il Girona conquistava la sua prima, storica promozione nella Liga, ecco che gli emiri decidevano di investire anche nella piccola realtà catalana, diventando proprietari di maggioranza e iniziando a gettare le basi per una scalata vertiginosa mettendo a disposizione mezzi economici e know-how gestionale per sognare in grande. L’asse Manchester-Girona porta la prestigiosa firma di Pep Guardiola. Sì, perché dietro l’ascesa del club catalano c’è anche lo zampino del celebre allenatore, originario proprio di quei paraggi. Guardiola non ha ovviamente un ruolo operativo, ma il legame col Girona è più che mai solido.
Merito del fratello Pere, agente di calciatori, che quando il City Football Group decise di sbarcare in Europa puntando su una piccola realtà spagnola suggerì proprio il club vicino alle radici di famiglia. Così, nel 2017, parte delle quote azionarie finirono a una società di proprietà dello stesso Pere Guardiola e il filo conduttore con Pep, manager citizens, si saldò in maniera ancor più forte.
CRESCITA OCULATA E IDENTITÀ
Crescita oculata, niente spese folli. Il doping monetario non fa per il Girona “targato” Emirati. Già, perché dietro al club non c’è il classico magnate pronto a pompare petrodollari senza ritegno. Il City Football Group, casata calcistica della famiglia reale di Abu Dhabi, sta gestendo l’investimento catalano con parsimonia e pianificazione. Certo, le risorse non mancano, ma finora si è preferito procedere passo dopo passo tanto che appena 4 anni fa rischiava addirittura di sprofondare nelle serie minori, prima di risalire la china fino al trionfo odierno.
Uniformati, ma unici. Potremmo riassumere così l’operato del City Football Group. Da un lato, il club ha subito il classico “rebranding” a uso e consumo degli Emirati: nuovo stemma in linea con gli altri team del gruppo, stesso sponsor tecnico, immagine coordinata. Insomma, il “marchio” Girona rivisto e corretto secondo gli standard mediorientali. Dall’altro, però, la squadra non ha perso la propria identità. In campo scende una rosa dal valore tutt’altro che faraonico, probabilmente la decima della Liga per monte ingaggi. Merito di un progetto che punta più sulle competenze che sui milioni, valorizzando i gioielli del vivaio e attingendo alla rete di contatti e osservatori degli Emirati.
Insomma, niente spese allegre: qui si punta su programmazione, competenze, valorizzazione del settore giovanile. Per creare un club solido, i cui successi nascono dal campo e non dal portafoglio. Un percorso che sta già ripagando, vista la strepitosa cavalcata e chissà dove potrà ancora spingersi questo progetto a tinte emire, senza però eccessi o scorciatoie.
LA RICETTA DELL’IMPRESA
La ricetta del successo ha un sapore internazionale. Così potremmo riassumere la formula magica che ha proiettato il Girona tra le grandi della Liga. Un mix perfetto tra talenti locali, giocatori arrivati in prestito dalle altre squadre del Gruppo e mirati investimenti sul mercato globale. In particolare in attacco, reparto potenziato con la coppia d’oro ucraina Tsygankov-Dovbyk, già a quota 10 reti nonostante i 15 milioni spesi in estate.
L’esperienza al potere, ecco il segreto secondo mister Michel che alla base del suo undici titolare ha voluto un manipolo di veterani in grado di cementare il gruppo e trascinare i più giovani. Su tutti, il capitano Cristhian Stuani, bandiera del club reduce da 5 stagioni in maglia catalana dopo un passato italiano con la Reggina. Leader carismatico, fa reparto con altri senatori del pallone come l’estremo difensore Paulo Gazzaniga, con un pedigree italo-argentino, e il centrale olandese Daley Blind, arrivato a costo zero dal Bayern.
Ma al di là dei nomi, ciò che impressiona del Girona è l’amalgama tattica. Merito di uno staff che assembla alla perfezione tasselli provenienti da ogni dove, esaltandone le qualità all’interno di un gioco corale, moderno e propositivo in una fusione perfetta tra anime diverse, unite da una missione chiamata impresa.
IL GIOCO DI MICHEL: DIFESA SOLIDA E ATTACCO SFRENATO
Difesa e attacco, pilastri del primato. Il segreto del Girona è tutto qui secondo mister Michel (Miguel Ángel Sánchez Muñoz), l’artefice del capolavoro. Equilibrio, organizzazione quando si tratta di proteggere la propria porta e totale spregiudicatezza non appena si conquista il pallone, con una foga offensiva senza pari in Liga. Merito di un 4-3-3 camaleontico, che all’occorrenza diventa un ultra offensivo 3-4-3 pur di mettere nelle condizioni gli attaccanti di colpire in verticale, senza indugi. Un mix perfetto, come testimoniano i numeri: 32 gol segnati fin qui, oltre 2 di media a gara, record assoluto del torneo. Con una difesa comunque solida e attenta, al netto dell’indole super offensiva.
Provinciali si resta: nonostante la scalata vertiginosa, la squadra non ha perso la sua identità territoriale. Lo testimoniano il piccolo stadio da 10mila posti nel cuore dell’università cittadina e la seconda maglia che omaggia il vessillo catalano. Simboli di un legame profondo col territorio, come dimostrano le tante iniziative benefiche a supporto della comunità locale. Su tutte, la sponsorship concessa lo scorso anno a Open Arms, organizzazione umanitaria che salva vite nel Mediterraneo. Un rapporto speciale coi tifosi, nonostante gli investimenti degli Emirati, resta una realtà di provincia dal grande cuore e forti valori.
Un club che non rinuncia alle proprie radici e anzi le esibisce con orgoglio, perché prima di pensare ai fasti della Liga, viene il legame con il territorio. Un tratto distintivo che rende questa favola calcistica ancor più unica e coinvolgente.