Gabrigol verso Inter-Como. “Icardi al Como? Cosa ci facciamo con Mauro, abbiamo già Alessandro. Siamo in buone mani“. Questo il grido di battaglia (tra il serio e il faceto) nei mesi scorsi del fratello di ‘Gabrigol’ Tommaso Gabrielloni. E’ lui il ‘maestro di vita e di calcio’ per l’attuale bomber del Como in Serie A. Ebbene sì, Ale Gabrielloni fuoriclasse dentro e fuori dal campo. Un esempio di straordinario successo per i giovani che ambiscono un giorno a palcoscenici di primissimo livello. E chissà… magari avrà voglia di accogliere il nostro invito e di raccontare presto in cattedra (senza filtri!) il suo incredibile percorso agonistico. Stavolta nelle vesti di relatore, in una celebre università italiana (top-secret).
Gabrigol è un emblema puro, forse unico, di sacrificio, valori umani e dedizione. Dal Subbuteo alle partite di calcio tra macchinette, da quel piedino corretto da un ‘gessetto’ all’incredibile sogno chiamato Serie A (con gol e assist in Como-Roma proprio domenica sera). Nessuno se lo sarebbe mai immaginato, non soltanto la sua famiglia e la sorella Marta (che avevamo intervistato in esclusiva in più occasioni), bensì la fidanzata Elisa Cardinali. L’abbiamo raggiunta in queste ore per farci raccontare in esclusiva i segreti del suo “Amore Gabrigol”. Si tratta della prima intervista assoluta, a tutto campo, a “Lady Gabrielloni”, scrupolosa studentessa universitaria (magistrale) di Chimica (Chemistry) a Camerino.
Ma prima una piccola-grande curiosità: il “Lord” Ale Gabrigol – che a nostro avviso meriterebbe una chance in Nazionale, come tra l’altro ci ha più volte confessato il suo ex mister Juniores Jesina 2010 Stefano Belardinelli – è ritenuto, udite udite, uno degli attaccanti meno pagati di tutta la serie A. Secondo una recente analisi economico-finanziaria targata ‘Calcio e Finanza’, relativamente agli stipendi dei calciatori del Como, Ale Gabrielloni guadagnerebbe “solo” 50.000 euro netti (circa 90.000 euro lordi) contro i circa 2 milioni netti di Sergi Roberto, e i 500.000 euro netti di Pepe Reina.
“Credo proprio di non essere eccezionale in alcun fondamentale, so fare un po’ di tutto. Ma non so probabilmente siglare gol eccessivamente estetici o spettacolari”, ci aveva scherzosamente rivelato più volte il buon Alessandro negli ultimi anni, anche a Jesi al Teatro Pergolesi lo scorso maggio, in occasione dell’ultima cerimonia in memoria dell’ex Juventus Renato Cesarini (durante la quale aveva ricevuto un riconoscimento). Dopo questa piccola introduzione, andiamo ora a scoprire cosa ha detto la fidanzata di Alessandro Gabrielloni ai nostri microfoni.
Di seguito l’intervista integrale esclusiva a ‘Lady Gabrielloni’ Elisa Cardinali. Vi sembra un’intervista troppo lunga? ‘Prendetevela’ con Elisa Cardinali, si fa per scherzare: “Sono un po’ logorroica – sorride – poi questo è il risultato…”. Indubbiamente una chiacchierata ricca di aneddoti, rivelazioni e spunti interessanti.
Ciao Elisa e grazie per la disponibilità. Emozionata per il primo timbro in Serie A di Alessandro?
“Un’emozione assurda, è stata davvero una bellissima esperienza, ancor migliore del primo gol realizzato da Ale la scorsa stagione in B contro la FeralpiSalò. Quello era praticamente il primo timbro realizzato da quando effettivamente ci siamo messi insieme. Purtroppo io, a differenza dei suoi genitori, domenica sera contro la Roma non ero allo stadio ma nelle Marche. Ho visto la partita in tv…”
Un gol pesante e decisivo contro una ‘big’ come la Roma… Chi l’avrebbe mai detto?
“Mi tremavano le mani al momento del suo gol ai giallorossi… Sinceramente io, come lui, non vedevo l’ora che arrivasse questo momento. Direi che ho molta fiducia in Ale e credo tanto nelle sue potenzialità. Dunque ero sicura che, nel momento in cui avesse avuto la possibilità di giocare ed esprimere effettivamente le sue doti e capacità, avrebbe portato a termine il suo obiettivo. In realtà ho un aneddoto particolare su questa storia del suo primo gol nel massimo campionato…”
Che aneddoto, dicci pure senza ‘paura’…
“Non ero allo stadio contro la Roma perché in questi giorni ho avuto due esami universitari, qui nelle Marche. Praticamente ero a casa di un mio amico stretto dell’università, con cui studio. C’era anche suo padre. Loro sono romanisti sfegatati. Quando ha segnato Ale mi sono chiesta: oddio, adesso cosa faccio? Alla fine anche loro hanno fatto ad Ale i complimenti. Anzi, a dirla tutta, il mio amico Marco, giallorosso purosangue, gli aveva anche inviato un audio su whatsapp prima della partita, dicendogli: ‘fai il bravo Alessandro, e non segnare contro la mia squadra del cuore’. Che altro dire, mi auguro che il gol contro la Roma di Ranieri e Dybala sia il primo di una lunga serie di sigilli. E spero di godermi i suoi futuri gol live allo stadio e non in tv…”
Quanto è importante secondo te il concetto di famiglia all’interno del percorso di Ale? E, magari, se e quanto c’è del tuo su questa sua straordinaria crescita…
“La famiglia è un suo punto di forza, non ci sono dubbi. Ale è una persona molto legata al proprio nucleo familiare, ai genitori, ai fratelli e alla sorella Marta. Sente molto il loro appoggio. I suoi genitori tra l’altro erano presenti allo stadio contro la Roma. Non lo so ma… magari domenica scorsa con la loro vicinanza, a livello mentale si è rivelato ancor più determinato. Perché davvero penso sia molto influenzato dalla famiglia… Se ho contribuito anch’io alla sua crescita e ai suoi successi? In maniera egocentrica posso dire che da quando ci siamo messi insieme, cioè l’anno scorso (un anno e mezzo fa per l’esattezza, anche se si conoscono ormai da sette anni, NDR), Ale ha disputato l’anno in cui ha fatto più gol negli ultimi tre anni.
E quindi forse penso di sì, almeno un minimo ma probabilmente anche un po’ di più… Comunque adesso conviviamo a Como, quindi magari un po’ la serenità mentale e lo star bene insieme ti porta poi a star meglio nella vita e quindi nel lavoro che fai,. In linea generale, riassumendo, direi che almeno un pochino penso di aver contribuito in tal senso, anche se ovviamente, riguardo alle varie responsabilità, è tutta opera di Ale. È lui, d’altronde, che sta in campo. Ha una mentalità giusta e infatti è riuscito a raggiungere il suo obiettivo…”
Quali, a tuo modo di vedere, sono le sue migliori doti?
“Ho iniziato a capire qualcosina di pallone quando mi sono messa con Ale. Non ho mai seguito il calcio prima, piuttosto seguo la pallacanestro… Per quello che poco conosco di calcio, credo di poter dire che Ale sia un vero uomo d’area, un bomber, bravo anche dal punto di vista tattico… Sotto il profilo personale, è un individuo molto determinato e sempre disposto ad aiutare gli altri, un esempio e un punto di forza per una squadra. Inoltre è una persona che non si lascia demoralizzare facilmente, è sempre molto disponibile. Insomma, quello che vedo in lui è una persona davvero molto determinata e questa cosa gliela invidio parecchio…”
Dove vedi questo Como… potrà arrivare molto in alto nel prossimo futuro?
“Spero che arriveranno il più lontano possibile e che faranno un po’ come l’Atalanta. Mi auguro che continueranno a salire sempre più in alto, perché se lo meritano…”
Concedici una battuta: nel mondo del calcio, pensi di poter essere considerata legittimamente una wag? È un’etichetta che può dar fastidio sotto alcuni aspetti secondo te?
“In realtà non conosco il vero significato di wags. Io sto con Ale, cerco di dargli supporto nel meglio delle mie capacità; cerco sempre di seguirlo in ogni scelta che fa ma poi ho comunque la mia vita. Faccio la magistrale di Chimica a Camerino, quindi ho anch’io i miei obiettivi. Diciamo che entrambi, insieme, ci supportiamo per raggiungere le nostre mission: le mie ovviamente sono diverse dalle sue.
Semplificando: cosa significa oggi essere ragazza o moglie di un calciatore a tuo giudizio? In molti parlano spesso di wags: tanto per capirci, pensiamo ad esempio, in questi anni, a Michela Persico ‘accostata’ a Rugani o Wanda Nara a Icardi (a cui il Como sembrerebbe aver “preferito” proprio Ale Gabrigol, lì in attacco…)…
“Io personalmente sono un po’ atipica da questo punto di vista. Come Ale, sono di Jesi e dunque sono molto alla mano, tranquillissima. Essere etichettata tra le wags? A me va bene tutto ma ho sicuramente altri obiettivi nella mia vita…”
Ale ha dei ‘segreti’ o ‘sogni’ nel cassetto? Cosa puoi svelarci in merito?
“Il sogno di Ale era quello di arrivare in A e segnare il suo primo gol. L’ha appena raggiunto. Ma è una persona che non si è mai posta limiti e l’ha dimostrato in tutti questi anni. Quindi penso che, in questo momento, il suo sogno nel cassetto sia magari, non lo so, giocare in Nazionale o arrivare in Champions. Quello che penso io è che non sarà mai una persona che dirà ‘ok, basta, sono soddisfatto’. In altri termini, finché avrà possibilità, cercherà di raggiungere sempre obiettivi più alti. E penso che questa sia una delle caratteristiche di Ale che mi ha fatto alla fine innamorare di lui. Perché, appunto, è sempre molto positivo, propositivo, determinato. Sono qualità davvero molto belle, che fanno anche bene in realtà alla nostra relazione…”
A Jesi a maggio ha ricevuto il Premio Cesarini, inventore della famosa ‘Zona Cesarini’. Dove ha messo questo suo prestigioso trofeo, visto che tra l’altro era seduto in platea dietro al CT della Nazionale Luciano Spalletti quel pomeriggio al Teatro Pergolesi?
“Tiene il trofeo a casa, a Jesi, nella sua cameretta. Il premio Cesarini è esposto insieme ad altre sue cose del calcio”
Lo vedresti bene un giorno con la maglia della Nazionale di Spalletti, o comunque vuoi fargli un augurio particolare?
“Gli auguro che possa essere all’altezza di qualsiasi cosa o situazione come la Nazionale o altre squadre. Glielo auguro con tutto il cuore… Poi se sarà bene, se non sarà fa niente. In ogni modo so che lui metterà sempre la stessa determinazione nel fare tutto quello che la vita e il calcio gli pongono davanti…”
Siamo alle battute finali… Ale conserva un oggetto portafortuna o ha particolari riti scaramantici?
“No, non ha un oggetto particolare ma ascolta sempre alcune canzoni prima della partita, tra queste Toxicity dei System…”
Lo vedresti bene un giorno in cattedra, nelle vesti di relatore/docente universitario, magari nei prossimi mesi
“Sicuramente gliene parlerò (ride, ndr), intanto gli auguro il meglio con il Como…”