L’Inter crolla in picchiata, la crisi è nerissima: tra campionato ed Europa è tempo di esami di coscienza, altrimenti sarà solo fallimento. Ora bisogna salvare la stagione. Inzaghi trema, il futuro torna in bilico.
L’Inter attraversa la peggior crisi dell’era Simone Inzaghi: in campionato i nerazzurri hanno da tempo smarrito la via. La sconfitta casalinga col Monza, terza di fila in Serie A senza gol, è una macchia indelebile nella storia del club: a San Siro non era mai successo. I tifosi hanno fischiato nel post-partita: temono che la qualificazione alle semifinali di Champions sia a rischio e lo spettro di una stagione fallimentare inizia a fare paura.
Mercoledì arriva il Benfica in un match da dentro o fuori, ma è l’umore della truppa a preoccupare: la squadra non sa più vincere, segnare, trovare la via del successo. In campionato sono 11 le sconfitte, un’enormità se confrontate alle 4 della scorsa stagione. La banda Inzaghi vive il momento più complicato, in balia di paure e insicurezze che ne stanno minando le certezze.
Il k.o. del Benfica in Portogallo contro il Chaves non lenisce le sofferenze: la crisi nerazzurra è profonda, solo un’impresa europea può restituire ossigeno. Altrimenti sarà resa dei conti, con prospettive fosche per il futuro. A San Siro mercoledì si decide una stagione: vietato sbagliare, per non affondare risucchiati nella corrente della mediocrità.
INTER, SVEGLIA! TRA DIGIUNO DI GOL E PAURE, LA STAGIONE RISCHIA DI SFUGGIRE DI MANO
L’Inter ha smarrito la via del gol, incapace di sfruttare un attacco stellare. Nelle ultime 5 giornate di A ha concluso 113 volte, segnando appena 2 reti: una su azione, una su rigore. Un andamento confermato negli ultimi 12 turni, con soli 10 gol all’attivo: la media è crollata da 2,1 a 0,8 a gara.
Numeri impossibili da spiegare, non bastano gli alibi. Le colpe sono dei nerazzurri, incapaci di precisione, freddi sotto porta; tentano tiri da fuori senza costrutto, non attaccano la profondità o saltano l’uomo. Le ultime campagna acquisti hanno depotenziato la squadra, manca un leader che trascini nei momenti no, che dia la scossa: inconsciamente l’Inter attende le notti di coppe per dare il meglio, rischiando però di fallire la Champions.
Con Lukaku, Lautaro, Dzeko e Correa è inspiegabile non segnare. Non sono solo meriti altrui, dietro c’è scarsa cattiveria, conclusioni affrettate; mancano superiorità numerica e strappi, dribbling per creare pericolo. Qualcosa si è inceppato, i nerazzurri hanno smarrito concretezza e cinismo sotto porta. Non si tratta di reparto offensivo sterile in sé, ma di un gruppo che ha dimenticato come sigillare la manovra con il gol.
Ora Inzaghi deve trovare una soluzione, una cura per arginare il digiuno. In gioco c’è la Champions, una stagione rischia di sfuggire per prodezze solo a giorni alterni, a sprazzi. L’Inter deve tornare a segnare in campionato per non fallire l’obiettivo, altrimenti dovrà vincere l’unico trofeo rimasto per accedere all’Europa che conta.
I numeri raccontano una crisi evidente, urge rimediare alla sterilità sotto porta per non gettare al vento un’annata altalenante, finora deludente. Riportare il miracolo europeo in Italia può valere un’intera stagione: a condizione di ricominciare a far gol, sin da subito. La via d’uscita passa dall’attacco, per non sprofondare nell’anonimato più totale.
INTER, IN TANTI PARAGONANO QUESTA SQUADRA A QUELLA DEL 1993-1994
I tifosi nerazzurri più esperti paragonano questa Inter a quella del 1993-94; quella che rischiò la B ma vinse la Coppa Uefa. Se l’impresa riuscisse a Barella e compagni, San Siro perdonerebbe le figuracce col Monza o la Fiorentina. Senza trofeo e Champions ci sarà rivoluzione: via Inzaghi, ma non solo. Per i processi ci sarà tempo, ora conta il Benfica. Tutto può cambiare in 90 minuti, nel bene e nel male. L’Inter ci ha abituati, il finale è ancora tutto da scrivere.