Gli azzurri lottano ma cedono alla superiorità di Team USA: il racconto del match che chiude i sogni iridati dell’Italbasket
Volendosi appellare alla cabala tipica dei pre-match, era un martedì anche diciannove anni fa a Colonia, quando contro ogni aspettativa (e contro ogni logica) l’Italia di Carlo Recalcati (toh, uno degli assistant coach di Gianmarco Pozzecco, sicuramente il più esperto) battè senza appello Team Usa iniziando a crepare le certezze di titolo olimpico degli statunitensi.
Ad Atene, un mese e mezzo dopo, sul gradino più alto del podio c’era l’Argentina. Sul secondo l’Italia, esattamente un gradino sopra quello che doveva essere il nuovo Dream Team guidato dal giovane e sfrontato Lebron James (doveva ancora compiere vent’anni all’epoca) e dal fenomeno Allen Iverson, uno che poi in carriera ha vinto nulla in confronto allo sconfinato talento in suo possesso.
Nell’Italia, in quel match pre-olimpico giocato a Colonia contro Team Usa, brillò più di tutte la stella di Gianluca Basile, capace di metterne 25 nonostante la marcatura di Lebron James, e di Gianmarco Pozzecco, che ne mise a referto 11 e regalò un iconico inchino al pubblico -attonito- presente.
Ma se, dopo diciannove anni, siamo ancora qui a ricordare con i lucciconi agli occhi quella meravigliosa partita, è perché prassi vuole che tra Usa e Italia nel basket non ci sia storia.
Non più tardi di due settimane fa, il neo primatista mondiale dei 200 metri piani Noah Lyles, in conferenza stampa ha detto di non capire perché chi vince la NBA si definisce campione del mondo, in quanto la NBA non è il mondo nonostante sia sicuramente il campionato più competitivo e affascinante del globo, scatenando le reazioni rabbiose sia degli appassionati che di alcuni dei protagonisti dei parquet Usa. Queste dichiarazioni sono sicuramente scolpite nella testa dei dodici americani in roster che hanno un motivo in più ora per arrivare in fondo alla competizione mondiale e alzare il trofeo per poi chiedere a Lyles come si possano definire.
E nonostante, per chi scrive, Lyles avesse ragione, ora quelle dichiarazioni fanno temere in un ciclone made in Usa pronto ad abbattersi sull’Italia.
Ma alle 14.40 c’è la palla a due. E tutte queste parole se le porta via l’umidità di Manila.
I mondiali fino alle 14.39
Che mondiali sono stati fino a ora per Italia e Stati Uniti?
Partiamo da noi: un inizio balbettante contro l’Angola, che siamo riusciti a sconfiggere di quindici punti staccandola solo nell’ultimo quarto; una brutta partita, giustamente persa, contro la Repubblica Dominicana che ci ha messo spalle al muro costringendoci a vincere e sperare contro le Filippine padrone di casa, che abbiamo effettivamente sconfitto senza però entusiasmare.
Abbiamo così passato il primo girone da secondi (dietro ai domenicani) e ci siamo trovati costretti a vincere sia contro la Serbia che contro Porto Rico per arrivare ai quarti di finale. E proprio contro la Serbia, di cui ormai siamo ufficialmente la bestia nera, abbiamo sfornato la nostra miglior prestazione ribaltando una partita che a metà terzo quarto ci vedeva sotto di quattordici punti. Poi è salito in cattedra Fontecchio (saranno 30 punti a fine match per lui, massimo in carriera in maglia azzurra per il talento di Utah Jazz) accompagnato dal professor Datome, capace di metterne otto in un minuto scalfendo ogni certezza dei balcanici. A fine partita abbiamo portato a casa una vittoria esaltante e contro Porto Rico, due giorni dopo, abbiamo sì faticato ma la squadra ha sempre dato l’impressione di poterla vincere come poi effettivamente è accaduto.
E così, contro ogni pronostico dopo il primo girone, abbiamo passato il turno da primi del girone davanti alla Serbia e ci siamo seduti in riva al fiume ad aspettare il nome del nostro avversario per i quarti di finale.
Team Usa ha vinto con facilità le tre partite del primo girone (99-72 vs Nuova Zelanda; 109-81 vs Grecia; 110-62 vs Giordania), ha vinto di dodici contro Montenegro la prima del secondo girone (85-73) e poi, un po’ a sorpresa ha perso contro la Lituania 104-110 l’ultima partita, trovando per questa ragione l’Italia sulla sua strada.
Proprio nella partita persa contro la Lituania sembra però essere entrato definitivamente in clima mondiale Anthony Edwards, fenomeno dei Minnesota Timberwolves già NBA All-Star team in questa stagione, che ne ha messi a referto 35 tenendo la squadra in partita fino all’ultimo.
Ultima nota, non tanto a margine, prima del resoconto del match odierno: nel Team Usa gioca Paolo Banchero, il Rookie of the Year di questa stagione NBA che in tutti i modi Pozzecco e Federazione hanno provato a convincere a vestire l’azzurro ma che, dopo un’iniziale apertura, hanno ricevuto un no grosso come una convocazione nella nazionale a stelle e strisce.
La partita
I primi cinque minuti di partita, va detto, ci hanno fatto sperare. Ok, dopo tre minuti e ventisette secondi Team Usa ha già preso cinque rimbalzi offensivi, ma il punteggio dice noi avanti di due punti, 6-4. Sarà l’ultimo vantaggio della partita per noi. A fine primo quarto il tabellino recita 14-24 Team Usa e a fine primo tempo siamo sotto di ventidue, 24-46, con una percentuale nel tiro da tre raccapricciante, 11%.
Il terzo quarto è una passerella per i nordamericani, che lo chiudono 44-83 con un dominio totale in ogni settore del campo e in ogni voce delle statistiche.
Nel quarto, ormai inutile al fine del risultato finale, l’Italia parte bene piazzando un parziale di 5-0 e costringendo Team Usa a trovare il primo canestro (da tre) dopo più di tre minuti di gioco.
Dopo meno di due minuti dall’inizio dell’ultimo periodo finisce la partita di Simone Fontecchio (cinque falli), che nonostante una prestazione opaca, specialmente nella prima parte di partita, ovvero quando contava di più, chiude come miglior marcatore azzurro con 18 punti.
Negli ultimi sei minuti parquet anche per Diouf, utilizzato fino a questo momento solo per un secondo e mezzo nel mondiale, e per Spagnolo. Più minuti in campo invece per Procida, entrato oggi definitivamente nelle rotazioni.
Finisce 100-63 per Team Usa, la giornata da sogno che speravamo di vivere l’ha vissuta la Serbia, che nell’altro quarto di finale di giornata ha battuto 87-68 la Lituania.
Ora testa alla qualificazione a Parigi 2024: questa nazionale merita il palcoscenico olimpico!