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Quando il destino gioca col cuore: Khalilou Fadiga e gli assist che fecero impazzire il Senegal

Dal trionfo alla dramma di una carriera spezzata: la straordinaria favola di Khalilou Fadiga. Da protagonista ai Mondiali alla battaglia con il cuore in un racconto di passione e sfide

In una sceneggiatura calcistica che sembra scritta da un destino ironico, Khalilou Fadiga fece il suo esordio al Mondiale proprio contro i campioni in carica, la Francia. Indossando con orgoglio il numero 10 sulle spalle, egli si avvicinò al pallone con una delicatezza quasi affettuosa, proprio quel tocco che bastò per mandare fuori gioco il difensore Leboeuf. Ma il momento culminante arrivò con un sinistro potente, un tiro carico di speranze che sfidò Barthez, solo per infrangersi contro la traversa con un suono che sembrò riassumere tutta la carriera di Fadiga. In quei istanti, egli riuscì a narrare con un singolo colpo d’arte la sua storia calcistica.

Nato a Dakar, la sua vicenda non era dissimile da quella di molti altri: una famiglia modesta in cerca di prospettive migliori, un salto nel vuoto verso la Francia, a Parigi, per inseguire una vita più luminosa. Fadiga si stabilì nel cuore dell’18º arrondissement, nella zona di Le Goutte d’Or, un quartiere oggi connotato da un’intensa mescolanza di etnie e culture, ma all’epoca ancorato alle sue origini africane. In quel frammento di città, dove i colori dei diversi mondi si intrecciavano, si scolpì la storia del giovane talento senegalese.

Khalilou Fadiga emerge come una delle stelle brillanti nella scuola calcio “Les Enfants de le Goutte d’Or”, una realtà che, ancora oggi, continua a far brillare giovani talenti. Dotato di un sinistro affascinante, il giovane attira l’attenzione con il suo gioco accattivante, diventando un’autentica attrazione. Il Paris Saint Germain, intravedendo una promettente evoluzione, sembra avvicinare Fadiga al grande palcoscenico. Tuttavia, come una mossa beffarda della sorte, la traversa si interpone, bloccando l’inaspettata ramificazione di questa storia. Nel 1992, nonostante il suo talento, il PSG non decide di tesserare Fadiga, un colpo duro per il giovane che ha nel frattempo raggiunto la soglia dei 18 anni.

Con una scelta di destini incrociati, approda al Red Stars di Saint Ouen sur Seine, poco distante da Parigi, nel contesto della Seconda Divisione. Anche qui, le prime esperienze non scorrono in maniera ottimale, ma è in questo frangente che entra in gioco Eric Gerets, un ex terzino del Milan che all’epoca si sta cimentando con il suo primo incarico da allenatore all’Rfc Liegi. E finalmente, i tasselli cominciano ad incastrarsi. Fadiga, schierato come esterno sinistro alto, fa vedere di che pasta è fatto segnando 5 gol nel suo primo campionato. Dopo due anni al Lommel, riallacciando i legami con Gerets, Fadiga si trasferisce al Bruges. Qui, in un colpo a sorpresa, la squadra trionfa nel campionato e Fadiga fa il suo debutto nella prestigiosa Champions League, siglando un gol contro il Rosenborg. È come se, attraverso le sfide e le svolte della sua carriera, Fadiga stesse scrivendo la sua storia con il tratto deciso del calcio stesso.

Un ritorno trionfale in Francia si profila per Khalilou Fadiga, grazie all’intramontabile Guy Roux, leggendario allenatore dell’Auxerre. Qui, all’interno di una squadra in ascesa, Fadiga si unisce a giovani talenti quali Philippe Mexes, Olivier Kapo e Djibril Cissé, contribuendo a delineare un percorso di successo. Il 2003 si rivela un anno di trionfi per lui, con la vittoria della Coppa di Francia che sottolinea la sua importanza all’interno del team. Tuttavia, è in Europa che Fadiga si distingue maggiormente, concedendosi il lusso di segnare persino ad Highbury, lo storico stadio dell’Arsenal, durante una sfida di Champions League che vedrà trionfare la sua squadra.

È in questa fase che Khalilou vive la sua annata dorata, in parallelo con l’apice delle sue prestazioni. I Mondiali del 2002 in Giappone e Corea del Sud lo vedono al fianco della selezione senegalese, una sorpresa che cattura l’attenzione del mondo intero. Il suo paese, il Senegal, sfida le aspettative e sorprende tutti, addirittura sconfiggendo la Francia, compagine campione in carica. Con giocatori del calibro di Papa Bouba Diop ed El Hadji Diouf, il Senegal arriva fino ai quarti di finale, trainato da Fadiga che, oltre a distribuire assist magistrali, sigla persino un magnifico gol contro l’Uruguay. In quel momento, è come se Fadiga stesse dipingendo con il suo calcio una scena epica sulla tela dei Mondiali.

L’epopea di Khalilou Fadiga ai Mondiali, in realtà, ebbe inizio con un avvio alquanto sorprendente. Un “caso” che catturò l’attenzione: Fadiga venne scoperto con una collanina dal valore di circa 170 sterline, prelevata da un negozio a Daegu, in Corea. Il giocatore cercherà di sdrammatizzare, definendolo uno scherzo, ma il proprietario della gioielleria sembrò accettare la spiegazione. Non solo gli concederà il perdono, ma gli donerà anche un maialino d’oro, un portafortuna che, data la sorprendente corsa del Senegal al torneo, sembrò quasi profetico.

La squadra, debuttante in Coppa del Mondo, sfiderà le aspettative raggiungendo i quarti di finale, e il maialino sembrerà quasi agire come un incantesimo positivo. A 28 anni, l’interesse nei confronti di Fadiga crescerà da parte di diverse squadre. Mentre il Manchester City e l’Arsenal si dimostrano interessati, è l’Inter a spuntarla con un’offerta di 3 milioni di euro. Era un momento cruciale per il talentuoso giocatore, un momento in cui la sua carriera avrebbe preso una svolta importante, portandolo verso nuove sfide e opportunità in una delle squadre più prestigiose del calcio europeo.

Nel contesto tattico del 4-4-2 dell’Inter guidata da Hector Cuper, un esterno sinistro si dimostra fondamentale, e nell’estate del 2003 Massimo Moratti già aveva rinforzato la fascia destra con Van der Meyde. Per quella sinistra, il giovane senegalese Khalilou Fadiga si fa spazio, prevalendo sulla concorrenza e sbarcando a Milano con Kily Gonzalez. Le dichiarazioni entusiaste e le visite mediche di routine sembrano presagire un nuovo inizio radiante.

Tuttavia, come una fredda sentenza del destino, la traversa si manifesta puntuale nella vita di Fadiga. Mentre la maglia nerazzurra abbraccia il suo corpo, il suo cuore comincia a lottare e lottare, aritmie lo mettono in ginocchio. Con il cuore in tumulto, Fadiga scoppia in lacrime di fronte a Marco Branca e Moratti, mentre si organizza per ulteriori visite mediche in Belgio sotto la cura del professor Brugada. Ma il verdetto italiano è implacabile, nemmeno un delicato intervento riesce a sbloccare il suo cammino.

La sua storia lo conduce al Bolton, ma persino lontano dai riflettori, il suo cuore non smette di dimostrare ribellione. A bordo campo prima di un incontro di Carling Cup contro il Tottenham, Fadiga viene colpito da un malore, ma fortunatamente riesce a sopravvivere. Un nuovo intervento al cuore diventa inevitabile, con un defibrillatore che gli viene impiantato come guida nella sua battaglia. Pur con il cuore che risponde all’appello, il suo corpo declina, e benché continui a calpestare il campo, il passo si fa sempre più incerto. Dai giorni di gloria a Milano, passando per il Coventry, il Gent e infine il Germinal Beerschot, Fadiga chiude il cerchio di una carriera segnata da tragiche sfumature.

E mentre la sua storia si placa, un nuovo capitolo si apre con suo figlio Noah, che segue le sue orme nel calcio. Anch’egli si scontra con problemi cardiaci, ma la speranza di una diversa conclusione brilla nell’aria, con il Gent in Belgio che offre a Noah una nuova chance, un’opportunità per sconfiggere la stessa traversa che ha condannato il destino di suo padre.

Oggi, la vita di Khalilou Fadiga è un caleidoscopio di impegni. A distanza di sei anni dalla sua elezione a Presidente della Repubblica, Macky Sall ha scelto di affidare all’ex Leone un ruolo di ambasciatore itinerante per il Senegal, un incarico che Fadiga accoglie con gratitudine e onore. Le sue competenze si sono trasformate in un trampolino per agevolare l’arrivo degli investitori nel paese, grazie alla sua vasta rete di contatti.

Ma nonostante le nuove sfide, Fadiga è rimasto fedele alla sua passione di sempre. La sua eloquenza gli ha aperto le porte di rinomati media, tra cui RTBF, Proximus TV in Belgio e BeInsport Qatar. Questa piacevole occupazione gli consente di parlare di ciò che ama di più: il calcio. Inoltre, Fadiga svolge un ruolo chiave all’interno del Comitato tecnico e di sviluppo della Confederation of African Football (CAF). Dal mandato di Issa Hayatou, attraverso la successione di Ahmad Ahmad, Fadiga ha continuato a guidare il comitato, lavorando con dedizione sulle infrastrutture, gli stadi e i campi, con un unico obiettivo: garantire che i giocatori africani possano esercitare la loro professione in condizioni ottimali.

La passione di Fadiga per il calcio ha, dunque, continuato a guidare il suo impegno, portandolo a contribuire attivamente allo sviluppo del gioco in Africa.

A proposito di Cristian La Rosa

Cristian La Rosa. Classe ’76, ama il calcio e lo sport in generale. Segue con passione il calcio internazionale e ha collaborato con alcuni web magazine. È il fondatore, ideatore ed editore.

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