Forest

La leggenda del Nottingham Forest, Robin Hood Garibaldi e Brian Clough

La gente di Nottingham ha toccato il cielo con un dito molti anni or sono e nell’incredulità del tempo la storia è stata tramandata diventando leggenda.

Sulle rive del fiume Trent si respira un’atmosfera d’altri tempi. In mezzo alla quiete e al silenzio assordante delle campagne della Contea di Nottingham sembra di udire ancora la melodia soave del liuto in legno di faggio dei menestrelli del tempo, che cantavano e raccontavano storie e leggende, come quella di Robin Hood, ambientata nella celeberrima Foresta di Sherwood, nei pressi del centro della città, a due passi dalla vecchia Market Square.
La città di Nottingham giace al limitare della foresta imponente, popolata da querce secolari, che si innalzano impetuose verso l’alto quasi a voler toccare il cielo; del resto si sa, solo pochi riescono a toccarlo con un dito, come diceva il filosofo Fabrizio Caramagna. Toccare il cielo con un dito è un aforisma antico che ogni tanto andrebbe rispolverato per le vecchie occasioni, un po’ come la cravatta che si indossa solo ai battesimi e ai matrimoni. La gente di Nottingham ha toccato il cielo con un dito molti anni or sono e nell’incredulità del tempo la storia è stata tramandata diventando leggenda. Sedetevi comodi, oggi vi racconteremo la leggenda del Nottingham Forest.
La città è divisa in due dal fiume Trent che separa il City Ground, stadio del Forest, dal Meadow Lane,  stadio dei concittadini del Notts County, la squadra professionistica più antica del mondo.
Photo by Wikipedia
I miracoli purtroppo non sono mai all’ordine del giorno e anche nel mondo del calcio, quando avvengono, sono rari e rimangono indelebili per sempre. In Italia ricordiamo il Verona di Bagnoli e la Sampdoria di Boskov, in Spagna la mente ci riporta al Deportivo La Coruna, in Francia al Montpellier e in Germania allo Stoccarda. In Inghilterra  ricorderanno per sempre il Leicester di Claudio Ranieri, quello che probabilmente per molto molto tempo rimarrà il miracolo sportivo degli ultimi tempi. Riavvolgendo il nastro della memoria andiamo indietro sino all’anno 1975. Precisamente il giorno 6 gennaio, in cui un signore di nome Brian Clough divenne allenatore del Nottingham Forest.
Il nome Nottingham evoca subito ricordi d’infanzia, ovvero la famosa storia di Robin Hood, ambientata nella celebre Foresta di Sherwood, nella Contea di Nottingham.
La squadra di calcio del Nottingham Forest nacque nel lontano 1865 grazie a una compagnia di giovani molto attivi nella vita pubblica della città di Nottingham; quest’ultimi erano soliti praticare l’antico gioco del bandy sul Forest Recreation Ground. Il bandy, detto anche shinney o shinty, era un vecchio gioco di origini gaeliche con alcune similitudini con l’hockey, le cui origini sono riconducibili a prima del cristianesimo. In Inghilterra era praticato in particolare da esuli scozzesi migrati al sud per lavoro.

I 15 membri fondatori del Forest fondarono la squadra di calcio in quello che all’epoca era il Clinton Arms Hotel, oggi The Orange Tree, situato all’angolo di Shakespeare Street, vicino alla libreria dove D.H. Lawrence avrebbe studiato botanica nel primi anni venti del ventesimo secolo e dove, nel giugno del 1930, un certo Albert Einstein avrebbe presentato le sue teorie sulla relatività nel Dipartimento di Fisica dell’allora University College di Notthingham.

Photo by The Italian Community

Che cosa portò quel gruppo di 15 giovani a mettere su una squadra di football è  ancora oggi difficile da spiegare. La leggenda ci riporta  al 1862, data in cui nacque il Notts County, altra squadra di Nottingham, il cui fondatore Richard Daft aveva un fratello con cui non andava molto d’accordo. Quest’ultimo, quasi per smacco nei confronti di Richard decise, con gli altri 14 membri, di fondare il Nottingham Forest.

Il Club fu chiamato Forest perché la squadra giocava all’ippodromo nel Forest Recreation Ground, facente parte della Foresta di Sherwood, territorio del ladro gentiluomo che rubava ai ricchi per dare ai poveri, Robin Hood. I fondatori decisero i colori societari del Club ispirandosi al rosso Garibaldi, i cui soldati indossavano appunto camice rosse.

Photo by Nottinghamshire live

Giuseppe Garibaldi visitò l’Inghilterra nell’aprile del 1864 e fu osannato da grandi folle, a Londra in particolare fu accolto anche da un corteo di associazioni di Benefit, Temperance, Friendly and Trade, associazionismo massonico tipico del mondo anglosassone nel XVIII secolo. I 15 membri fondatori, come detto in precedenza, erano molto attivi nella vita sociale e culturale della città di Nottingham: chi era negoziante, chi imprenditore, chi membro dell’aristocrazia del lavoro, e così via.

Il Nottingham Forest nacque da un gruppo di 15 membri della città che si consideravano dei gentiluomini dilettanti, proprio come Robin Hood, estimatori di Garibaldi, che aderiva alla massoneria proprio come i padri di alcuni dei 15 membri, che erano necessariamente radicali, ma è probabile che la camicia di Garibaldi fosse percepita allora come lo sarebbe stata la t-shirt di Che Guevera un centinaio di anni dopo o più, comunemente accettata senza problemi.

Tuttavia, qualche anno prima della fondazione del Forest, Feargus O’Connor, leader Cartista, movimento politico inglese working class, il cui nome derivava dalla People’s Charter, la Carta del Popolo , era stato membro del Parlamento per la circoscrizione di Nottingham dal 1847 al 1852, il che suggerì una forte presenza liberale e simpatie cartiste nel collegio elettorale. Coincidenza vuole che la sua statua oggi sia situata a circa 300 metri da Clinton Arms, sede della fondazione del Nottingham Forest.

Ispirati dall’immagine romantica delle gesta del ladro gentiluomo, ovvero Robin Hood e dell’Unificazione italiana di Garibaldi, questa compagnia di 15 giovani attivi, ognuno dei quali partecipava alle spese con un contributo mensile, ordinò una quindicina di divise in nappa di flanella rossa. Venti anni dopo due dei giocatori del Forest si trasferirono a Londra nella zona di Woolwich e fondarono una squadra di lavoratori che un giorno sarebbe diventata l’Arsenal, ancora oggi in campo con gli stessi colori del Forest. Il Nottingham Forest non viene solo ricordato per le uniformi rosse, ma anche per avere introdotto nel gioco del calcio i parastinchi, in origine ricavati tagliando i gambali da cricket.

Photo by The Guardian

Nel corso degli anni i tifosi del Nottingham Forest, che aveva avuto origine come squadra della classe media sfociato poi in passione della working class, chissà se si dipingerebbero tutti come garibaldini. Tra loro infatti è ancora prevalente la working class in una città considerata la roccaforte del Labour Party. Il precedente proprietario della squadra era un finanziatore del partito e il suo leggendario allenatore Brian Clough era un socialista convinto e aveva dichiarato di aver attivamente supportato e finanziato i minatori locali nello sciopero del 1984/1985.

Photo by Nottingham

Retrocesso dalla Premier League alla fine del secolo scorso, oggi il Forest gioca in Championship, seconda serie inglese, ma i tifosi più anziani custodiscono ancora il ricordo dell’era di Clough. Eccoci qua, ricordate la data che vi avevamo raccomandato di tenere a mente? 6 gennaio del 1975…Il destino del Forest cambiò il giorno dell’Epifania di quel 1975, quando Brian Clough divenne allenatore della squadra, al posto dell’esonerato Allan Brown.

Il quarantenne all’epoca Brian Clough, classe 1935, era già entrato nella storia del calcio d’oltremanica nella stagione 1971/1972, anno in cui portò il Derby County a vincere il suo primo titolo della storia, nonostante quattro stagioni prima fosse in Second Division. Clough rimase alla guida del Derby County per sei stagioni, per poi passare alla guida del Brighton & Hove; dopo soli 6 mesi passò al Leeds United, dove ebbe il compito impossibile di mettere in riga una squadra senza disciplina e un ambiente ostile, esperienza su cui si basò il famosissimo film Il Maledetto United, di cui parleremo anche più avanti.

Il 6 gennaio del 1975 Clough venne ingaggiato dal Nottingham Forest

L’ambiente dei Garibaldins era depresso, ogni stagione era sempre peggiore di quella precedente. Clough non solo diede nuova linfa e riportò armonia in tutto l’ambiente ma compì due autentici miracoli. Uno dietro l’altro. I tifosi iniziarono a tornare al City Ground, stadio del Forest, grazie anche all’assistente fidato di Clough, ovvero quel Peter Taylor con cui divise i successi fin dai tempi di Hartlepool.
Photo by The Guardian
I primi momenti di Clough a Nottingham furono terribili, quest’ultimo infatti arrivava da 6 anni di Derby County, rivale storico del Nottingham Forest. Come si poteva affidare la squadra a un tifoso ed ex allenatore del club più odiato per antonomasia?
Dopo una serie di stagioni incolori nelle serie minori, arrivò nel 1976 la promozione in First Division, l’attuale Premier League. L’anno dopo il Forest vinse incredibilmente il campionato da neo-promossa. La gente gridò al miracolo ma non aveva ancora visto nulla.
Il Nottingham Forrest di Clough si qualificò all’edizione successiva della Coppa dei Campioni. Quella squadra si basava su un portiere della caratura di Peter Shilton, la difesa era guidata da Kenny Burns e Viv Anderson, primo giocatore di colore a vestire la maglia della Nazionale inglese, a centrocampo la regia era affidata a Martin O’Neill, Archie Germill e John Robertson, i due attaccanti erano Peter Withe e Tony Woodcock.
Brian Clough divenne ben presto un mago del pallone grazie alla sua bravura e al suo stile inconfondibile, a metà tra il provocatorio e l’ironico. La stagione successiva, il Forest giocò la Coppa dei Campioni, evento storico per tutta la città. Al tempo i sorteggi erano diversi dai giorni nostri, al Forest toccarono i connazionali del Liverpool che furono affossati dai Garibaldini che giocarono col coltello fra i denti.

Le due partite contro i Reds si giocarono rispettivamente il 13 e 27 settembre 1978

La strada fu poi in discesa: 1-2 e 5-1 ai greci dell’AEK Atene negli ottavi; 4-1 e 1-1 agli svizzeri del Grasshopper nel turno successivo e due partite di grande spessore contro i tedeschi occidentali del Colonia, 3-3 e 1-0, in semifinale. La storia però si scrisse a  all’Olympiastadion di Monaco di Baviera il 30 maggio 1979, quando a contendere la Coppa dei Campioni ci furono gli svedesi del Malmo.
La squadra di Brian Clough giocò una partita saggia e intelligente e s’impose per 1-0 con gol-vittoria di Trevor Francis. I Garibaldins divennero la terza squadra inglese a vincere la Coppa dopo Manchester United e Liverpool. A Nottingham ci fu caos totale, la squadra era salita sul tetto più alto d’Europa, i festeggiamenti si protrassero per mesi, era successo qualcosa di straordinario, ma questo era solo il preludio a ciò che sarebbe accaduto nella stagione successiva.
Photo by Uefa.com
La sete di vittorie divenne inarrestabile e il Forest vinse anche la Supercoppa Europea sconfiggendo il Barcellona, vincitore della Coppa delle Coppe. Il Nottingham Forest, per motivi “organizzativi”, non partecipò alla finale di Coppa Intercontinentale contro i campioni sudamericani dell’Olimpia Asuncion, che sconfissero il Malmo. La paura di giocare in Sudamerica, paese al centro di forti tensioni politiche, fece propendere la società inglese a non giocare la finale, che probabilmente il Forest avrebbe portato a casa.
Il miracolo calcistico divenne tale la stagione dopo, sempre in Coppa dei Campioni. Da Campione uscente, il club garibaldino partì dai sedicesimi di finale e arrivò senza troppi problemi fino alla semifinale, eliminando in serie Oster, Argeș Pitești e Dinamo Berlino. Tra il Nottingham Forest e la finale di Madrid, al Santiago Bernabeu, c’era l’ultimo ostacolo, molto arduo, ossia l’Ajax di Ruud Krol. Furono due partite combattutissime in cui la spuntarono gli inglesi, grazie anche al monumentale portiere Shilton, che tenne a galla il Forest nella partita in Olanda. La squadra di Brian Clough era ancora in finale di Coppa de Campioni, assurdo.
Nella finale di Madrid, il 28 maggio 1980, il Nottingham Forest se la vide con i tedeschi occidentali dell’Amburgo, dove giocava il Pallone d’Oro in carica, l’inglese Kevin Keegan, che aveva eliminato il Real Madrid in semifinale. L’Amburgo era nettamente favorito ma Robertson scrisse la storia del Nottingham Forest con il gol che valse la vittoria. Prima del Forest, le squadre che vinsero due Coppe dei Campioni consecutive furono il Real Madrid, il Benfica, l’Inter, l’Ajax, il Bayern Monaco e il Liverpool.
Il Nottingham Forest, squadra della città di Robin Hood che rubava ai ricchi per dare ai poveri, aveva letteralmente rubato la scena mondiale con un’impresa che ancora oggi è forse il miracolo calcistico più grande di tutti i tempi. Tra gli anni Ottanta e oggi, il Forest si smarrì perdendo la via, la squadra relegata nelle serie minori inglesi vive tutt’ora sulla culla dei ricordi che dondola dolce rimembrando le imprese dei ragazzi di Clough, che morì nel settembre 2004.
Il Nottingham Forest a oggi, è ancora l’unica squadra europea ad avere in bacheca più Coppe dei Campioni che titoli nazionali, nonché l’unica ad essere diventata campione d’Europa e poi essere retrocessa negli anni fino nella terza serie nazionale. Ripercorrendo i passi del grande Forest ci siamo resi conto che come facevano i menestrelli di un tempo, anche noi abbiamo avuto l’onore e il piacere di poter raccontare e tramandare questa leggenda straordinaria, la leggenda del Nottingham Forest.

A proposito di Antonio Marchese

Controlla anche

L’olandese sconosciuto: René van der Gijp e l’effimero sogno nerazzurro

La traversa di un sogno sfiorato e l’eredità di una meteora nel calcio internazionale. René …

Il silenzio di Brian

Brian Epstein e i Beatles: il silenzio che ha trasformato una band in una leggenda, …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *