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L’olandese sconosciuto: René van der Gijp e l’effimero sogno nerazzurro

La traversa di un sogno sfiorato e l’eredità di una meteora nel calcio internazionale. René van der Gijp: l’olandese di passaggio all’Inter nel Mundialito del 1983

L’estate del 1983, Milano. Una città che pulsava di calcio, sebbene il Milan fosse appena uscito dal purgatorio della Serie B e l’Inter cercasse ancora di ritrovare un’identità vincente. Era il Mundialito per club, l’evento creato da Silvio Berlusconi per animare le sue reti televisive, ma che si era trasformato in una vetrina estiva per il calcio internazionale. Il torneo attirava squadre gloriose da entrambi i lati dell’Atlantico, ma anche personaggi inattesi. Tra questi, spiccava un nome che, ai tifosi nerazzurri, suonava sconosciuto: René van der Gijp.

Van der Gijp, un’ala olandese con pochi riflettori puntati addosso, venne ingaggiato dai belgi del Lokeren temporaneamente dall’Inter per rinforzare la squadra in un torneo che aveva il sapore di una grande opportunità. Tuttavia, il suo ingaggio non era frutto di una programmazione lungimirante, ma una soluzione d’emergenza dopo il mancato arrivo di Paulo Roberto Falcao. Il brasiliano, che aveva appena vinto lo Scudetto con la Roma, sembrava destinato a rinforzare i nerazzurri, ma interferenze politiche bloccarono il suo trasferimento a Milano, lasciando l’Inter alla ricerca di alternative.

La prima apparizione di van der Gijp con la maglia nerazzurra avvenne il 24 giugno 1983, nella gara inaugurale contro i brasiliani del Flamengo. San Siro era gremito, oltre 50.000 spettatori riempivano lo stadio, impazienti di vedere i loro beniamini. René, con la sua andatura leggera ma determinata, entrò subito nel vivo del gioco. Al 16° minuto, ricevette un cross perfetto da Juary, e per un attimo, sembrò che il sogno potesse realizzarsi. Il suo tiro, forte e preciso, si infranse sulla traversa. Era un colpo che risuonava in tutto lo stadio, il suono dell’occasione mancata, una metafora perfetta di quello che sarebbe stato il suo percorso in nerazzurro. Alla fine, il Flamengo vinse 2-1, e van der Gijp venne sostituito al 62° minuto, lasciando il campo con la consapevolezza di non aver ancora scritto la sua storia.

Ma la vera curiosità legata a René van der Gijp non si esaurì lì. Il 26 giugno, l’Inter affrontò il Peñarol, un’altra occasione per van der Gijp di dimostrare il suo valore. Nonostante un gol di Bergomi, la partita si risolse in una sconfitta per 2-1, con van der Gijp che venne sostituito nuovamente durante il match. La sua prestazione fu anonima, e il suo nome cominciava già a svanire dalle memorie nerazzurre.

Dopo la sconfitta con il Peñarol, l’Inter affrontò la Juventus il 30 giugno 1983, in un altro appuntamento del Mundialito. Anche in questo caso, la gara non fu favorevole ai nerazzurri, che persero 1-0 con un gol di Storgato al 27° minuto. René van der Gijp continuava a cercare di lasciare il segno, ma la partita contro i bianconeri segnò un’altra battuta d’arresto per l’Inter, in un torneo che si stava rivelando sempre più difficile.

Il 2 luglio 1983, l’Inter affrontò il Milan in un derby che, più che per la prestazione calcistica, sarebbe stato ricordato per la storia che si scrisse fuori dal campo. Van der Gijp, “l’oscuro olandese” come fu definito da alcuni cronisti dell’epoca, scese nuovamente in campo con l’Inter, mentre il Milan schierava due ex nerazzurri, Canuti e Pasinato. La partita finì 2-1 per i rossoneri, ma il vero evento accadde sugli spalti. Fu proprio in quella occasione che le curve nord e sud, rispettivamente dell’Inter e del Milan, siglarono un patto di non belligeranza, un accordo tra ultras che avrebbe sancito la pace tra le due tifoserie, una tregua che perdura ancora oggi. Quel derby divenne simbolo di qualcosa di molto più grande rispetto a un semplice risultato sportivo.

La partecipazione di van der Gijp al Mundialito si concluse lì. Non fu confermato per la stagione successiva, e l’Inter, ultima nel torneo con zero punti, cedette Juary all’Ascoli, sostituendolo con Ludo Coeck, un altro giocatore il cui destino fu segnato da infortuni. Van der Gijp, nel frattempo, tornò nei Paesi Bassi, e da lì prese una strada diversa. Se la sua esperienza all’Inter fu breve e anonima, il suo vero talento esplose negli anni successivi, tra il 1985 e il 1987, quando indossò la maglia del PSV Eindhoven. Con il club olandese, René vinse due titoli di Eredivisie e trovò finalmente il riconoscimento che meritava, diventando uno dei protagonisti del calcio olandese, giocando al fianco di grandi talenti come Ruud Gullit.

La sua parabola calcistica è quella di un giocatore mai troppo sotto i riflettori, ma sempre pronto a dare il massimo. Un uomo che ha avuto il coraggio di affrontare una sfida come quella del Mundialito con l’Inter, per poi ritrovarsi protagonista in una squadra d’élite come il PSV, dimostrando che, anche quando la gloria sembra distante, ci può sempre essere una seconda occasione, un’opportunità per riscrivere il proprio destino.

René van der Gijp potrebbe non essere ricordato come un eroe, ma la sua storia, fatta di fugaci apparizioni e momenti sfiorati, è una di quelle che il calcio sa raccontare meglio di qualunque altro sport. Un calcio fatto di occasioni mancate, di traverse colpite, ma anche di trionfi inattesi e di redenzioni a distanza. Quella traversa di San Siro, quel derby storico del 2 luglio 1983, e poi la gloria con il PSV: è così che si compone la storia di un uomo che, per un momento, sfiorò il cielo nerazzurro.

A proposito di Cristian La Rosa

Cristian La Rosa. Classe ’76, ama il calcio e lo sport in generale. Segue con passione il calcio internazionale e ha collaborato con alcuni web magazine. È il fondatore, ideatore ed editore.

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