Dalla gioventù al M’Gladbach alla conquista dello scudetto dei record e della Coppa del Mondo del ’90, la carriera di uno dei calciatori più forti e completi della storia del calcio mondiale
Lothar Matthäus è stato un giocatore straordinario, capace di dominare il campo indipendentemente dalla posizione in cui fosse schierato. Grazie alla sua visione di gioco, alla potenza del suo tiro e alla sua abilità in marcatura e recupero palla, Matthäus è stato fondamentale per tutte le squadre in cui ha militato.
È stato uno dei calciatori tedeschi più rappresentativi del suo tempo, un vero e proprio simbolo del calcio tedesco degli anni ’80 e ’90. Cresciuto nelle giovanili del Borussia M’Gladbach, è stato il centrocampista polivalente per eccellenza: abile in fase di copertura, con un buon senso tattico e ottima visione di gioco, ma anche in grado di segnare gol spettacolari grazie a un potente destro.
Nel 1990 ha vinto il Pallone d’Oro, mentre l’anno successivo è stato premiato come FIFA World Player. Nonostante tutti questi successi, il rammarico più grande di Matthäus è stato non riuscire a vincere la Champions League, sconfitto con la maglia del Bayern nella finale del 1999 contro il Manchester United.
Lothar Matthäus: il trionfo in nerazzurro e l’affermarsi a livello internazionale
Nel 1988, Matthäus si trasferisce in Italia all’Inter, dove diventa uno dei calciatori stranieri più importanti del campionato italiano. Acquistato dal presidente Ernesto Pellegrini per 5,6 miliardi di lire, è stato un protagonista indiscusso dello Scudetto dei Record dell’Inter nel 1988/89. Il centrocampista tedesco ha giocato una stagione straordinaria, segnando 9 reti in 32 presenze, ma soprattutto guidando la squadra in campo come un vero e proprio leader.
Il momento più importante della sua stagione è arrivato nella partita contro il Napoli di Maradona, in cui ha segnato il goal decisivo su calcio di punizione, consegnando ai nerazzurri il loro 13° titolo di Campione d’Italia. Quel goal è stato l’emblema della classe e della tecnica del giocatore, che con un destro micidiale ha lasciato il portiere a bocca aperta. Quell’Inter è stata una squadra indimenticabile, e Matthäus è stato uno dei suoi protagonisti più rappresentativi.
In nerazzurro vince anche una Coppa UEFA e una Supercoppa italiana. Nel 1992, due anni dopo la vittoria del Pallone d’Oro, lascia l’Inter dopo quattro anni per tornare in patria al Bayern Monaco, squadra in cui aveva già militato all’inizio della sua carriera calcistica.
La Germania, il ritorno al Bayern e la sua nuova veste di commentatore
La sua esperienza internazionale è stata altrettanto straordinaria. Con la Germania, ha giocato ben cinque Mondiali, vincendo quello del 1990 in Italia in finale contro l’Argentina, e cinque Europei vincendo quello del 1980, stabilendo il record di presenze nella fase finale del torneo con 25 partite giocate.
Dopo otto stagioni al Bayern, nel 1996 Matthäus decide di trasferirsi al MetroStars, squadra della Major League Soccer statunitense, dove rimane per due stagioni prima di ritirarsi dal calcio giocato.
Nel 2001 inizia la sua avventura come allenatore sulla panchina del Partizan Belgrado, con cui vince il campionato serbo e la Coppa di Jugoslavia. Da allora ha guidato diverse squadre in giro per il mondo, dall’Ungheria al Brasile, dalla Bulgaria all’Austria.
Non sempre i suoi incarichi sono stati coronati da successo, ma Lothar non si è mai scoraggiato e continua a lavorare con grande passione e professionalità nel mondo del calcio dove spesso scrive per le pagine sportive della Bild e fa l’opinionista e il commentatore di ‘Sky Sport Deutschland’. È stato sposato per cinque volte e ha quattro figli.
Ma non sono solo le vittorie a renderlo uno dei giocatori più importanti della storia del calcio tedesco. Matthäus è stato un vero e proprio ambasciatore del calcio teutonico, un simbolo di lealtà e determinazione.
Con la sua personalità e il suo gioco brillante, ha saputo conquistare i tifosi di tutto il mondo e rimane tutt’oggi uno dei calciatori più amati e rispettati di sempre.