QUANDO LA MOGLIE È IN… PROCURA. Prima di Nara-Icardi, fu Cantoro-Sereni

In un mondo pallonaro permeato di gossip e social, e dove i procuratori talvolta si prendono i riflettori più dei loro assistiti, Wanda Nara è uno dei personaggi più cercati e cliccati dagli appassionati. E dato che parliamo di una donna particolarmente appariscente, oltre che dalle travagliatissime vicende sentimentali, ha finito per essere uno dei personaggi più discussi e “bersagliati” dai calciofili di casa nostra.
Si potrebbe lungamente discettare sul labile confine tra la critica obiettiva e il sessismo verso una persona che, in fin dei conti, non fa altro che esercitare il proprio mestiere di procuratrice del marito Mauro Icardi. Tuttavia in questa sede ci pare interessante ricordare che Nara-Icardi non è la prima coppia di coniugi procuratrice-calciatore in Italia

Molti di voi si ricorderanno di Matteo Sereni, ex portiere parmigiano classe ’75 che ha difeso i pali (tra le altre) di Piacenza, Empoli, Ipswich Town, Lazio e Torino. Per una breve parte della carriera, Sereni ha avuto come procuratore Silvia Cantoro: sua moglie.

Un amore scoccato nel 1995 a Genova, la città di lei, quando lui muoveva i primi passi nella Sampdoria. Un matrimonio celebrato nel 1998 in Giamaica (23 anni lui, 33 lei). La nascita del primogenito Simone nel 2001 e della secondogenita Giorgia nel 2005. Infine, una separazione stipulata nel 2009 che avrebbe portato con sé pesanti strascichi giudiziari.

Ma in mezzo a tutto questo, il legame professionale. Nella stagione 2006-2007 Sereni è ai margini della rosa laziale, come capitato ad altri colleghi durante la presidenza di Claudio Lotito. Contrariato dalla situazione e stufo dei “soliti procuratori”, chiede alla sua bella e intraprendente consorte di dargli una mano. Di mestiere lei era PR di discoteche e modella; nel giro di 4 mesi si trasforma in agente di calciatori, grazie a studio intensivo e consigli del suocero Giorgio Sereni (allenatore negli anni Settanta e Ottanta). Ed ecco che allora il mercato di gennaio per Matteo Sereni non porta cambi di maglia, ma porta il cambio di procuratore: al posto di Dario Canovi, Silvia Cantoro.
Silvia accompagna con decisione Matteo nella delicata trattativa col club biancoceleste e nel successivo passaggio al
Toro a parametro zero. Rilascia periodiche dichiarazioni sullo stato delle cose a un paio di radio romane e aiuta il marito a mantenere fermezza e dignità di fronte a certi compromessi contrattuali proposti da Lotito.

Il trasferimento in granata costituisce per Sereni una seconda giovinezza sportiva, con una ritrovata continuità di presenze e prestazioni. In un’intervista rilasciata nel 2008 a Tuttomercatoweb Silvia definisce Matteo «davvero un grande uomo» e sottolinea l’importanza dell’amore, della complicità coniugale e della cieca fiducia nell’affrontare ogni decisione che riguardi la carriera di lui. Questi tre valori – lascia intendere lei – sono fondamentali per coltivare il duplice rapporto di marito/moglie e calciatore/agente.
I due, sebbene siano personalità esuberanti, stanno abbastanza lontani dai riflettori. Vuoi perché lui non ha lo stesso profilo calcistico e la stessa “mediaticità” di un Icardi, vuoi perché i social network sono appena agli albori, o vuoi semplicemente perché a loro non interessa chissà quale ribalta mediatica. È sufficiente essere dinamici e felici sul rettangolo verde e nella vita privata.

L’idillio però non dura molto. Come accennato prima, nel 2009 marito e moglie, e di conseguenza calciatore e procuratrice, si separano e passano dagli stadi ai tribunali. Nel 2011 addirittura Silvia denuncia Matteo per molestie ai danni dei figli e pedopornografia. L’ormai 36enne estremo difensore del Brescia (dove si è trasferito l’anno prima) decide allora di dare l’addio al calcio, nonostante fisicamente stia abbastanza bene da poter in teoria continuare a giocare. È una scelta dolorosa, che gli permette di concentrarsi sul processo che lo vede imputato. Ed è l’inizio di un iter logorante, che dopo condanne, ricorsi in appello, potestà genitoriale tolta e restituita, annullamenti di sentenze e spostamenti di competenza territoriale… dura ancora oggi.

Una relazione sentimentale, divenuta anche lavorativa, recisa di netto e assai malamente. Sulla quale, giustamente, tutte le parti in causa hanno saputo mantenere il dovuto riserbo. Riserbo dovuto anche e soprattutto agli ancor giovani Simone e Giorgia.

A proposito di Nicolò Vallone

Nato 26 anni fa in Florida, ma italianissimo: una prima infanzia a Palermo, una vita a Milano, una passione per il racconto sportivo scoccata alle Scuole Medie, un 'pezzo di carta' in Lettere e uno in Comunicazione. Pubblicista dal 2015, con un paio di amici ha lanciato il progetto di storytelling su web Sportellers, e ha abbracciato La Notizia Sportiva mosso dalla voglia di viaggiare tra storie ed emozioni. Il suo re: Roger Federer. Il suo dio: Federico Buffa.

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