E’ stato un weekend eufemisticamente caotico quello appena vissuto dal Motomondiale a Motegi e non solo per via dell’acquazzone al sabato, peraltro atteso, che ha stravolto il programma.
Appare infatti evidente quanto sia dannosa una logistica compressa come quella partorita da Dorna per la volata finale: non si può correre ad Aragon, una settimana dopo gareggiare in Giappone e quella dopo ancora in Thailandia. Alla luce del calendario provvisorio del 2023 il rischio che gli organizzatori del campionato potessero replicare qualcosa del genere è divenuto praticamente certezza con il back to back Portogallo-Argentina ad inizio stagione e un mese di ottobre infernale (4 gare).
Prima di addentrarci nell’imminente week end di Buriram – domani alle 12.00 ora italiana è prevista la conferenza stampa – alcune considerazioni.
– Dal punto di vista tecnico la gara capolavoro di un ritrovato Jack Miller ha ribadito la realtà che già conoscevamo: questa Ducati non può perdere il titolo riservato ai piloti, eppure potrebbe riuscirci.
– Bagnaia e Bastianini hanno offerto per la terza gara consecutiva uno spettacolo mozzafiato in pista con duelli sempre al limite ma corretti.
Nobile da un punto di vista sportivo, ma inutilmente logorante per Pecco. La matematica a 4 gare dalla fine non elimina Enea dalla lotta ma obiettivamente 49 punti da recuperare su 100 in palio sono troppi e i piloti davanti sono 3: dovrebbero verificarsi troppe circostanze contemporaneamente. A Borgo Panigale quanto attenderanno ancora?
– Bagnaia nel finale ha cercato la chance per sopravanzare Quartararo. Non c’è riuscito e con il senno di poi ha buttato via altri punti preziosi (pochi, per fortuna, al contrario di Le Mans). Crocifiggerlo ora però non serve, rischierebbe anzi di essere controproducente. Pecco può ancora farcela, adesso tocca a lui e alla squadra.
– Prima della gara inaugurale in Qatar molti – compreso chi scrive – hanno intravisto nella Suzuki la potenziale squadra rivelazione della stagione 2022. Rivelazione fino ad un certo punto avendo trionfato nel mondiale piloti con Mir appena due anni fa. Un buon avvio fino all’indiscrezione del ritiro dalle corse, piombata come un fulmine a ciel sereno dopo il GP di Spagna. Non è stato un disimpegno graduale per la casa di Hamamatsu e il capitolo finale oscilla tra l’amaro e l’imbarazzante.
– Marc Marquez pur non essendo ancora al cento per cento rimane sempre di un’altra categoria. Peccato per l’ennesima incomprensione in pista (nuovamente con Zarco!), una sorta di prassi per il Cabroncito fin dai tempi remoti. Dominasse il suo lato oscuro sarebbe probabilmente anche il pilota più amato da paddock e tifosi.
– Aleix Espargaro è stato nuovamente sfortunatissimo nella sua miglior stagione della carriera. Per la volata finale potrà contare su un’Aprilia RS-GP 2022 che non è la moto più forte del lotto ma si difende bene praticamente ovunque.
– Il primo italiano al traguardo in MotoGP è stato Luca Marini, sesto. Poco appariscente e forse ancora non troppo incisivo nelle fasi iniziali di gara ma il Maro non è solo un fratello d’arte, l’hanno capito anche i detrattori da bar.
– Indubbiamente la Moto2 ha perso nel tempo l’appeal della 250 eppure è il campionato più incerto, come spesso accade. Con la vittoria a Motegi, Ai Ogura è a soli due punti da Augusto Fernandez, sesto domenica (234-232).
– Con buona pace dell’indomito Foggia, la Moto3 attualmente è una categoria monopilota! In casa Aspar hanno già deciso: dopo la conquista del titolo Guevara cambierà nome, da Izan a San.