Questa, è la storia di un amore finito male ma iniziato bene. Un amore tra una squadra gloriosa e un ambizioso pilota spagnolo, già bicampione del mondo.
Fernando Alonso, rinominato il Principe delle Asturie, dopo essere stato l’autore della fine del dominio Ferrari-Schumacher nel 2005 e nel 2006, negli anni Dieci veste i colori della scuderia di Maranello con la speranza di dare vita a un nuovo e vincente ciclo vittorioso.
L’ultimo lampo assoluto, la rossa lo coglie nel 2008, quando perde il mondiale piloti ma vince quello Costruttori.
Con l’arrivo dell’asturiano, si respira l’aria di un cambiamento importante, di una nuova e possibile era di soddisfazioni.
La storia, comunque, ci insegna che quello tra Alonso e la Ferrari non è stato un matrimonio felice. Eppure, il suo inizio, era stato perfetto. Perfetto, perché inaugurato non solo con una vittoria, ma con una doppietta.
La danza elegante con cui la F10 numero 14 si avvicina a un muretto in visibilio commuove il popolo ferrarista. Purtroppo, l’epilogo mondiale, per Alonso, si chiuderà con una tattica sbagliata… Ma facciamo un passo indietro, riavvolgiamo il nastro della stagione 2010, e dalla conquista del primo titolo iridato di un giovanissimo Sebastian Vettel in Red Bull, arriviamo al 14 marzo. Quando tutto ebbe inizio, tra la sabbia del deserto del Bahrain.
È l’anno che segna il ritorno, in Formula 1, delle Frecce d’Argento, grazie alle ceneri della vincente Brawn GP. È l’anno del rientro di Michael Schumacher. Subito fa sorridere questa istantanea: il Campionissimo che dà il via a una seconda carriera, mentre l’uomo che lo ha spodestato dal trono di vincente assoluto, è deciso a dominare proprio con la realtà che lo ha reso leggenda, che lo ha incoronato lo Zeus nell’Olimpo dei Campioni.
Quel 14 marzo, Fernando scrive la storia due volte. La prima, in pista. La vittoria sembra nelle mani di Vettel, fino al 34esimo giro. La Red Bull rallenta per la rottura di uno scarico, avvicinando a sé le due ombre rosse di Alonso e Massa, che lo superano, seguiti dalla McLaren di Hamilton. In questo ordine le tre monoposto tagliano il traguardo. La Ferrari non avrebbe potuto inaugurare la stagione in modo migliore: una doppietta, segno che la lotta al titolo non è un tabù.
La seconda firma alonsiana di quel 14 marzo, è nella statistica. Fernando si aggiunge al ristretto elenco dei piloti vincitori alla prima con la Rossa di Maranello. Oltre a lui, solo Fangio, Andretti, Mansell e Raikkonen ce l’avevano fatta. Sempre la statistica, quel 14 marzo, ricorda allo spagnolo che nel 2007, l’Iceman della massima serie, dopo essersi aggiudicato il primo Gran Premio stagionale, divenne Campione del Mondo. Questo sogno, per Fernando, non si realizzò mai. Né quel doloroso 2010, né le stagioni a venire. Purtroppo, quella domenica, non era tutto rosso quel che luccicava nella notte magica di Sakhir.