Novembre, il mese di Vettelheim

Il 14 novembre del 2010 il mondo della Formula 1 incorona un nuovo re: a soli 23 anni, Sebastian Vettel porta la Red Bull (e il suo dito indice) nell’Olimpo dei campioni

L’epilogo di una stagione combattuta, nel 2010, arriva ad Abu Dhabi. Il biondino tutta passione e talento che in punta di piedi era entrato nel mondo dei grandi alla guida di una BMW Sauber nel 2006, diventa per la prima volta campione del mondo a soli 23 anni. Un record di età, che per il giovane tedesco è ormai un vizio: dal suo esordio in Formula 1, infatti, aveva già battuto il record di precocità per la prima pole position conseguita, per il primo podio e per il primo Gran Premio vinto.

Un trionfo iridato che porta la sua cittadina d’origine, Heppenheim, a diventare Vettelheim per celebrare un risultato così importante. E mentre Seb vince a Yas Marina, 1500 suoi concittadini seguono la gara di fronte a un maxischermo sistemato nel garage di una concessionaria. E assistono inermi alla vittoria del toro sul Cavallino. Fernando Alonso perde il titolo contro il suo diretto avversario, dopo essere giunto ad Abu Dhabi con il favore della classifica. E invece…

Ma quanto è cambiato Sebastian Vettel da quel 2010? Parecchio: 4 mondiali vinti, due persi, un grande rimpianto tinto di rosso e la rinascita di una fenice…verde. Già, perché l’immagine di un Sebastian dedito attivamente a una svolta ecologista, di un Sebastian che difende i diritti umani, schierandosi con la comunità Lgbt, mostra il grande lato umano di un pilota che lontano dai riflettori dei social riesce lo stesso a comunicare e trasmettere le due idee, forse in modo più concreto di altri.

Mostra il lato umano di chi, a volte, dalla sua più grande passione a motori si è sentito tradito. Seb, che nella storia della Formula 1 è il secondo pilota tedesco ad essere diventato un Campione, voleva coronare il sogno di esserlo con la Ferrari. La stessa Ferrari del suo idolo, Michael Schumacher. La storia ha raccontato un epilogo diverso, fatto di sofferenza, pressione, sorrisi, lacrime, speranze e illusione, ma nessun tifoso della Rossa più leggendaria di sempre gliene ha fatta una colpa. Non sempre. Hamilton era superiore, la sua monoposto era superiore. E se alla potenza fisica, di motore, aggiungiamo una forza mentale al di sopra di ogni collega, la differenza, alla fine, è la conquista di un titolo, di un secondo titolo, e così via.

Anzi, in molti speravano di vederlo risorgere in Aston Martin: nonostante un inizio di stagione non molto facile in cui in molti lo davano per “bollito” o “finito”, Vettel riesce a ritrovare se stesso regalandoci e regalandosi delle buone prestazioni nonostante i pasticci di benzina da parte della squadra.

Al netto di tutto ciò, una riflessione finale sorge quasi spontanea: il mese di novembre ha sempre rappresentato qualcosa nella carriera di Seb, dalla conquista dei sigilli, ai nuovi inizi. Chissà se ci ha mai pensato…

A proposito di Beatrice Frangione

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