Sempre più spesso le contaminazioni linguistiche si stanno radicando, anche nello sport. Ma perché la tripletta è oggi definita Hat Trick?
Che lo si scriva hat trick, hattrick o hat-trick, non c’è differenza: intendiamo, almeno in ambito calcistico, la tripletta. E questa non c’è bisogno di spiegarla.
Ma cosa significa davvero? Il termine, ovviamente, deriva dall’inglese: hat, cappello, e trick, trucco. Il trucco del cappello.
Detto così non dice nulla. Vediamo di darne una spiegazione.
Hat trick nel calcio: il significato
Il termine indica banalmente una prestazione eccellente ripetuta per ben tre volte nello stesso evento. Ed infatti non è utilizzato solo in ambito calcistico, ma anche nel rugby (per tre mete nella stessa gara), o in formula 1 quando un pilota riesce a fare pole, giro veloce e vittoria nello stesso weekend.
Tutte accezioni che comunque derivano dal mondo del cricket, e descrive tre wicket in 3 lanci consecutivi.
E, volendo essere pignoli, l’hattrick può essere anche perfetto: realizzato di destro, sinistro e di testa.
L’origine dell’ hat trick
Come detto, la traduzione letterale del termine è ‘trucco del cappello‘. E la prima apparizione in contesto sportivo l’abbiamo avuta intorno al 1860 (1858, ci dice la Wiki inglese) nel cricket.
Ci sono molte teorie intorno all’atavismo della parola, anche una che strizza l’occhio alla Scozia e alla caccia di un cervo, di una pernice e di un salmone nello stesso giorno, ma quasi tutti propendono a confluire verso una sola: l’attività del prestigiatore.
Oggi fa sorridere, perché estrarre conigli, colombe e mazzi di fiori da un cilindro non suscita così tanta meraviglia. Ma quasi due secoli fa si, era considerato qualcosa di eccezionale e altamente spettacolare, magico.
Un po’ come assistere ad una tripletta nell’arco di 90′. Con tanto di pallone portato a casa.